contributor by google

La scorsa settimana Google ha lanciato Contributor, l’ennesimo esperimento che ha l’obiettivo di remunerare gli editori senza utilizzare i soliti annunci pubblicitari di AdSense. Parlo di “ennesimo esperimento” perché, anche se in pochi lo ricordano, Google ha già tentato almeno 3 volte in passato la strada dei paywall e dei micropagamenti rivolti agli editori del web, annunciando servizi che però non hanno praticamente mai visto la luce:

  1. Google Newspass: se ne parlava a Giugno del 2010 come di “un sistema di pagamento integrato con la ricerca che consentirà agli utenti di acquistare con un solo click e agli editori di utilizzare un’infrastruttura unica per web, mobile e tablet per monetizzare i propri contenuti”. Dopo i rumor iniziali, è sparito nel nulla.
  2. Google OnePass: presentato a Febbraio 2011 da Eric Schmidt in persona, presso la Humboldt University di Berlino, prometteva agli editori di “fissare i propri prezzi e condizioni per i loro contenuti digitali.” Oggi la pagina ritorna un tristissimo 404.
  3. Google Wallet for Content: sul sito si leggeva “è un esperimento per vedere se gli utenti sono disposti a pagare per le singole pagine web, se la procedura di acquisto (delle stesse) è sufficientemente facile”. Proposto ad Ottobre del 2012, evidentemente ben pochi editori lo hanno adottato, e ben pochi utenti si sono mostrati disposti a pagare per i contenuti, visto che anche la pagina di questo servizio ritorna da tempo un bel 404.

Come Funziona Contributor by Google?

Il sito non contiene molte informazioni, ma è comunque piuttosto chiaro. La logica è la seguente:

Come funziona Contributor by Google

Scorrendo la pagina, è indicata anche la cifra mensile che il lettore dovrebbe versare per contribuire a supportare i siti che abitualmente visita:

Contributo mensile di Contributor by Google

sembra si suggerisca un importo fra 1 e 3 dollari al mese, che vengono distribuiti fra i siti partecipanti all’esperimento. Sulla pagina si legge infatti: “Quando visiti un sito partecipante, parte del tuo contributo va al creatore del sito”, il quale può decidere di sostituire i banner con un messaggio di ringraziamento all’interno degli spazi normalmente occupati dagli annunci pubblicitari:

Ringraziamento con Contributor by Google

Attualmente fanno parte del progetto una decina di siti anglofoni, il più noto dalle nostre parti è probabilmente Mashable.

Cosa Penso di Contributor by Google?

Principalmente, 2 cose. Innanzitutto, che NON è una novità: non perché sia più o meno simile agli altri 3 esperimenti di Google – morti e sepolti – già tentati in passato, ma perché mi pare sia praticamente identico a Flattr, servizio nato in Svezia nel “lontano” 2010 (e purtroppo mai decollato): fossi in Google, avrei investito/sostenuto Flattr, invece che cercare di reinventare la ruota. Secondariamente, ho qualche grosso dubbio sul modello di business e sul contributo mensile. L’importo di 2 dollari, che sembra essere quello “consigliato” da Google, penso possa sostenere l’intero ecosistema solo se:

  • da un lato, verrà adottato da pochi – e ben selezionati – siti web
  • dall’altro, verrà sostenuto da moltissimi utenti

Insomma (se non ho capito male): se ci sono 100 utenti che pagano 2 dollari al mese, e visitano 10 siti che hanno aderito all’esperimento, questi 10 siti si dividono 200 dollari, importo dal quale va certamente detratta la percentuale che rimane in tasca a Google (Flattr, ad esempio, trattiene il 10% della cifra). Facendo i conti in modo totalmente spannometrico, diciamo che un blogger italiano one man show ambisce a guadagnare 2.000 dollari lordi al mese.

Quanti lettori occorrono perché questi soldi possano essere garantiti mensilmente al blogger, utilizzando esclusivamente Contributor by Google? Se il lettore offre 2 dollari, ne occorrono un po’ più di 1.000 (ipotizzando il 10% di quota trattenuta da Google).

Ma se questi 1.000 leggono 2 blog che aderiscono al programma, i soldi vengono divisi per 2. Quindi i lettori devono diventare 2.000, su 2 blog, per garantire 2.000 dollari. O 3.000 se ne leggono 3. O 4.000 se ne leggono 4. Insomma, in un mondo ideale il lettore pagante dovrebbe leggere pochi siti, e tutti questi dovrebbero utilizzare Contributor by Google. Se i siti aderenti sono troppi, e i lettori pochi, la cosa non funziona: pochi soldi si distribuiscono su troppi siti.

Ma c’è un problema anche se tanti lettori leggono tanti siti aderenti al programma: più siti vendono letti dai “contributori”, più la torta viene divisa in fettine sempre più piccole. Se leggo un solo sito al mese, i miei 2 dollari vanno solo a lui. Ma se ne leggo 100, finisco per distribuire gli spiccioli.

Conclusione

Mi verrebbe da dire “il banner è morto, e anche Google se ne è accorto”. 🙂 Un mesetto fa, ho pubblicato un post (un po’ “fomentatorio”) nel quale mi interrogavo sul futuro della search advertising di Google, sui banner sempre meno visti, sempre meno cliccati e sempre più bloccati da AdBlock et similia. Probabilmente anche in Google pensano che il binomio AdWords+AdSense non potrà durare in eterno e quindi, come recita anche il sottotitolo di Contributor by Google, stanno “sperimentando altri modi per finanziare il web”. E subito sotto si chiedono:

Internet oggi è in gran parte finanziata dalla pubblicità. Ma cosa succederebbe se ci fosse un modo per sostenere direttamente le persone che creano i siti che visiti ogni giorno?

Io rispondo che non succederebbe (quasi) nulla: purtroppo, è triste dirlo, (quasi) nessuno è disposto a pagare per i siti web che visita abitualmente. Anche se ci trova informazioni utili e di valore, anche se tutti i santi giorni è su quelle pagine, c’è sempre una buona scusa per non pagare un micro-canone, per non cliccare i banner, per utilizzare una estensione che li nasconde alla vista. Ma spero davvero di sbagliarmi.

Max Valle

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