C’era una volta il link bait: si producevano contenuti in base ad alcune tecniche più o meno “furbette”, e in questo modo si “acchiappavano all’amo” un po’ di link naturali. Da qualche tempo, se non te ne fossi ancora accorto, siamo invece entrati nell’epoca del social bait (termine usato pochissimo, e che provo a lanciare con questo mio post): la tecnica è più o meno quello del link bait, ma il piano su cui si lavora è quello dei social media.

Cosa è il Social Baiting?

Come indicato da Daniel Scocco in On Linkbaits, Socialbaits and Viral Content, è un contenuto creato con lo scopo di ricevere il maggior traffico possibile (e, aggiungo io, la maggior diffusione possibile) dai social media.

Cosa ha di diverso dal Link Baiting?

• che non prendi link da un sito web, ma da un social. Quindi quel link, molto spesso, non passa PageRank (perché è filtrato col rel=”nofollow” o perché si trova all’interno di una pagina che non è accessibile al bot di Google).

• che il traffico sarà “ad ondate”, e l’ondata avverrà con buona probabilità nelle ore successive alla pubblicazione del contenuto. Poi sparirà completamente.

• che in una azione di Social Baiting sembrano funzionare meglio alcuni tipi di contenuti, e meno bene altri. A esempio, se partiamo dalle 7 tipologie di Link Bait ho notato che fra i link più “rilanciati” sui social ci sono quelli di tipo Attack e Contrary, un po’ meno le News e le Resource. E’ come se l’ambiente dei social media sia un filo più “gossipparo” del vecchio web, e quindi più portato a far circolare notizie un po’ sopra le righe. Ovviamente un vecchio classico post, purché abbia un contenuto percepito come interessante, può comunque fare il botto anche sui social…

Come funziona il Social Baiting?

Per funzionare al meglio, il Social Baiting presuppone che chi lo mette in atto debba:

• avere una presenza consolidata sui social media (Facebook e/o FriendFeed e/o Twitter). Se hai pochissimi fan/follower, è difficile che il contenuto possa diffondersi in maniera massiccia.

• essere “connesso” a qualche starnutatore potente e conosciuto. Lo starnutatore (o sneezer, termine coniato anni fa da Seth Godin) è basilare, soprattutto se è connesso a sua volta con altri starnutatori, in grado di viralizzare al massimo il messaggio.

Altri consigli?

Si, uno: fai in modo che il tuo contenuto possa essere divulgato sui social nel modo più semplice possibile. Ad esempio, inserendo alcuni “bottoni sociali” all’interno dei tuoi contenuti (suggerisco di mettere i bottoni in coda, in quanto è più semplice che il lettore condivida l’articolo (se gli è piaciuto) una volta che ha terminato la lettura, piuttosto che all’inizio, quando deve ancora leggerlo).

Buon Social Baiting!


Max Valle

Con oltre 30 anni di esperienza, sono un consulente multidisciplinare ed Ethical Hacker con una profonda expertise in sicurezza informaticadigital marketingtransizione digitale ed intelligenza artificiale.

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