Keywords Not Provided

È evidente che l’interesse per la vendita alimentare online è in crescita. Per non fantasticare troppo, però, vorrei dare piccoli suggerimenti a chi ha intenzione di investire nella vendita di prodotti alimentari e/o vino attraverso il web. Quali sono le condizioni ideali per ottenere risultati dai motori di ricerca.

Ci sono 3 elementi che facilitano il processo di vendita online in questo settore:

  1. Inbound marketing
  2. Keywords Advertising
  3. Immagini di qualità

Come fare Inbound Marketing online

Le persone aprono i primi link sulla SERP in corrispondenza delle query di ricerca. Navigano, più o meno, velocemente il sito, ed escono. Per inserirsi all’interno di questa sequenza di ricerca metodica, serve offrire un reale motivo di vantaggio al visitatore per ritornare sul sito e comprare.

  1. Non basta fare offerte, le persone sono assuefatte da offerte
  2. Le persone non vogliono lasciare i loro dati in cambio di buoni sconto
  3. Non vogliono perdere tempo se non hai qualcosa di esclusivo

I prodotti alimentari devono stimolare un bisogno emozionale, motivo per cui le immagini offrono un ottimo strumento per aumentare la permanenza sul sito. Le immagini emozionali trascinino il visitatore a compiere un percorso con gli occhi. Un altro modo per farli ritornare è posizionare il tuo sito in corrispondenza di query differenti, ma coerenti al tuo core business del settore alimentare. Molte persone si scervellano nel comprendere quale possa essere la soluzione per avere un vantaggio competitivo online, la mia risposta è sempre la stessa:

Più il tuo sito si trova facilmente in corrispondenza di ricerche correlate ai tuoi contenuti, più hai possibilità che il tuo sito venga associato dalle persone come risposta ad un bisogno.

Infatti, chi trova ripetutamente lo stesso sito per differenti combinazioni di query lo memorizza più facilmente o lo associa ad una tipologia di offerta commerciale, facilitando il suo processo di selezione e lo stress di ricerca nel momento del bisogno. Le call-to-action ed i pulsanti di connessione social, in questo, potrebbero facilitare il ritorno dopo il primo o i successivi accessi al sito tramite diverse ricerche correlate. Le piattaforme social, come principale risorsa per stimolare del traffico sul proprio sito, rendono poco e consumano molte energie. Non essendo una pratica diffusa, quella di comprare prodotti alimentari attraverso il web, l’alternativa all’inbound marketing è di investire molte risorse in advertising, cercando di far luce sul servizio e posizionare il brand. Ma quante risorse servono realmente per raggiungere questo obiettivo? Inoltre, il limite di una strategia basata SOLO sulla promozione è che quando le risorse da investire diminuiscono o si annullano, sparisce anche la possibilità di essere trovati.

La cosa positiva in questo settore è che, fino ad oggi, non c’è una forte concorrenza strutturata sui motori di ricerca per chi vuole vendere vino e prodotti alimentari online.

Esistono siti web storici con clienti fidelizzati, ma per il resto c’è molto terreno calpestabile per sedimentare la propria presenza e conquistare fiducia. Costruire una solida strategia di inbound marketing in questo settore, oggi, è l’ideale per ottenere dei contatti commerciali.

Fare inbound marketing significa acquisire clienti e NON guadagnare dalla singola vendita. Essendoci pochi competitors, infatti, acquisire un cliente e fidelizzarlo significa garantirsi un ciclo di vendite nel lungo periodo.

Uno degli elementi più importanti per migliorare le attività di inbound marketing, e far trovare il proprio sito in corrispondenza di più query di ricerca, è studiare il modo in cui le persone cercano, ma soprattutto come trovano i contenuti del proprio sito. Per farlo in maniera completa serve superare un limite imposto da Google Analytics: i dati Not Provided. Quindi, serve conoscere esattamente come le persone arrivano sui nostri contenuti e su quelli della concorrenza. Il motivo è semplice: Se tu conosci il modo in cui le persone arrivano da te, verifichi il volume di ricerche mensili generate da quella query, la tua posizione in SERP in corrispondenza di quella query e ne trai le conclusioni. Ancora meglio sarebbe, se si potessero avere le stesse informazioni osservando i concorrenti. A questa deduzione e soluzione ci siamo arrivati studiando la rete con una formula matematica. Se il nostro sito si potesse rappresentare bidimensionalmente avremmo una serie di elementi che ci salterebbero all’occhio. Conoscendo il valore di quegli elementi si usa la formula di un algoritmo per ricombinarli ed ottenere le informazioni che cerchiamo. Per farlo correttamente serve stabilire un peso pagina del contenuto, un peso relativo alla pagina delle keywords e capirne la corrispondenza rispetto alle query di ricerca che sono nascoste dal Not Provided.

Il dubbio amletico di tutti è:

Come posso posizionare in SERP i contenuti del mio sito web? La risposta è altrettanto semplice: Non devi preoccuparti di posizionare il sito web come struttura unica, ma i contenuti più rilevanti che lo rappresentano. Le keywords sono gli elementi primari di una formula complessa, fatta di variabili, che determinano il posizionamento di un contenuto sulla SERP. Se vendi vino, è probabile che avrai un sito con centinaia di contenuti riferiti al vino. Ma per quali keywords relative a “vino” è raggiunto il tuo sito? Quali keywords sono realmente importanti per chi cerca “vino” online? Solo i Not Provided possono darti la risposta esatta. Esempio pratico: Se vendi prodotti tipici calabresi potrebbe tornarti utile sapere la combinazione di parole più importante per portare le persone sul tuo sito. Un contenuto, infatti, può essere trovato sulla SERP in relazione a differenti combinazioni di keywords, ma a seconda della combinazione di ricerca puoi essere più meno visibile in SERP. Di seguito un esempio pratico del volume mensile di ricerche per keywords:

Volume di ricerca mensile per parola chiave

Ipotizziamo che si possano analizzare i Not Provided del tuo sito e si scopre che ricevi del traffico per “nduja di spilinga” perché sei ben posizionato in SERP ed invece non sei visibile per la ricerca secca “nduja” o per quella più precisa “nduja calabrese”. Soprattutto è necessario sapere quale dei tuoi contenuti ha più possibilità di posizionarsi meglio di altri. Conoscendo i Not Provided, avresti subito un parametro di riferimento su cui lavorare per ottenere più visibilità su “nduja calabrese” o meglio ancora su “nduja”. Il lavoro di ottimizzazione sarà fatto successivamente ad una visione più chiara di quelle che realmente sono le pagine e le keywords da potenziare per il mio posizionamento.

Alcune possibilità per scoprire i Not Provided di Google Analytics:

Oggi, per poter capire come le persone cercano e trovano i miei contenuti, ci sono dei sistemi di filtro per il Not Provided dentro Google Analytics oppure abbiamo Google Webmaster Tools (Google Search Console), ma in entrambi i casi avremmo una visione parziale e limitativa per poter studiare una strategia editoriale precisa.

Ipotizziamo, infatti, di vendere prodotti tipici calabresi

Tramite il sistema di filtri interni di Google Analytics scopro che dentro i Not Provided ci sono 1.000 visite alla pagina con permalink /nduja-calabrese-spilinga Sicuramente intuisco che la combinazione vincente da potenziare sia nella ricombinazione di queste 3 parole chiave. Certo! Ma come? Qual è la combinazione “migliore”, cioè quella che genera più traffico? Soprattutto, una volta trovata la combinazione migliore, quale parametro standardizzato utilizzo come metro di paragone rispetto ai siti concorrenti? Moltiplica questa cosa per ogni singola stringa di permalink di un sito web nascosto sotto i Not Provided di Google Analytics. Quanto è sostenibile questa attività di analisi per un sito con migliaia di contenuti? Quanto è attendibile?

Altra possibilità:

Su Google Webmaster Tools (da poco Search Console) hai la Keyphrase “cipolla di tropea” con 10.000 Impressions Questa Query di ricerca di porta 1000 click Quindi avrai CTR 10% Ipotizziamo che il tuo sito abbia 200 pagine.

  1. In quante pagine è presente la combinazione di parole “Cipolla di Tropea”?
  2. In quale di queste pagine sono atterrati quei 1.000 visitatori che hanno fatto click?
  3. Quale delle pagine ha più rilevanza delle altre?

Su GWT avrai visione delle parole chiave con cui le persone raggiungono il tuo sito, ma supponiamo che su Google Analytics abbia 10.000 Not Provided al mese, sei sicuro che riesci a ricostruire tutti e 10.000 i Not Provided?

  • In alcuni ci puoi arrivare per deduzione, ma in tutti gli altri?
  • Se ci riesci, quanto tempo impieghi?

Su questa tematica mi piacerebbe confrontarmi e trovare delle soluzioni possibili. Dalla mia esperienza fatta su vari ecommerce che vendono alimentari online, infatti, ho dedotto che il prodotto alimentare in sé non ha mercato per le vendite online. Per questo motivo, il grosso problema di tutti è riuscire a capire quale sia la combinazione di keywords fatta dalle persone per trovare i contenti del proprio sito e comprarla con quella dei concorrenti che sulla SERP sono posizionati meglio in relazione alle query che generano più traffico. Attualmente, chi si occupa di SEO, non ha altre possibilità di scoprire quali siano esattamente le query nascoste dal Not Provided con cui farsi trovare sui motori di ricerca. Questo, infatti, sarebbe il sistema più efficace per analizzare una corretta strategia editoriale che generi delle visite pertinenti e continuative nel tempo. Non avendo altre alternative,oggi, il sistema più efficace, che riesce a produrre dei volumi interessanti di acquisto, è la vendita di prodotti gourmet a prezzi “assaggio” scontati e/o vendite private in gruppi di acquisto. Si tratta di piattaforme private che facilitano la conoscenza di prodotti enogastronomici dei piccoli produttori e favoriscono l’assaggio tramite prezzi vantaggiosi e/o attraverso sistemi di vendita a gruppi d’acquisto. Queste piattaforme sono promosse con ingenti somme di keywords advertising, re-marketing e promozione su piattaforme social in relazione ad interessi e comportamenti degli utenti, su cui comunque ci sarebbe molto da discutere. Per sostenere un’attività di promozione simile bisogna considera un investimento costante nel tempo, importante e massiccio che permetta di raggiungere una massa critica di persone profilate per interessi e che sia interessata ad acquistare nei tempi e nei modi dettati dalla piattaforma. Da poco, infatti, una di queste piattaforme note tra le più attive online per la vendita di vino, che ha dichiarato di vendere 38.000 bottiglie al mese, ha scelto di utilizzare anche spot TV per diffondere il proprio servizio, e questo dovrebbe far riflettere molto sullo stato dell’arte della pura promozione SOLO digitale. In mancanza di queste condizioni, l’unico modello sostenibile per ottenere risultati nella vendita di prodotti alimentari online è:

  1. Scelta piattaforma adatta (quanti usano Magento o similari e poi non riescono a posizionarsi in SERP?)
  2. Attività di ottimizzazione generale sullo strumento di vendita e costruzione contenuti
  3. Piano editoriale
  4. Analisi dei contenuti più rilevanti tramite lo studio dei Not Provided
  5. Costruzione di contenuti correlati ai prodotti
  6. Varietà di prodotti da vendere e da combinare
  7. Offrire un servizio di selezione ed assistenza veloce all’acquisto
  8. Agire offline con eventi e degustazioni locali

Aspetto un confronto sulla tematica per chi avesse avuto esperienze differenti. Autore: Daniele Vinci, creatore di Comunikafood e Digital Strategist per Report Not Provided, per il TagliaBlog.