Ok, diciamocelo, il dibattito su un modello economicamente sostenibile di editoria on-line è vecchio almeno quanto la diffusione di Internet come mass media. Vorrei però lasciare da parte business, ROI e CPM per parlare di contenuti. Quei contenuti che redattori-blogger, persone appassionate almeno quanto noi, sfornano in quantità industriali, dando vita alla Cannonball Race della notizia, dove il primo a tagliare il traguardo si gusta pochi istanti di soddisfazione… Per poi gettarsi nuovamente nella mischia! Il blogger-freelance abita una giungla fatta di tanti aspiranti giornalisti come lui, un mondo duro (non puro) e pieno di trabocchetti, dalle collaborazioni gratuite in telelavoro a contratti che pagano un tot, spesso stringatissimo, per pagina o articolo. Il blogger professionista, “da grande”, vorrebbe arrivare alla carta stampata (almeno i PR ti danno retta) o approdare presso uno di quei mega-portaloni che, tranne pochissime eccezioni, fanno parte sempre dello stesso, stantio, bacino editoriale. Portaloni che si contendono una ridottissima raccolta pubblicitaria, unica fonte di sostentamento, all’interno di una nicchia linguistica ad uso e consumo di noi italiani, qualcosa di lontano anni luce dai blog anglofoni che raccolgono milioni di click intorno al Globo. E si tratta di una nicchia che, a ben vedere, poco alla volta è diventata un angusto mercato delle vacche, dove gli strilli si contendono uno spazietto su Google News e la battaglia per la notizia si gioca sul filo del minuto-secondo. Chi arriva tardi è perduto. Sembra un paradosso ma più di una volta mi sono chiesto se oggi chi “scrive veramente” non sia proprio il PR, il quale estrae da slide, bollettini e appunti (come facevano i giornalisti una volta!) un testo che poi nella maggior parte dei casi verrà riaggiustato, con qualche frase a effetto e un titolo con keyword prescelte tra le SERP più in voga del momento. Il resto, non me ne vogliano i colleghi, è uguale al testo originario. Ma se è tutto uguale, cosa cambia tra un sito e l’altro? Soltanto il sistema d’accesso: se sta nella home di Google News basta cliccare, se non c’è… beh sai che scatole dover addirittura usare la tastiera, o cercarselo tra preferiti, Atom e cronologia per ripescare proprio quel sito che alla fine è come tanti altri? Ho letto tra queste pagine articoli interessanti, unici e perfetti nella loro fredda valutazione di SERP, SEO e Page Rank. Manca però un discorso sui contenuti, sull’etica della notizia e sulla qualità dell’informazione che inesorabilmente sta crollando. E sta crollando non solo perché resta in mano ai “soliti noti”, ma perché chi abita le redazioni dell’olimpo, luoghi irragiungibili e pozzi di esperienze celate gelosamente, si guarda bene dal fare posto -o quantomeno farsi affiancare- dalle nuove leve. Eppure basterebbe poco, una spintarella, una telefonata al PR… un’imbeccata sull’ultima Ansa sbucata tra i Feed. Le nuove leve siamo noi blogger-freelance. Presi tra due fuochi: nessuno che ci insegna il mestiere o ci introduce nei “salotti” che contano… E Google che con le sue SERP, i SEO e la lotta all’ultimo secondo non lascia un solo istante per voltarsi indietro e accorgersi di aver scritto una cazzata. Imponendo agli editori una strategia che purtroppo sacrifica i contenuti, perché Google la qualità ancora non riesce a misurarla. Fortuna che non molliamo. E siamo tanti, dopo anni, a coltivare una passione dimenticata da tutti. Almeno fino a quando non devi fare sul serio… e trovare un lavoro. P.S. Sembrerà paradossale approfittare di uno spazio così in vista nella blogosfera italiana, senza voler rivelare la propria identità. Il motivo è presto detto: un esperto di SEO come Davide sicuramente occupa la vetta nelle ricerche su Google… non sia mai che un domani, avuta finalmente la mia grande possibilità, il primo articolo che compare su Google sia proprio questo che, a conti fatti, “sputa” nel piatto dove mangio! Autore: Un Blogger Anonimo (per il TagliaBlog).