“L’appartenenza non è un insieme casuale di persone, non è il consenso a un’apparente aggregazione“ (Gaber-Luporini)
Amo il Social, son proprio contento che esista, ma veramente felice che quei geni californiani sovrastati dal debole dollaro abbiano inventato Facebook, Twitter e qualsiasi altro contesto o luogo virtuale.
Lo adoro talmente tanto che quando ho scaricato dal geniale iTunes “La canzone dell’appartenenza” del ben più geniale Giorgio Gaber, mi son detto fra me e me: “Va che canzone Sciocial!” Cosi’, forse, l’avrebbe pronunciata il Signor G. Avendo la rara occasione di veder nascere e crescere, per e a cura dell’impareggiabile Paola Maneo, una divisione di Social Marketing nell’azienda dove lavoro, nell’ultimo mese mi son quotidianamente fatto tante e tante domande:
- Come si può fare Social Marketing senza essere artificiosi?
- Che origine hanno i luoghi virtuali?
- Che nessi ci sono con i luoghi reali?
- Si riuscirà a fare Social Marketing senza assomigliare ad alcune cariatidi di agenzie di PR online che strisciano nel web in mod infiltration?
- Da dove partire in un’analisi Social? Dal monitoraggio? Dagli obiettivi?
- Da che tipologie di obiettivi?
“Nooiiii !” (quasi urlato) Un flash rivelatore: la fine della canzone è la chiave: “Sarei certo di cambiare la mia vita se potessi cominciare a dire noi.” Cancellate per cortesia le domande di prima, bruciatele nel camino; son troppo belle e concrete vero?
Ok ma almeno accantonatele. Si può partire a far delle domande senza domandare lo scopo?
Lo scopo di postare in Facebook o di invitare un amico, di costruire una pagina per i Faaaans o di fare un bellissimo, retwitattissimo e succulento tweet in Twitter (come sa fare il mio amico Marco Ziero). Ecco, noi vogliamo dire “NOI”! Ve lo assicuro! Non ci basta il solito: “Io Io Io Io…e ancora, se ci penso: Io”: sembra paradossale ma i Social, i mezzi più egocentrici e futuristici del globo intero, hanno fatto emergere l’antico desiderio di APPARTENENZA.
“L’appartenenza è un’esigenza che si avverte a poco a poco si fa più forte alla presenza di un nemico, di un obiettivo o di uno scopo…”
Segnatevele queste tre parole: nemico, obiettivo, scopo. Non mi interessa che il 97% dei gruppi su Facebook siano un’apparente aggregazione, o meglio, mi interessa molto: so che c’è un 3% con il quale posso dialogare, posso lavorare, posso seriamente comunicare (mettere in comune un bene, e non solo un bene “morale”).
C’è un 3, un 6 o anche, stando larghi, un bel 10% di Socialmen che hanno qualcosa di forte, che appartengono a qualcosa o a qualcuno, a un’obiettivo o ad uno scopo: ecco, cosi’ si può fare o iniziare a fare Social Marketing.
L’efficacia monetaria del Social Marketing o l’€, per capirci, è sempre direttamente proporzionale all’Appartenenza Sociale. Anzi la relazione, si capisce, è esponenziale… E allora: quale livello di appartenenza hanno le tipologie di gruppi o di communities che mi interessano? Che scopo anno? Che grado di affezione implica quello scopo nei partecipanti? Che positività ha il gruppo?
Perchè qualsiasi gruppo sicuramente valido, anche per far Business, è positivo! Allora si che si inizia a cercare, scoprire e monitorare e dialogare (dia-logos: e quindi usare la ragione in 2 per uno scopo) con chi veramente appartiene ad un gruppo, ad un forum, ad una lista e con chi li ha creati; tirar su il telefono o la webcam e discutere con loro su come fare win-win e non fare plin-plin. 😉
Questo vale per gruppi che creano altri o per i gruppi che creiamo noi. Sarà cosi’ che tutti i banner, gli annunci e la pubblicità che staranno attorno al “nostro gruppo” di fiducia saranno preziosi, saranno veramente come un “buon consiglio”. E vedrete che ci troveremo a farlo alla Gaber, semplici e con quell’aria più vitale, che è davvero contagiosa!
Con il sapore del Social marketing che vien su, come sale il profumo di un buon sugo dal fuoco familiare.
Autore: Marco Massara (Search e SEO Marketing Director di Businessfinder) per il Max Valle