buzz marketing 2 - Max Valle

“Preoccupati piรน del tuo carattere che della tua reputazione. Perchรฉ il carattere รจ ciรฒ che tu sei, la reputazione ciรฒ che gli altri pensano tu sia.” Questa frase di John Wooden, probabilmente valida nel mondo del basket NBA, non lo รจ (purtroppo o per fortuna?) nell’era del web 2.0 e dei social media. In un mondo in cui tutto viene scritto, filmato, registrato e successivamente inviato, diffuso, condiviso, questa frase potrebbe essere cosรฌ riscritta (non me ne voglia il mitico coach degli UCLA): “Preoccupati del tuo carattere, ma soprattutto della tua reputazione. Perchรฉ il carattere รจ ciรฒ che tu sei, la reputazione ciรฒ che gli altri dicono tu sia. E oggi quello che gli altri dicono tu sia conta quanto (se non di piรน) di quello che tu sei.” Gestire la tua reputazione online รจ, per questo motivo, di fondamentale importanza (a tal proposito: in questo post mi riferisco per comoditร /convenienza alla brand reputation ma, come รจ ovvio, le mie considerazioni sono in larghissima parte applicabili anche alla personal reputation).

Diamo i numeri! Gli utenti del web sono sempre piรน assidui/costanti (dati Nielsen Online – dic 08):

  • Navigatori italiani: 22 milioni
  • Sessioni per persona: 33
  • Tempo medio per persona: 26 ore e 11 min
  • Pagine per persona: 2.011

Impressionanti anche le dimensioni del fenomeno web 2.0:

  • 16 milioni di utenti (76% del totale)
  • 9 milioni sui blog
  • 9 milioni sui siti di video sharing
  • 12 milioni su community e social network

Sono tanti e, soprattutto, INFLUENTI! Secondo una ricerca presentata all’Osservatorio Multicanalitร  2008 da Giorgio Ferrari di Nielsen:

  • l’85% degli intervistati (base: chi si connette ad internet) รจ abbastanza/molto d’accordo con la frase “Per me internet รจ la fonte principale per cercare informazioni su prodotti e servizi” (era il 74% nel 2007);
  • l’85% degli intervistati (base: totale) รจ propenso al passaparola (“Se sono soddisfatto/deluso da un prodotto/servizio tendo a consigliarlo ad amici e parenti”);
  • il 18% lo fa attraverso internet (“Se sono soddisfatto/deluso da un prodotto/servizio tendo a condividere la mia soddisfazione/insoddisfazione su internet”);
  • al 27% (era il 22% nel 2007) “piace leggere opinioni di altri consumatori sui prodotti/servizi di suo interesse su internet“;
  • al 15% della popolazione italiana รจ capitato di NON comprare un prodotto dopo aver letto un giudizio negativo su internet e al 14% รจ capitato l’esatto contrario.

Brand Reputation Management 2.0 Questi dati, uniti al fatto che il web รจ il primo ambito (in senso temporale) in cui le opinioni dei consumatori su un determinato prodotto si manifestano, spingono sempre piรน aziende a mettere in piedi quello che qualcuno inizia a definire Brand Reputation Management 2.0 (con il supporto di consulenti e/o agenzie specializzate). Il BRM 2.0, a mio parere, deve necessariamente comporsi di tre fasi che – anche se a regime e dopo un’introduzione graduale in linea con i ritmi e le dinamiche interne aziendali – devono procedere di pari passo alimentandosi a vicenda e andando ad instaurare un circolo virtuoso.

Monitorare, Condividere, Partecipare

Monitorare: sapere cosa si dice del tuo brand online รจ il primo e forse piรน importante passo da compiere. Monitorare le discussioni online รจ senzโ€™altro utile per conoscere le opinioni degli utenti piรน attivi, spesso dei veri e propri opinion leader, in modo da ricevere utili indicazioni per indirizzare la comunicazione sui prodotti/brand verso determinati aspetti piuttosto che altri. Il monitoring puรฒ essere effettuato tramite strumenti gratuiti (Google BlogSearch, Twitter Search, Trendpedia, Google Insight, Technorati, Wikio, CoComment, ecc…) o attraverso l’utilizzo di piattaforme professionali a pagamento (Radian6 su tutte). Condividere: nell’era degli UGC e del “Content is the king”, la reputazione di un brand/azienda puรฒ essere costruita anche e soprattutto mettendo a disposizione dei propri consumatori contenuti di qualitร . Ma condividere รจ inteso anche nel senso di “dividere con” i consumatori le fasi di progettazione/sviluppo/pensiero relative a nuovi prodotti/servizi, nuove strategie, ecc… Partecipare: se, come insegna il Cluetrain Manifesto, i mercati sono conversazioni, l’ulteriore passo da compiere per migliorare la propria reputazione รจ partecipare alla conversazione. E gli strumenti per farlo sono sempre piรน numerosi, a cominciare da un eventuale corporate blog, fino ad arrivare all’utilizzo di strumenti “piรน nuovi” come Twitter (ultimamente lo sta facendo benissimo AtacMobile), Facebook, ecc… Attualmente in Italia la fase del monitoraggio รจ quella piรน sviluppata e – di conseguenza – piรน proposta alle aziende da parte di agenzie specializzate e consulenti. Fondamentale รจ, a mio parere, lavorare nella direzione dello sviluppo anche delle altre due fasi. Obiettivo finale del BRM 2.0 dovrebbe infatti essere quello di trarre dal monitoraggio una serie di indicazioni concrete ed operative sulle possibili attivitร  da compiere per attenuare eventuali percezioni negative e per enfatizzare quelle positive. In una sola frase: sviluppare engagement sulla base dell’ascolto. Autore: Davide “kawakumi” Basile (per il TagliaBlog).

Max Valle

Da oltre 30 anni, offro consulenza e servizi digitali ad aziende e professionisti che desiderano far crescere il proprio business. Attraverso l’acquisizione di nuovi clienti in modo etico ed efficace, e l’utilizzo delle piรน recenti tecnologie web, aiuto i miei clienti a raggiungere i loro obiettivi nel pieno rispetto delle normative vigenti.

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