Viviamo nell’epoca dei BOT, dei funnel, degli influencer, dei social media strategist e il tutto dovrebbe essere volto a facilitare e migliorare la comunicazione online tra aziende e persone.
Eppure, da svariati indizi, ho come la sensazione che l’attenzione e l’urgenza vengono indirizzate in modo sempre più massiccio verso i tools e sempre di meno sul fattore umano.
In pratica si discute sempre più di aspetti tecnici e di mirabolanti strumenti online atti a intercettare e segmentare il pubblico in modi sempre più veloci, automatici, smart… e in teoria non ci sarebbe nulla di male.
Salvo il fatto che, come già accennato, sta venendo meno quello che dovrebbe essere il vero fulcro e centro di tutto questo baillame tecnologico, ma che invece sempre più spesso viene relegato ai margini quasi fosse una sorta di inevitabile “incomodo”.
A cosa mi sto riferendo? A quello che dovrebbe essere il vero protagonista, ma spesso assurge soltanto a un ruolo di sterile e banale comparsa: il messaggio.
Ritengo che, al di là della tecnologia che viene usata per veicolare il nostro messaggio, sia di fondamentale importanza avere reale rispetto per il nostro interlocutore: che possa essere un potenziale cliente, un collaboratore, un fornitore, eccetera.
Tuttavia, sempre più spesso, mi capita di essere contattato – specie sui social – con messaggi di questo tipo: “Ciao, è da molto che non ci si sente. Come stai?”
Quante volte abbiamo ricevuto messaggi del genere? Io tante. E cosa succede subito dopo che abbiamo risposto?
Che il tizio (o la tizia), dall’altra parte, ci chiede l’immancabile piacere. Quando ero consulente di web marketing non si contavano i tentativi di chi cercava, in questo modo, di scroccare una mia consulenza.
E un tarlo dentro la nostra testa ci grida: “Porcamiseria ma allora non te ne frega nulla di come sto realmente, vuoi farti solo i cavoli tuoi!”
In pratica il corto circuito comunicativo che si crea è questo:
- Tizio/a pensa: “È da molto che non mi faccio sentire e quindi se parto subito con la richiesta di un piacere pare brutto.”
- E allora iniziano con la domanda retorica “come stai?”
- Per poi scoprire subito dopo le carte e fare una figura, questa volta sì, davvero meschina…
…Perché la verità è che NON ci sarebbe stato nulla di male a essere sincero sin da subito:
“Ciao, è da tanto che non ci sentiamo e spero che sia tutto ok per te e che le cose ti vadano alla grande!
Ti scrivo perché avrei un problema da risolvere e tu sei sicuramente tra i top per questo genere di cose.
Prima di continuare, ovviamente NON ti sto chiedendo nulla gratis. Dopo che ti avrò spiegato, valuta tu se puoi prendere in carico questa richiesta e poi ci mettiamo d’accordo per il tuo compenso.
Ok spero che sia tutto chiaro, ma se hai bisogno di maggiori chiarimenti allora chiedi pure.
A presto e grazie per il tempo che hai dedicato a leggere questa mia comunicazione.
E adesso ti rivelo un piccolo/grande segreto:
- se con questa persona alla quale hai scritto hai avuto un minimo di confidenza in passato
- se ti eri comportato in maniera civile con lei
- se la richiesta che hai fatto non è troppo impegnativa
…Allora, alle volte, potrà accadere un piccolo miracolo: chi è dall’altra parte sarà felice di aiutarti GRATIS. 🙂
E sai perché? Perché NON è vero che le persone sono tutte odiose, avide e cattive.
Le persone, in media, amano essere utili e risolvere problemi alle altre persone. Inoltre, spesso e volentieri, la ricompensa che adorano di più è il ritorno umano prima ancora che economico.
Al contrario il 100% delle persone ODIANO sentirsi prese in giro, sfruttate e INSULTATE nella loro intelligenza!
Hai presente quando, sin dall’inizio, avevi in mente di offrire una cena, ma quando stai pagando il conto chi è con te non fa neanche il minimissimo gesto di voler pagare lui?
Come se fosse un atto dovuto il fatto che la cena l’avresti dovuta offrire tu. Quando invece questa cosa NON era per nulla scontata, anzi.
Sono questi, e tanti altri, quei piccoli/grandi dettagli che contribuiscono a far funzionare, o al contrario ad affossare, le relazioni – di tutti i tipi e quindi non sono solo lavorative – fra le persone.
Quello che invece noto è, molto spesso, un’agghiacciante mancanza di empatia online. Addirittura gente del tutto SCONOSCIUTA, che spunta fuori dal NULLA, scrivendomi solo “ciao”, e magari si aspetta pure di avere una risposta. Essù.
E spesso non si tratta neanche di persone qualsiasi, ma di professionisti e imprenditori che col web ci mangiano e che quindi, almeno in teoria, dovrebbero saper padroneggiare almeno le regole base di una buona comunicazione.
Ho visto potenziali accordi commerciali, spesso davvero molto importanti, andare in fumo per messaggi o email totalmente privi di empatia nei confronti di chi li riceveva (e ora non parlo solo del mio caso ovviamente).
Possiamo avere tutta la tecnologia di questo mondo, ma se perdiamo il contatto col fattore umano e con la capacità di metterci dentro la testa e i sentimenti delle altre persone, allora qualunque mezzo, anche il più evoluto, finisce per diventare non solo totalmente inutile ma addirittura controproducente.
Volendo concludere: siate UMANI e cercate sempre di capire il vero effetto che potrà creare la vostra comunicazione in chi la riceverà.
Non date per scontato che, chi è dall’altra parte, sia un mezzo tonto che non capisca l’intento nascosto della vostra comunicazione solo perché legge un messaggio online senza vedervi in faccia.
Ricordate sempre che dall’altra parte c’è un essere UMANO che vuole sentirsi considerato, importante, utile. E non un oggetto da sfruttare e poi dimenticare… fino magari al prossimo messaggio che recita “Ciao, è da molto che non ci si sente. Come stai?”
Autore: J.L. Marshall, imprenditore specializzato in online marketing e formazione, per il MaxValle.