Un mesetto fa, sul YouTube Creator Blog è comparso un post nel quale si segnalavano alcune nuove funzioni di YouTube Analytics.
Fra queste, quella che è balzata all’occhio di chi si occupa di SEO è il “Time Watched”, e infatti Barry Schwartz si è subito affrettato a scrivere un paio di articoli (pubblicati su Search Engine Land e Search Engine Roundtable) nei quali afferma che il tempo di visualizzazione di un video è ora a tutti gli effetti un fattore di ranking per YouTube.
Se la cosa può dunque considerarsi ufficializzata a partire dall’11 Ottobre, è in realtà dallo scorso 10 Agosto che YouTube ha annunciato un maggior focus sul “Watch Time”: in estrema sintesi, nel pezzo si parla di un cambio di direzione nel sistema di “discovery” dei video, teso a premiare meno i click e più l’engagement, e quindi più il tempo speso ad “interagire” con il video rispetto al numero di click che il video riceve.
Cosa suggerisce YouTube?
Purtroppo nel post si leggono dei suggerimenti fra lo scontato e il confuso.
Si dice infatti che “la miglior cosa si può fare per avere successo su YouTube, è creare un video che la gente voglia vedere”. E questo è il suggerimento scontato.
Circa i video corti, che (almeno a naso) dovrebbero essere fruiti mediamente più a lungo (almeno a livello percentuale), YouTube afferma che “we are actually optimizing for how a video contributes to a longer viewing session on YouTube”.
“Bene”, dirai, “inizio a fare video più lunghi!”. E invece no, perché nel post si dice anche che è più difficile mantenere alto l’engagement di uno spettatore in un video lungo.
Quindi, che fare?
Cosa suggerisco io?
Personalmente, forse per mia la cronica mancanza di tempo, amo i video molto corti (=sotto i 5 minuti) e ho difficoltà a seguire un filmato lungo più di 10-15 minuti.
Ma sono anche dell’idea che è meglio allungare di qualche minuto un video, se in questo modo si può aggiungere valore e qualità, piuttosto che limare il contenuto fino all’osso e rimanere con paio di minuti di girato, nei quali però non si riesce a far passare nemmeno un concetto utile e valido.
Tra l’altro, nell’Analytics di YouTube ci sono alcune funzioni estremamente utili per misurare in tempo reale la fidelizzazione (=traduzione di retention) del pubblico riguardo i nostri video, anche circa il discorso della lunghezza. Ti faccio un paio di esempi.
Video Corto
Questo è lo screenshot della “fidelizzazione assoluta del pubblico” di un mio video di 2 minuti.
Come puoi vedere, la “durata media visualizzazione” è di 1:17, quindi il video è stato visto mediamente per il 64,7% della sua durata.
Ma è molto più interessante andare nella “fidelizzazione relativa del pubblico”, ovvero quella media rispetto a tutti i video di YouTube di durata simile:
da questa si può vedere che fino a circa 1:12 il video registra una retention superiore alla media, che poi cala e scende abbondantemente sotto la media da quel punto in poi.
Video Lungo
Prendiamo invece il caso di un video di oltre 30 minuti inserito nel mio canale YouTube.
Qui notiamo che la “durata media visualizzazione” è di 10:28, quindi il video è stato visto mediamente per il 36,9% della sua durata.
Parrebbe un dato piuttosto brutto, infatti la percentuale è circa la metà rispetto al video corto… ma invece guarda la “fidelizzazione relativa del pubblico”:
sempre sopra la media, per tutta la lughissima durata del video!
In conclusione, il mio suggerimento è quello di tenere sempre sott’occhio l’Analytics di YouTube, e di basarsi non tanto sui valori assoluti, importanti semmai per capire in quale punto del video cala l’attenzione (ed eventualmente porvi rimedio), ma su quelli relativi, che credo siano ben considerati da YouTube nei suoi algoritmi di ranking: se la fidelizzazione del tuo pubblico per quel video è superiore alla media, penso che YouTube debba in qualche modo premiarlo… o mi sbaglio?