Da quando è nato, si è diffuso a macchia d’olio e probabilmente ognuno di noi ha contribuito alla sua diffusione. Stiamo parlando dello Spam, in particolare delle note catene di S.Antonio. Il nome deriva da un antico fenomeno cristiano che prevedeva l’invio di lettere ad amici e parenti per ottenere grazie e miracoli. Come possiamo immaginare, questi messaggi oltre ad invitare alla preghiera e alla devozione contenevano una lunga lista di fatti, per la maggior parte inventati, che dimostravano l’efficacia di questo strumento e citavano le conseguenze di un mancato rinvio. Con l’avvento dell’era tecnologica il fenomeno è rimasto pressochè invariato nel contenuto, ma ha trovato dei nuovi mezzi per diffondersi. Per capire come la diffusione dello spam ci possa aiutare nella realizzazione e nell’ideazione di una campagna virale, basta (per modo di dire) chiedersi i motivi che hanno spinto, e spingono tutt’ora milioni di persone ad inoltrare messaggi dall’origine e dall’attendibilità sconosciuta. Questo fenomeno fa leva su diversi aspetti della sensibilità umana, alcuni molto positivi e riproducibili, altri piuttosto negativi da riprendere e rinterpretare: La voglia di trasmettere qualcosa Che si tratti di una benedizione, di una fantomatica scoperta sui danni provocati da una bibita energetica, di una recente scoperta su esseri non identificati provenienti da altri pianeti, c’è sempre il desiderio di trasmettere qualcosa di nuovo che possa aiutare o sensibilizzare il destinatario. Il senso di responsabilità Quando si viene in contatto con qualcosa di nuovo e poco noto alla massa si è automaticamente coinvolti in prima persona e si sente il dovere morale di condividere le nuove scoperte. La convinzione di essere comunque dalla parte del giusto e la paura Durante l’inoltro dell’ennesima catena di S.Antonio si è soliti ragionare in questo modo “Se funziona bene, se non accade nulla non ho comunque fatto male a nessuno”. Pensiero immediatamente seguito da un altro ragionamento “E se non la inoltro e mi succede davvero qualcosa?” A questo punto oltre a ripetere che naturalmente lo spam è fine a se stesso e non garantisce alcun risultato straordinario, possiamo delineare i punti fondamentali da non tralasciare nella progettazione di una campagna di forte impatto virale. Creare la voglia di condividere La nostra campagna od il nostro evento virale deve essere progettato affinchè crei nelle persone la voglia di condividere. Bisogna produrre qualcosa di nuovo e sorprendente. Infatti, come un utente non inoltrerà la stessa catena dopo averla ricevuta più di una volta, così non condividerà contenuti sempre uguali e largamente “ispirati” ad altre campagne già superate. Creare delle emozioni positive Abbiamo visto che lo spam si basa sopratutto sulla paura di subire alcune ripercussioni, al contrario la nostra campagna deve trasmettere emozioni positive, emozioni che portano l’utente a ridere, a pensare e di conseguenza a volerle condividere con i propri amici. Non a caso le campagne più popolari sono divertenti, innovative e mettono in atto anche la ragione ed il pensiero. Mettere l’utente nelle condizioni di poter condividere É vero che alcune campagne che hanno fatto un uso eccessivo della volgarità o della sessualità sono diventate dei fenomeni di successo, ma bisogna anche ricordarsi che una strategia di questo genere può essere controproducente se non ci si rivolge ad un target appositamente studiato. Conviene quindi, concludendo, creare fenomeni innovativi che non rischino però di fermare la condivisione. Autore: Angelo Gallarello, per il TagliaBlog.