Italian Internet Day

Nelle prossime ore inizieranno i festeggiamenti dell’Italian Internet Day, ovvero dei 30 anni dal primo collegamento italiano alla Rete (che avvenne il 29-30 Aprile 1986). Evitando di scivolare nella retorica e nelle manie di protagonismo di politici ed altri pseudo-guru del web che stanno cercando di “piantare la bandierina” sull’evento – personaggi che all’epoca avevano ancora le braghe corte, e si sono accorti delle potenzialità di Internet solo da pochi anni – oggi ti voglio raccontare la mia versione dei fatti. Non sarà romantica, non sarà edulcorata, ma è una storia vera. E non risale al 1986, anno in cui NON esisteva l'”Internet commerciale”, ma al 1994-1995.

La scoperta di Internet

Autunno 1994. Avevo 25 anni e non facevo ancora il consulente. Lavoravo (dal 1990) come impiegato in una multinazionale milanese, lo stipendio era quello che era, i costi della vita nella metropoli erano già allora impossibili, e quindi dividevo il costo dell’affitto con un’altra persona (un programmatore). Premetto che, nonostante da ragazzino abbia avuto una certa passione per l’informatica, quando si trattava di programmare ero totalmente incapace. La “colpa”, se devo darla a qualcosa/qualcuno, la do al Commodore 64, e a quando all’inizio degli anni ’80 mi misi in mente di programmare un videogioco. Avevo grossomodo 14 anni, e la mia idea di allora era di creare da zero un videogioco sull’Inferno di Dante. Ora, non so se hai presente cosa significa disegnare gli sprite del C64 con la carta millimetrata: ci misi talmente tanto tempo a creare Dante e le 3 fiere che doveva affrontare nella selva oscura, e a far muovere questi 4 elementi sullo schermo, che mollai il Basic e tutto quello che ci girava intorno. Ma torniamo al 1994. Una sera, il mio coinquilino si presentò a casa con un modem da 14.400 bps grosso come il coperchio di una scatola di scarpe. Mi chiese se conoscevo il numero di qualche BBS, e io ricordai che dove lavoravo c’era un tizio che mi aveva detto di essere un ex-socio di una grossa BBS (tale Galactica). Il tizio, tra le altre cose, era il mio “fornitore di videogiochi” che scaricava di notte chissà come e da chissà dove.

Galactica BBS

Il giorno dopo mi feci dare il numero, e la sera facemmo il nostro primo collegamento a Galactica. Rimasi folgorato.

Dall’hobby al lavoro

Nel 1994 Galactica era una BBS multi-utente con qualche decina di linee telefoniche in ingresso, che offriva anche un collegamento (in emulazione di terminale) a Internet. Prendere la linea, nelle ore serali, non era affatto facile: il modem era comunque impostato per richiamare a raffica, e appena agganciavamo la portante non la mollavamo più. Le mie giornate si erano trasformate radicalmente: al mattino al lavoro in ufficio, dalle 18 circa in poi attaccato ad Internet, per capirne e studiarne tutti i più piccoli risvolti. Nell’arco di poche settimane capii che quello sarebbe stato il mio (lavoro) futuro. Pensai: “Devo portare Internet dove non c’è”. A Milano non era un problema connettersi, e stavano spuntando Internet Provider come funghi (2 nomi su tutti Video On Line (VOL) e Italia On Line (IOL)), ma in provincia le cose stavano diversamente: a parte i soliti 4 nerd, nessuno aveva mai sentito parlare di BBS, modem, Internet e cose simili. Mi feci coraggio e chiamai al telefono quelli di Galactica, chiedendo un appuntamento e dicendo loro “vorrei aprire un nodo Internet a nord di Varese”. Fissammo un incontro nel loro ufficio di via Turati: erano gli inizi del 1995. Incontrai i fondatori, Podestà e Tomè, 2 ragazzi grossomodo della mia età: il primo più markettaro-commerciale, il secondo più tecnico. Mi dissero che stavano valutando l’apertura di punti in franchising, e quindi se ne poteva parlare: firmai il contratto praticamente alla cieca.

Con Internet di guadagnava? Sì, come no…

Mettere in piedi un nodo Internet, all’alba del 1995, era “più la spesa che l’impresa”. Ci voleva almeno un router (nel mio caso, un Cisco 2511) collegato ad un buon numero di modem, collegati a loro volta ad un buon numero di linee telefoniche (nel mio caso, 16 modem + 16 linee). E ovviamente ci voleva una linea dedicata (la cosiddetta CDN) da te verso il “centro stella” (nel mio caso, una 64K verso Galactica).

Tutto questo “giochino” costava milioni (di lire) in startup, e centinaia di migliaia di lire al mese a livello di canone. Costi che dovevo recuperare vendendo abbonamenti, e tutto ciò che era “correlato” a questi: alla fine, siccome l’utente medio non capiva una beata mazza, era necessario installargli il modem e una prolunga telefonica lunghissima (sì, perché ovviamente aveva il PC dalla parte opposta della casa rispetto alla presa telefonica), e fargli un corso (gratuito) per spiegargli per filo e per segno cosa si poteva fare con Internet (ti garantisco che il 90% degli utenti confondeva l’email con la navigazione via browser). In poche parole, ogni abbonato andava “formato” da zero, con costi – anche a livello di tempo – enormi, e ricavi vicini allo zero. Non apro la parentesi sulle porte in faccia che ho preso cercando di proporre il collegamento ad Internet a varie realtà imprenditoriali della zona. E meno male che la provincia di Varese era considerata fra le più ricche ed evolute in Italia…

Internet = Informarsi e/o Comunicare

A questo punto mi chiederai: “Ma chi te l’ha fatto fare?” E’ vero, anche io me lo sono chiesto più volte. Se mi buttai nell’impresa, sacrificando tutti i miei (pochi) sudati risparmi, fu solo perché credevo (e credo ancora) che Internet possa risolvere 2 fra i principali bisogni dell’uomo: quello di informarsi e quello di comunicare. Per i ragazzi come me, nati e cresciuti lontano dai grossi centri urbani, Internet rappresenta uno strumento potentissimo. Era (ed è) la chiave per mettere tutti sullo stesso piano, per dare a tutti le stesse opportunità. Ancora oggi, i più grossi colossi del web sono quelli che han saputo sfruttare al meglio queste 2 leve:

  • Informarsi: pensa ai motori di ricerca (in particolare Google), ma anche ai tantissimi siti e blog presenti online.
  • Comunicare: pensa a tutti i sistemi di instant messaging, come Skype, WhatsApp, Telegram o Snapchat.
  • Informarsi e Comunicare: pensa ad un social come Facebook, che riesce ad unire le 2 cose.

Se riesci a creare un prodotto/servizio che in qualche modo possa soddisfare almeno una di queste 2 necessità primarie dell’essere umano, hai fatto centro.

Col senno di poi…

Se però la vogliamo mettere sul piano meramente economico, facendo l’Internet Provider ho imparato un sacco di cose, ma non ho mai fatto i “soldi veri”. Dico sempre che se tornassi indietro, prenderei quei soldi e li investirei in nomi a dominio: ti assicuro che nel 1994-1995 c’erano davvero un sacco di bellissimi domini liberi (non sto parlando di yahoo.it! 😀 ), che rivenduti solo 5 anni più tardi mi avrebbero permesso di passare il resto dei miei giorni in pensione. Ma alla fine non sono qui per lamentarmi, visto che dopo più di 21 anni riesco ancora a campare lavorando esclusivamente online, dopo aver cambiato un sacco di posti e ruoli, riuscendo sempre “a cadere in piedi”. Oggi su Internet c’è molta più concorrenza di allora, ma ci sono anche molti più utenti e quindi ancora un sacco di opportunità inesplorate: sta a te saperle cogliere, magari guardando oltre i nostri provincialissimi confini.