L’articolo “Perché NON assumere un Social Media Expert” di Peter Shankman non è stato il primo nel suo genere, e non è neanche il migliore in assoluto, ma ha avuto il merito di toccare un nervo scoperto. Shankman, ad un certo punto dell’articolo, dice:
“Nessuna azienda assumerebbe un Social Media Expert, così come non dovrebbero volere guru o rockstar. Se hai un esperto di social media sul tuo libro paga, stai sprecando i tuoi soldi. Essere un Social Media Expert è come essere un esperto nel prendere il pane dal frigorifero. Potresti essere il miglior prendi-pane-dal-frigorifero al mondo, ma la sai una cosa? L’obiettivo è quello di fare un panino fantastico, e non puoi farlo se tutto quello che hai sempre fatto nella vita è prendere il pane dal frigo.”
Ma andando a leggere l’intero pezzo non si trovano prove, solo pareri; nessun esempio, solo speculazioni; nessun dato, solo un sacco di stereotipi. L’autore è sicuramente uno dei primi a beneficiare del traffico dei social e del nuovo web “socialmente-connesso” (Shankman ha fondato e venduto HARO, un servizio che connette i giornalisti agli esperti di determinati temi), ma riesce in qualche modo ad ignorare i benefici che i social media gli hanno portato (a lui, ai suoi clienti e alle sue aziende) riuscendo a scrivere una graffiante ramanzina verso chiunque osi rivendicare competenze in questa disciplina del marketing.
Le persone che rendono grande il social media marketing meritano invece di essere difese, e credo che le prove siano quasi interamente a loro favore. In qualità di SEO, ho provato a lungo il peso degli attacchi senza fondamento da parte di scettici ignoranti: ritengo dunque sia doveroso difendere coloro che vedono messa in ridicolo la loro professione. Iniziamo esplorando la popolarità dei social media expert rispetto ad un’altra categoria di cui ha parlato Shankman, ovvero i traffic planner:
Come puoi facilmente notare, c’è un notevole aumento di interesse/domanda per i social media, e non credo che questo sia perché le aziende stanno “sprecando i loro soldi”. Nell’attuale clima economico, i profitti delle imprese sono a livelli record e le aziende stanno assumendo con una focalizzazione ai profitti, molto più di quanto accadeva nei 20 anni precedenti.
Queste società investono in persone e progetti ad alto ROI, e i social fanno parte di ciò. Shankman dice che le competenze nel campo dei social media sono cose di “senso comune”, che ogni professionista/dipartimento marketing ha già. E quindi che non c’è bisogno di specialisti o esperti che aiutino a comprendere strumenti, opportunità o sfumature in questo settore. Mi permetto di dissentire. I reparti che si occupano del prodotto, del marketing, dello sviluppo, dei clienti possono tutti beneficiare di una miglior conoscenza e comprensione dei social media, e certe cose non sono di “senso comune”.
Dal capire la differenza fra un tweet e un retweet fino all’uso avanzato di strumenti come Bit.ly PRO o Facebook Insights, le competenze nei social media non solo sono utili, ma spesso fondamentali per migliorare le performance complessive. Facebook ha 600 milioni di utenti, Twitter 200 milioni, Linkedin 100 milioni. I blog hanno centinaia di milioni di lettori e decine di milioni di editori. Tumblr da solo fa 250 milioni di pageview in un giorno e Disqus raggiunge 500 milioni di visitatori ogni mese. I social portano una crescente quota di traffico web, di conversioni, di valore.
Come si può proclamare che gli esperti non valgono nulla? Anche se non sono un social media expert, ho pensato di creare questa chart per evidenziare la sfera delle competenze nell’ambito dei social media:
Non vedo come Shankman possa credere che a) queste competenze non aiutino le aziende a migliorare e b) queste competenze sono innate e non richiedono specializzazione, ricerca o studio. Come ulteriore prova, chiamerò al banco dei testimoni alcune persone ed aziende che hanno visto un enorme impatto migliorando i KPI, i processi e l’uso dei social media.
Mentre io sono solo un sostenitore del social media marketing, questi sono dei veri esperti:
• Marty Weintraub di AimClear è una delle stelle più brillanti del settore. Le sue ricerche, i suoi clienti e i suoi risultati parlano da soli.
• Dan Zarrella di HubSpot ha messo insieme alcune delle ricerche più utili e autorevoli nel campo dei social media e ha contribuito a trasformare HubSpot in una fonte di diffusione di competenze sul web.
• Ciarán Norris di Mindshare Digital è passato da essere un search marketer di talento ad un social/brand marketer ancor più talentuoso. Ha aiutato decine di grandi brand a creare strategie social per generare revenue.
• Thomas Høgenhaven è attualmente impegnato in un progetto per la community di SEOmoz. Sta analizzando come gli utenti interagiscono fra loro, confronta le interazioni di alta qualità con quelle di bassa qualità e studia come incoraggiare le prime riducendo le seconde.
• Jen Lopez si occupa della gestione della community di SEOmoz. Ha contribuito ad accrescere la presenza sociale dell’azienda, cura gli eventi, le domande e l’engagement attraverso vari network ed è direttamente responsabile di una notevole porzione del traffico, delle conversioni, e della brand building di SEOmoz. Le sue competenze abbracciano strumenti, piattaforme, branding e social.
• Kristy Bolsinger di Ant’s Eye View è stata consulente di decine di aziende locali e nazionali aiutandole ad elaborare strategie su successo nell’ambito dei social media e del web marketing. Ci sono persone con notevoli competenze nei social media, e alcune di queste usano il titolo (appropriato) di “social media expert” o “social media specialist”.
Queste persone forniscono un sacco di valore alle aziende per le quali lavorano, e né Shankman né altri dovrebbero sminuire la loro professione. Ti raccomando quindi di fare come abbiamo fatto noi, e di assumere persone con conoscenze e competenze nei social media. Si apriranno delle opportunità altrimenti non possibili, e se punti alla monetizzazione o all’acquisizione di nuovi clienti troverai nei social media un complemento fenomenale alla tua attività.
Liberamente tratto da Everyone Should Hire ‘Social Media Experts’, di Rand Fishkin.