Se dovessi dare un nome al guest post di Augusto Marietti che ho pubblicato 7 settimane esatte fa su questo blog, lo chiamerei la tempesta perfetta. Non credo infatti sarร facile ripetere il caso di un articolo che ha generato quasi 200 commenti, piรน di 1.300 like, piรน di 250 retweet e uno strascico di discussioni e “articoli-figli” davvero notevole. Oggi, a mente fredda, provo a fare una piccola analisi di quanto accaduto, sperando possa offrirti qualche spunto utile.
Affinitร del pubblico
Il successo dell’articolo รจ dovuto, in parte, al pubblico del contenitore nel quale l’articolo รจ stato pubblicato. Dico “in parte” perchรฉ se รจ vero che fra gli interessi degli abituali lettori del TagliaBlog ci sono startup e venture capital, รจ anche vero che buona parte del traffico รจ stato generato da utenti nuovi, “collegati” in qualche modo ai lettori tradizionali ma che non conoscevano il mio blog prima di quel post: il “lato social”, come vedrai piรน in basso, ha fatto la parte da leone.
Carotaggio
Per capire se davvero i lettori del blog avessero fra i loro interessi quello delle startup, ho fatto un annetto di “carotaggi”. Questa รจ una fase importante per capire il tipo di riscontro che possono avere articoli “diversi dai soliti” sul proprio pubblico. Dopo una dozzina di post e guest post sul tema startup, alcuni di questi di buon successo, ho deciso che era il caso di proseguire su quella strada, cercando di sparare fuori il “post perfetto”.
Scelta dei tempi
Il guest post giusto mi รจ arrivato in agosto. Me l’ha mandato Augusto Marietti di Mashape, ma ho subito deciso di non “bruciarlo” in un mese notoriamente molle e vacanziero, dove il pubblico รจ meno attento e piรน propenso a pensare ad altro. Il post di Augusto era davvero notevole, aveva tutti gli elementi per fare il botto, e ho quindi pensato di pubblicarlo il 6 settembre, di lunedรฌ, quando la stragrande maggioranza delle persone รจ rientrata ormai dalle ferie ed รจ tornata con la testa sul lavoro.
Ma scelta dei tempi vuol dire anche capire che i tempi sono maturi per quel genere di argomenti, che in quel preciso momento la gente si aspetta proprio quel tipo di articolo.
Fiuto?
Fiuto significa da un lato scegliere i tempi giusti, dall’altro capire che รจ il momento di cavalcare l’onda. I segnali vanno colti nell’ambiente che ci circonda: parlando con tanta gente mi sono accorto di questa latente insoddisfazione dei giovani (e non solo dei giovani) per il lavoro, per la politica, per il cosiddetto “sistema Italia”. Questa insoddisfazione l’ho vista crescere nel tempo, e quindi ero praticamente certo che quell’articolo avrebbe fatto il botto, perchรฉ conteneva tutti gli elementi giusti per essere dirompente.
Proseguire nella via appena aperta
Al post di Augusto son seguiti altri 2 (ottimi) post piuttosto simili, quello di Max Ciociola e quello di Stefano Passatordi. Nessuno รจ riuscito ad eguagliare il successo dell'”originale”, ma entrambi hanno avuto ottimi ritorni di traffico: il consiglio รจ quindi quello, una volta trovato il filone giusto, di cavarci quanto piรน oro possibile ๐
Un po’ di statistiche…
Son certo che, dopo tante parole, vorrai anche vedere qualche numero circa il pezzo in questione; eccoti accontentato:
Dopo il boom dei primi giorni, a 7 settimane dalla pubblicazione il post continua a registrare quotidianamente diversi accessi, da parecchie decine di parole chiave e siti differenti.
Ma il dato piรน sorprendente รจ probabilmente questo:
Il successo del guest post รจ stato decretato immediatamente dai social (Facebook su tutti), e nei giorni successivi dai tantissimi siti che lo hanno ripreso e linkato (e che consentono al traffico di continuare anche settimane dopo la pubblicazione). Google, perรฒ, non c’entra. Google, per una volta, non รจ la prima fonte di traffico, e non รจ neppure sul podio. Facebook, il passaparola, la viralitร , sono stati i veri vincitori.
E’ vero, probabilmente Google potrร recuperare un po’ di strada nel corso del tempo, portando all’articolo un po’ di accessi da long tail (giร oggi la pagina ha ricevuto traffico da quasi 400 parole chiave diverse). Ma questo piccolo case study non avrebbe potuto esistere solo un paio d’anni fa, senza Facebook, senza Twitter, senza la “socialitร ” che oggi pervade la rete. E che consente a certi pensieri di diffondersi, di aprire dibattiti, di cambiare le cose.