La richiesta: ad agosto 2009 la FIEG denuncia Google News, sostenendo (in estrema sintesi) che i quotidiani online che richiedono di non apparire nell’aggregatore delle notizie di Google vengono penalizzati anche nel motore di ricerca. La risposta: Google mette per iscritto gli impegni che desidera assumersi, sia lato Google News che Google AdSense. In particolare, colpisce una frasetta contenuta nell’ultimo paragrafo del PDF:

“Google Ireland è comunque pronta ad impegnarsi a comunicare la percentuale di revenue-sharing spettante a ciascuno degli Affiliati al Programma AdSense Online sull’interfaccia di AdSense disponibile online per tre anni a decorrere dall’accettazione formale degli Impegni da parte dell’Autorità.”

E non è tutto. Poche ore fa, prima sul blog inglese e poi su quello italiano di Google AdSense compaiono (inaspettatamente direi) le percentuali percepite dagli editori e dai partner per la ricerca:

“I publisher che utilizzano AdSense per i contenuti, ossia la maggior parte dei publisher AdSense, guadagnano, in tutto il mondo, il 68% delle entrate. Questo significa che per gli annunci AdSense per i contenuti pubblicati sui vostri siti vi ripaghiamo il 68% dell’importo che ci pagano gli inserzionisti.”

“I partner di AdSense per la ricerca ricevono, in tutto il mondo, il 51% di compartecipazione alle entrate per gli annunci associati ai risultati di ricerca.”

Cosa penso: un plauso a Google per la trasparenza, per aver indicato le percentuali senza troppi giri di parole: la quota è, tutto sommato, onesta; non credo che nessuno abbia pensato che Google lasciasse ai publisher cifre più alte. Un “plauso” anche alla FIEG, che sparando (principalmente) contro Google News ha colpito di rimbalzo AdSense, permettendo di togliere il velo ad uno dei più grossi interrogativi che attanagliava gli editori web di tutto il mondo: quanto guadagna Google e quanto rimane in tasca a me? L'”operazione trasparenza” di Google non è però, a mio modo di vedere, completa. Io auspico un vero dialogo fra editori e AdSense, dialogo iniziato (“abbiamo ricevuto più di 600 suggerimenti e 35 mila voti e li abbiamo esaminati tutti”, fanno sapere da Google) ma ancora in embrione. Io sogno un vero sistema di trouble ticketing dove un publisher, se ha un problema serio (dallo Smart Pricing al ban), apre un ticket e riceve una risposta veloce, precisa, puntuale. E soprattutto personalizzata. Un sistema dove sia sempre possibile sapere a che punto sono i ticket aperti, il nome di chi li sta trattando, e non ci si senta nelle mani di risponditori automatici che sparano incompresibili responsi precompilati. Un sistema “one-to-one”, e non “bot-to-publisher”. (E magari sarebbe bello conoscere a priori il valore del click pagato dall’inserzionista per comparire sul sito dell’editore). Chiedo troppo a chi si fregia del motto Don’t Be Evil? 🙂