Google e BlackHat SEO

Negli ultimi mesi, i cybercriminali hanno utilizzato tecniche SEO blackhat per manipolare il posizionamento nei motori. I primi successi furono marginali, e la tecnica utilizzata era sostanzialmente quella di seguire Google Trends per trovare le query più usate e quindi creare delle pagine in target. Ma dopo un breve periodo di tempo, questi personaggi sembra abbiano alzato il tiro. Settimana scorsa, cercando una notizia, mi sono imbattuto in una SERP dove i primi 5 risultati erano tutti scareware. Se Google non riesce a fare qualcosa per arginare questo problema, gli utenti potrebbero perdere fiducia nel motore, col rischio che presto si arriverà a parlare dei “bei tempi andati” di Google. Un Googler, parlando con WebProNews, ha detto che si è prossimi ad una modifica atta ad affrontare questo tipo di spam. Una volta che la modifica sarà attiva, gli utenti non dovrebbero vedere (quasi) più risultati simili. Un recente report di PandaLabs ha identificato oltre 1 milione di pagine posizionate all’interno di SERP relative ai pezzi di ricambio per auto. Google ha osservato che molte delle frasi incluse nel report erano piuttosto infrequenti: una frase come “1989 Nissan Pickup Truck Engine Check Light Troubleshooting”, ad esempio, appare solo su siti utilizzati da spammer, il che spiega il motivo per il quale Google restituisce (anzi, restituiva…) così tanti siti in risposta a quella query (o ad altre simili). Le SERP di Google sembrano essere una ammissione di quanto sia difficile restituire risultati freschi e tempestivi, e contestualmente combattere gli spammer. Per parecchie persone, parte del fascino di Twitter è proprio quello di restituire informazioni in tempo reale; il live web funziona molto bene, perchè fino ad ora Twitter non è stato utilizzato come piattaforma dagli spammer. E Twitter, in un certa misura, ha anche un certo controllo sui suoi account. Google, dall’altro lato, non può controllare i contenuti che appaiono sul web, e storicamente il suo algoritmo restituisce risultati migliori di tutti gli altri motori, eliminando spam e risultati indesiderati. Ma purtroppo, l’algoritmo era stato pensato per un web di tipo “statico”. Il live web rappresenta una nuova sfida, e mette in luce la prima grande debolezza che il motore di ricerca ha affrontato. Google, sull’argomento link velocity in relazione al posizionamento, tace. Ma i SEO specialist hanno notato come la velocità alla quale i link organici appaiono sia attualmente uno dei fattori più importanti per il ranking. La link velocity aiuterebbe quindi a spiegare come i blackhat sono stati in grado di manipolare le SERP utilizzando una enorme quantità di spam link all’interno dei commenti e nelle aree di discussione dei social. La freschezza o la natura buzzy delle query han fatto il resto, e i cybercriminali hanno semplicemente seguito Google Trends e Google News per conoscere su quali keyword o frasi puntare. Fonte: Google Set To Change Ranking Algorithm.