In un primo momento ho pensato ad un problema tecnico di Facebook. In quale altro modo potevo passare, in pochi giorni, da 700 e oltre 4.000 fan su Facebook? Per esseri chiari, i fan non erano propriamente miei fan. Erano fan di un mio libro, pubblicato 2 anni prima, chiamato “Shut Up, I’m Talking“. Come ad ogni altro autore, mi era stato ripetutamente detto che i social network sono di importanza fondamentale per la promozione di un libro, e così quando il libro è uscito ho creato una fan page su Facebook, che ha iniziato lentamente a guadagnare fan. I primi 100 erano amici e parenti, e da quelli in poi una manciata di lettori del libro si aggiungeva ogni settimana, fino ad arrivare a 700 fan. Ecco perché quando ho visto “4.000 fan” sullo schermo del mio PC non potevo credere a quello che vedevo. Chi erano quelle persone? 2 anni dopo aver creato la pagina, sembrava che questa avesse guadagnato fan in un attimo. Mi sono chiesto se questo improvviso interesse nei confronti del libro fosse scaturito da alcune recensioni positive uscite molto in ritardo, e pubblicate da qualche parte. Ma non sono riuscito a trovarle, e quindi ho pensato che la cosa più probabile fosse un problema di Facebook. Ho chiuso il sito e non me ne sono più curato, non sapendo che intanto la mia “legione di fan” stava continuando a crescere ad un ritmo esponenziale. Aspettando che Facebook risolvesse quello che io credevo un problema, mi collegai la sera e vidi 1.000 fan in più, arrivando quindi ad un totale di oltre 5.000. Il mattino dopo erano già 7.000, e questa crescita esplosiva continuò nei giorni a venire. Raddoppiavano di giorno in giorno, fino ad arrivare ad una crescita di 25.000 nuovi fan su base giornaliera. Tieni presente che il numero dei fan aveva ormai di gran lunga superato il numero di copie del libro stampate. Quindi, nel periodo in cui i fan crescevano di 100.000 alla settimana, ero davvero in uno stato confusionale. Era semplicemente folle. Quando il numero di fan superò quota 250.000, ho iniziato a sentirmi un po’ “sotto assedio”. Era una specie di scherzo? Chi erano queste 250.000 persone, e cosa volevano da me? Devo contattarle tramite Facebook? Se sì, cosa dovrei dire loro? Non avevo idea del messaggio da mandare, e così ho continuato a tacere. Ma la cosa mi rendeva sempre più inquieto e paranoico. Nel frattempo, il numero dei fan continua a salire. Molto rapidamente, avevo superato quello di celebrità come Brad Pitt e Spike Lee, o di paesi come la Spagna. Col passare del tempo, la pagina fan del mio libro aveva superato quella di autori famosi come J.K. Rowling e Dan Brown. Ben presto superò anche i fan di New York City. E’ stato sbalorditivo, bizzarro e snervante, soprattutto perché non capivo quello che stava succedendo dietro. Solo quando ho notato alcuni messaggi di questi fan postati sul “Wall” della mia pagina ho capito quello che stava succedento. Erano messaggi del tipo: “Yeah, stavo dicendo qualcosa e mia madre mi ha interrotto, e le ho detto ‘Shut Up, I’m Talking!’ LOL!” oppure “Bella pagina! Anche io odio quando la gente mi parla sopra!” Stavo capendo quello che era successo. Anche se la fan page mostra la copertina e spiega che è pubblicato da Simon & Schuster, la stragrande maggioranza di questi fan è inconsapevole che sia un libro. Sono diventati semplicemente fan della frase “Shut Up, I’m Talking!” Ho scoperto che sono quel genere di persone che diventano fan di pagine tipo “Cose da picchiare” o “Odio quando trovo le impronte digitali su tutto il mio telefono”. E ogni volta che uno di questi diventa fan della mia pagina (“Shut Up, I’m Talking!”), la sua cerchia di amici lo segue ciecamente, causando un effetto virale spaventoso. Quando ho descritto questa cosa al mio editore lei è rimasta sconcertata quanto me, ma ha notato che era stranamente in sintonia col mio libro. “Shut Up, I’m Talking!”, infatti, è un libro di memorie, scritto quando avevo 25 anni e mi sono ritrovato casualmente a lavorare come autore di discorsi per il governo israeliano, prima presso le Nazioni Unite e poi presso l’Ufficio del Consiglio dei Ministri – pur non essendo israeliano. Fino a quando lei non me lo ha fatto notare, non avevo pensato a come la mia involontaria popolarità su Facebook faccia parte di questi eventi casuali, e c’è qualcosa di vero nella sua osservazione. Sebbene il tasso di crescita ha rallentato un po’, la pagina oggi ha circa 700.000 fan. Sono più di quelli del New York Times, ma c’è qualcosa di insoddisfacente e di quasi “agrodolce” in questa esperienza. Ad un certo punto ho avuto 700 fan che avevano davvero letto il mio libro e ai quali, presumibilmente, era piaciuto. Ora ho 1.000 volte quel numero, ma la maggior parte di questi non ne ha mai sentito parlare. Non ho ancora inviato un messaggio al mio “esercito di fan accidentali”, perché non so cosa dire. Ad essere onesto, se scrivessi quello che realmente penso di loro, probabilmente non sarebbe troppo lusinghiero. Ma credo che forse è venuto il momento di stabilire un contatto e almeno far sapere loro che sono stati citati qui. In questo momento storico, gli autori di libri sono certi che la strada del successo è online (come ne sono certi tutti coloro che hanno una attività). Ma mentre su YouTube il video di un uomo che inciampa su un cane e finisce con la testa dentro una toilette può diventare popolarissimo, una campagna pubblicitaria online ben orchestrata e ben finanziata, per un politico o per un film di Hollywood, può non avere successo – facendo sembrare impossibile prevedere cosa “tira” nel selvaggio cyberspazio. Eppure sembra che editori ed autori non abbiano altra scelta che tenere duro, cercando in qualche modo di capire come sfruttare adeguatamente Internet. Visto come sta andando l’editoria, credo che gli autori dovrebbero cercare di ottenere attenzione in tutti modi possibili, anche se questi sono completamente sbagliati. Se i miei fan online non riescono nemmeno a capire che sono fan di un libro, non sono molto ottimista sul fatto che leggeranno il libro in questione – o qualsiasi altro libro su quel tema. Ma ora è uscita l’edizione economica di “Shut Up, I’m Talking”, e quindi spero, contro tutte le probabilità, che una piccolissima parte di queste persone l’acquisteranno. Anche tu dovresti sperarci. In fin dei conti, 700.000 fan non possono sbagliare. Liberamente tradotto da “How I Accidentally Got 700,000 Fans on Facebook”, di Gregory Levey.