Per introdurre al meglio la tesi che voglio sviluppare in questo testo dovrei partire dai cambiamenti che si sono succeduti nell’algoritmo di Google e, per essere completa in ogni sua parte, la mia introduzione dovrebbe accennare alla semantica. Cercherò però di esprimermi brevemente e di toccare appena questi aspetti.
Capire Google per Capire la SEO
Il concetto è che la SEO deve avere come primo obiettivo quello di essere il volano per intercettare e veicolare, verso il proprio sito web, un determinato tipo di traffico che sia propenso alla conversione che ci siamo posti come obiettivo. Lo stesso concetto muove Google, il quale è una multinazionale che ha come ogni altra l’obiettivo principale di guadagnare di più.
Per ottenere maggiori inserzionisti, Google deve ovviamente avere volumi di traffico molto elevato, mantenerli e migliorare sempre di più quelli che sono i risultati di ricerca che propone al suo target, ovvero gli utenti. L’aspetto migliore dei cambiamenti recenti di Google riguarda senza ombra di dubbio la capacità di andare a comprendere quelle che sono le intenzioni degli utenti in fase di ricerca, ovvero la User Intent, aspetto secondo me ormai abbastanza evidente nelle SERP. L’intenzione di ricerca che sta dietro una query è l’essenza del business di Google, conoscere a fondo le persone e ciò che cercano è indispensabile per un’azienda che vive di risposte da dare.
L’Intenzione di Ricerca Come Metrica di Ranking
La User Intent quindi porta con sé un nuovo concetto relativo al ranking. Non saprei come chiamarlo, perché la mia è più una sensazione che ho voglia di condividere, ma lo definirei come Tasso di Corrispondenza tra la Necessità dell’Utente e il Livello del Valore di un Contenuto Proposto. Ora, assegnare un valore oggettivo ad un contenuto è arduo, ma ci sono elementi che incidono sicuramente su questo aspetto (per i quali vi rimando a questo post).
Gli interventi nel tempo di Google, al fine di migliorare la valutazione del valore delle pagine, sono continuati integrandosi alla perfezione con la definizione del concetto di User Intent che porta con sé la capacità intrinseca di valutare il valore di un contenuto o di una pagina web in base a diversi criteri:
- L’Attinenza o Rilevanza: La Rilevanza di un contenuto è dato dal peso che il motore gli assegna in qualità di contributo capace di centrare il focus intorno al quale ruota la ricerca di un utente.
- L’Utilità: Ovviamente non basta comprendere cosa sta cercando l’utente, bisogna rispondere alla domanda che egli ha posto al motore di ricerca attraverso la query che ha digitato.
- Il Valore Unico Apportato: Se poi il contenuto in questione riesce a veicolare informazioni che non sono facilmente reperibili ovunque, è ovvio che il suo valore oggettivo aumenta.
La User Experience
Quanto è usufruibile dai vari device? Com’è impostata la pagina? Il contenuto è ben strutturato e facilmente consultabile? La pagina ha tempi di caricamento brevi? Questi quattro aspetti di un contenuto possono fare la differenza per un contenuto nel web. Prima di riportare degli esempi sarebbe utile approfondire la differenza che vi è tra i vari tipi di query, e quindi di risultati che Google ripropone in SERP.
- Query Navigazionali: Servono ad arrivare subito su un sito che conosciamo passando attraverso una query al motore di ricerca. Ad esempio, se ti piace la Ford Fiesta potresti interrogare il motore con una query del tipo [sito ufficiale ford] oppure semplicemente [ford fiesta] con l’intento di arrivare al sito della casa americana.
- Query Informative: Servono a raggiungere contenuti che riteniamo essere reperibili su più pagine web, sono query utilizzate per consultare il motore di ricerca in cerca di informazioni. Ad esempio, se chiediamo al motore informazioni su cosa sono i servizi SEO otterremo diversi risultati, in diversi formati, come video, slide, PDF, podcast, etc.
- Query Transazionali: Sono query utili per arrivare a compiere una precisa azione, guardare un film in streaming, cercare un prodotto (in questo caso preludono ad un acquisto), scaricare un programma, insomma credo ci siamo capiti.
Migliorare il Posizionamento dei Contenuti Già Scritti: Caso di Studio
L’esempio che voglio riportare qui è relativo ad un test fatto con un mio contenuto, ed il risultato è stato veramente interessante. Il ranking da incrementare era per la keyword:”Posizionamento Mobile“. La situazione:
Trovare Contenuti su cui Lavorare per Posizionarli Meglio in SERP Usando i WMT di Google
Una delle prassi che svolgo nel controllare i Webmaster Tools è quella di fare un salto periodicamente nella sezione delle pagine principali, raggiungibile dalla paletta Traffico di Ricerca -> Query di Ricerca. Analizzando i Webmaster Tools ho notato il post scritto il 18 Novembre 2014, che nonostante fosse mediamente in 32° posizione aveva un CTR del 7%.
Ho voluto approfondire la questione.
Confrontare i Dati di WMT con Analytics per Avere Conferma Anche dei Dati Not Provided
Su Google Analytics mi sono invece recato in Tutto il Traffico -> Canali -> Organic Search ->, ho cliccato sui risultati (not provided) e dalla paletta “Dimensione secondaria” ho scelto “Pagina di destinazione”.
In questo modo ho avuto la conferma dell’imbeccata dei Google Webmaster Tools.
Studio della SERP
Innanzitutto il post si posizionava 11° per la query [posizionamento mobile], il giorno 30/01/2015. Digitando la query ho aperto e letto tutti i risultati che erano posizionati in prima pagina, appuntandomi quali concetti il mio post non trattava. Eccone un elenco:
- User Experience in maniera più approfondita
- Fattore di successo per una strategia di web marketing
- Nel dettaglio ampliabile a strategie di Mobile Marketing
- Responsive Design
Revisione e aggiornamento Dei Contenuti
Ho dunque rivisto il mio contenuto, ampliando ed inserendo alcuni concetti che dal mio punto di vista potessero incrementare il valore e l’attinenza del mio contenuto cercando di tenere comunque vivo il senso del post – che essendo riferito ad una notizia rilasciata da Google stesso si presta all’aggiornamento – in quanto questo tipo di query è indubbiamente Informativa. Nel dettaglio ho ampliato di almeno 200 parole il concetto relativo alla User Experience dell’utente nell’immediato “dopo clic” come lo definisce Google nella sua guida all’usabilità per i dispositivi web.
Nuovo invio all’indice di Google tramite i Webmaster Tools
L’ultimo passo è stato quello di informare il motore di ricerca dell’aggiornamento del contenuto, tramite i Webmaster Tools di Google, seguendo questi passi: Scansione -> Visualizza come Google -> (inserisci la tua URL) + recupera -> Invia all’indice (in basso nell’elenco che si verrà a formare una volta cliccato su recupera). Ho poi inserito il post in home page.
Risultati
I risultati sono stati veramente interessanti. Fermo restando che la keyword non ha alcun valore riguardo ai volumi di ricerca, è stata scelta giusto per studiare il principio che potrebbe muove il discorso ad un livello più ampio. Ma bando alle ciance: 2° posizione il giorno dopo! Ecco l’immagine associata.
Conclusioni
Come dicevo, il valore della keyword è futile in questo caso. Il test consisteva nel creare un caso di studio base da cui partire per ampliare il discorso alle keyword che interessano per progetti concreti. Questo però dimostra come uno dei fattori del posizionamento sia sicuramente un contenuto realizzato con un obiettivo impostato secondo quelle che sono le necessità dell’utente.
Questo sposta l’attenzione su quanto sia importante scindere diversi aspetti della SEO, tra cui l’importanza di studiare una SERP, analizzarne i contenuti rilevandone anche i concetti più rilevanti per gli utenti, implicando dunque un lavoro di revisione o realizzazione dei propri contenuti incentrato sul famoso valore aggiunto. A mio avviso, questi due aspetti portano la SEO ad essere svolta on-site, off-site ed on-serp (ma si può dire?).
Autore: Giuseppe Schettino, per il Max Valle.