Successo, Fama e Soldi

Nelle democrazie occidentali basate su 2 grossi partiti, quando si va alle elezioni il vincitore si afferma (di solito) con uno scarto di pochissimi punti percentuali sull’avversario.

Se prendiamo le elezioni presidenziali USA degli ultimi decenni, la differenza di voti fra democratici e repubblicani, specialmente dal punto di vista del popular vote, è spesso di poche decine di migliaia di voti (su decine di milioni di votanti): famoso il caso di Bush vs. Gore nel 2000, ma anche il più recente Trump vs. Clinton.

Questa premessa per farti capire che piacere a tutti è statisticamente impossibile. Anzi: più cercherai di finire “sotto i riflettori”, più attirerai odio e rosicamenti di ogni genere e specie. Sarai simpatico a qualcuno, ma automaticamente antipatico a qualcuno altro. Insomma, piacere anche solo a 6 persone su 10 è un risultato straordinario. 🙂

Bernardo Caprotti, noto imprenditore e fondatore di Esselunga, diceva che “l’Italia è un Paese cattolico, che non tollera il successo”.

Ma soprattutto considera che fama e successo NON significano automaticamente soldi… più spesso significano rogne, se non trovi un modello di business efficiente ed efficace per monetizzare il tutto.

Ci sono tantissimi freelance e professionisti del web marketing e della SEO che stanno puntando su una forma di visibilità molto poco legata ai soldi, e molto sul ricevere grandi “like” e grandi pacche sulle spalle. Pochi guadagni, ma tanti fan e follower. Tanto lavoro di “immagine” e di “pubbliche relazioni”, ma alla fine del mese il porcellino è vuoto.

Non so se la colpa sia da imputare ai tanti guru del personal branding e ai loro mantra del “segui le tue passioni, il successo e i soldi arriveranno di conseguenza”. Sta di fatto che il settore è pieno zeppo di personaggi che passano più tempo a cercare il consenso dei loro simili, che a trovare/farsi cercare dai clienti. Preferiscono lavorare per essere accettati dal “gruppo”, che per far crescere il loro conto in banca.

Quello che sto cercando di dirti, in qualità di consulente che opera online dai lontani anni ’90, è che se punti a guadagnare, a fare soldi con la tua attività – cosa che dovrebbe essere la norma se vuoi campare degnamente e non vivere di elemosina – non è poi così importante essere amato o ammirato dal “popolo bue”. E non è nemmeno importante cercare di avere sempre l’ultima parola, come ho visto succedere in certe eterne diatribe che si sviluppano su forum o gruppi social.

C’è una bellissima frase, attribuita a George Soros, che  recita:

Non è importante che tu abbia ragione o torto, ma quanti soldi si fanno quando hai ragione e quanto si perde quando si ha torto.

Avere ragione ti porta soldi? Vai avanti su quella strada, non ascoltare chi ti critica. Avere torto te ne toglie? Cambia idee/strategie, e molto in fretta: l’essere cocciuto e testardo prosciugherà le tue finanze.

Perdere tempo a seguire discorsi inutili, o peggio arroccarsi sui propri pregiudizi non giova né alla tua salute, né – soprattutto – al tuo portafogli.

Negli anni ho capito che il metro con cui misurare il successo NON è quello dell’essere amato, approvato, seguito. Ma è quello del conto corrente. E, guarda caso, è anche il metro di misura di tutti i clienti, che si rivolgono ai professionisti per aumentare il proprio fatturato… e non per acquistare promesse e rassicurazioni.

Se avessi voluto vendere coccole e carezze avrei fatto il massaggiatore, e non il consulente.