Mai sentito parlare di Dunbar’s number? Si tratta di una teoria, sviluppata dall’antropologo Robin Dunbar, in base alla quale il numero di relazioni “gestibili” da parte di un singolo essere umano ondeggia fra le 100 e la 230, con una media di 150. Tale numero non deriva dal caso: pare che di 150 persone fossero composti i primi villaggi neolitici, così come le comunità hutterite e le “unità base” all’interno delle legioni romani. Facendo un balzo in avanti di qualche secolo arriviamo alle moderne comunità virtuali, i social network di Internet: le statistiche di Facebook parlano di una media di amici per utente pari a 130, numero molto vicino al 150 teorizzato da Dunbar. Ma abbiamo anche chi di “amici”, nei vari profili sparsi in Rete, può contarne diverse migliaia. Come la mettiamo? Più visibilità, più “amici” Io credo che la risposta sia molto semplice. Il numero di amici “virtuali” dipende da quanto sei visibile online, da quanto hai fatto e stai facendo per farti conoscere. La teoria dei 6 gradi di separazione è morta da un pezzo: se voglio contattare/seguire qualcuno che ha una forte presenza online, sicuramente troverò in pochi secondi tutti i social ai quali è iscritto, e potrò contattarlo direttamente, senza intermediari. E’ anche vero che tampinare senza ritegno perfetti sconosciuti non è il massimo dell’eleganza, anzi, per qualcuno la cosa può essere vista come una “entrata a gamba tesa”, con tutti gli annessi e connessi (= “la prima impressione è quella che conta” ci insegnavano da piccoli, quindi il tag appeso a fianco all’identità virtuale del tampinatore rischia di essere quello dello “scassamaroni da evitare come la peste”). Qual’è dunque il miglior comportamento da addottare? Recentemente mi sono dato queste 2 semplici regolette: • Gli amici “fisici” e tutti i contatti che sento normalmente via telefono, email, skype vengono considerati automaticamente amici “virtuali”: se sei fra questi e non lo hai ancora fatto, aggiungimi pure in tutti social (li trovi in fondo a questa pagina a destra, nel footer del blog) e accetterò con piacere. • Tutti coloro che, a vario titolo, mi seguono da tempo su questo blog, via feed e/o su Twitter, sono anch’essi amici “virtuali”, e a tal proposito ti racconto un piccolo test che ho messo in piedi a partire da qualche giorno. Ho iniziato ad aggiungere in Facebook (cosa MAI fatta prima) le persone che mi seguivano su Twitter: con un certo stupore, praticamente tutte le mie richieste sono state accettate all’istante, ed è stato bellissimo ricevere messaggi come “Ciao Davide, é un piacere!”, “Ciao, grazie per l’invito. Accetto molto volentieri” o “Grazie delle richieste Davide!! Ti seguo spesso e molto volentieri!!”. Una delle parole più usate nelle risposte è stata addirittura “onore”: “Ehi…che onore! L’autore di uno dei miei blog preferiti web che mi chiede l’amicizia! Ti leggo sempre con estremo piacere!”, “Dicesi onore: ricevere richiesta di amicizia dal tagliaerbe 🙂 grazie! piacere di conoscerti!”, “Grazie per l’amicizia! Un onore per me! 🙂 Buon lavoro “, “Onorato della richiesta 🙂 piacere XXX e sono un tuo lettore”, “Aaaah! Il Tagliaerbe mi ha chiesto l’amicizia! Sono onoratissimo e commosso! T_T Grazie!”. In altre parole, le richieste di amicizia sono state prontamente ricambiate, ed è stato curioso notare che alcuni sembravano quasi non osassero aggiungermi, pur leggendomi e frequentando questo blog da tanto tempo. Concludendo L’amicizia è un “legame sentimentale basato su affinità di idee e reciproca stima”, dice il dizionario. Un commento, un link, un like, un retweet, non sono forse i moderni segni della volontà di instaurare, fra 2 persone fino a quel momento sconosciute, questo antico legame? Perché dunque limitare queste relazioni ad un numero finito?