Ti rispondo subito: Google, Facebook e pochissimi altri colossi. I dati riportati da un recente studio di eMarketer mostrano infatti che nel 2013 Google divorerĂ  quasi 1/3 dell’intera torta della pubblicitĂ  online:

Online Ad Revenue 2013

la proiezione parla di 38,62 miliardi di dollari (ovvero il 32,84%), su un mercato globale di 117,6 miliardi. Facebook si dovrĂ  “accontentare” del 5,41%, con una fettina da “soli” 6,36 miliardi di dollari. Seguono distanziati altri 2 nomi che han fatto la storia di Internet, ovvero Yahoo! (3,50 miliardi – 2,97%) e Microsoft (2,92 miliardi – 2,49%). La cosa è addirittura piĂą marcata per quanto riguarda il mobile:

Mobile Ad Revenue 2013

qui Google si mette in tasca piĂą della metĂ  delle revenue (53,17%), mentre Facebook – in fortissima crescita rispetto al 2012 – il 15,80%. In altre parole, i 2 brand assieme arrivano al 69% di tutta la pubblicitĂ  che transiterĂ  sui dispositivi mobili nel corso del 2013. Interessante infine notare che la voce “Altri” si è piĂą che dimezzata dal 2011 a oggi, segno che sul palco dell’advertising mobile c’è spazio per sempre meno attori. Concludendo Come giĂ  ribadito piĂą volte su questo blog, se è vero che vengono dirottati sempre piĂą soldi sulla pubblicitĂ  online, è anche vero che la stragrande maggioranza di questi soldi finisce nelle mani di pochi, anzi pochissimi soggetti. Fra questi non ci sono sicuramenti gli editori, men che meno gli editori “di qualitĂ ” o “di nicchia”, che – se utilizzano AdSense – prendono solo le briciole che cadono dalla tavola di Google (e non prendono manco mezzo euro da Facebook, che – almeno ad oggi – non ha ancora un programma di remunerazione pubblicitaria per editori online simile a quello di Google). Sembra quasi che Internet abbia vissuto in meno di un decennio il passaggio dall’era artigianale all’era industriale: come le tante piccole botteghe di quartiere che sono state spazzate via da pochi ipermercati, allo stesso modo i piccoli “smanettoni” iperlocali, se non si sono nel frattempo evoluti, hanno dovuto cedere il posto a realtĂ  molto piĂą strutturate, con parecchio denaro e risorse da investire. Ed esattamente come capita per le piccole botteghe di quartiere, quando sta per aprire un ipermercato in zona potrebbe presentarsi alla porta qualcuno che vuole assumere il bravo panettiere o il bravo salumiere che lavora nel negozietto… sta al gestore capire se è arrivato il momento di abbassare la serranda e salvare (almeno) la sua pellaccia, oppure resistere (magari buttandosi su un prodotto piĂą di nicchia e di maggior qualitĂ ). Se non puoi batterli, unisciti a loro… o almeno diversifica 🙂