Qualche giorno fa Matt Cutts ha esposto la sua visione sul futuro di Google, rispondendo alla seguente domanda: “Google ha rivoluzionato il mercato dei motori di ricerca negli anni ’90, valutando i link ricevuti dai siti web anziché i contenuti (come facevano gli altri motori). Aggiornamenti come Panda e Penguin mostrano uno spostamento di Google verso l’importanza dei contenuti. I backlink perderanno quindi la loro importanza?”

Questa la sua risposta, tradotta dal sottoscritto: “Quello che stiamo cercando di fare è capire come una particolare pagina incontri le esigenze di informazione dell’utente, e a volte i backlink sono utili a tale scopo. E’ utile scoprire che reputazione ha un sito web o una pagina, ma soprattutto agli utenti importa della qualità dei contenuti della pagina sulla quale sono arrivati. Quindi penso che nel corso del tempo, i backlink diventeranno sempre meno importanti. Se fossimo davvero in grado di affermare “Danny Sullivan ha scritto questo articolo, o Vanessa Fox ha scritto questo articolo”, questo ci aiuterebbe a capire, “OK, è qualcosa di un esperto – esperto in un particolare ambito -“ e anche se non sappiamo chi effettivamente ha scritto quel qualcosa, Google sta continuamente migliorando la comprensione del linguaggio. Una delle aree più importanti nella quale stiamo investendo nei mesi a venire, è cercare di comprendere la “ricerca conversazionale” (conversational search), quel tipo di ricerca dove è possibile parlare con una macchina, e quella sarà in grado di capirti (anche se non usi solo parole chiave) e di rispondere a cose come: “Quando è alto Justin Bieber?” e poi “Quando è nato?” in modo che Google capisca che la seconda domanda è riferita alla prima. Per fare ciò dobbiamo comprendere meglio il linguaggio naturale. Quindi penso che dobbiamo comprendere meglio chi scrive, cosa scrive e il significato reale del contenuto, e inevitabilmente, nel corso del tempo, ci sarà un po’ meno enfasi sui link. Ma mi aspetto che nei prossimi anni continueremo comunque ad utilizzare i link per valutare la reputazione di base delle pagine e dei siti web.” Quindi cosa ci aspetta? Alla luce dell’ennesimo video di Cutts, possiamo tratteggiare sostanzialmente 3 scenari (non distinti, ma sovrapposti):

  1. aumenterà l’importanza dei segnali sociali: già nel 2010 Matt Cutts dichiarò: “sì, posso confermare: utilizziamo i link di Twitter e Facebook nel ranking”, e anche “utilizziamo ora questi fattori mostrando lo streaming nella Real-Time Search, ma stiamo lavorando per cercare di farne un uso più ampio anche nella web search.” Successivamente Google smentì più volte la cosa, ma a inizio 2014 Cutts è tornato sul tema ipotizzando che “nell’arco di tempo di una decina d’anni saremo in grado di comprendere meglio le identità e le connessioni sociali fra le persone”, cosa che fa pensare ad una maggior rilevanza degli apprezzamenti e delle attività social nel prossimo futuro, e rende contestualmente assai poco plausibile la chiusura di Google+, riportata da molti noti siti web solo qualche giorno fa
  2. aumenterà l’importanza dell’authorship: più in generale, Google cercherà di individuare gli “autori esperti”, per posizionare meglio i loro contenuti nelle SERP. Come per i social, da Google si sono avute varie conferme e smentite su questo tema: per esempio, a Febbraio 2013 Eric Schmidt affermò che “all’interno dei risultati, le informazioni legate a profili verificati avranno un posizionamento migliore rispetto ai contenuti che non hanno passato questa verifica”, mentre ad Ottobre 2013 John Mueller smentì il collega: “non utilizziamo l’authorship ai fini del ranking”. L’ultima dichiarazione di Matt Cutts, datata 4 Dicembre 2013, sembra però più vicina a quanto espresso nel video qui sopra: “stiamo cercando di capire quali sono le “autorità” nei singoli piccoli ambiti tematici, e quindi come possiamo fare in modo che questi siti vengano mostrati.”
  3. si andrà verso la “ricerca conversazionale”: curiosamente Cutts non fa il nome di Hummingbird, l’algoritmo di Google lanciato a Settembre 2013 proprio con l’intento di comprendere il completo significato della query, andando oltre le singole parole chiave. Eppure Cutts dovrebbe sapere bene che la risposta a molte “query concatenate” funziona già da diversi mesi; basta provare qualche ricerca vocale con Chrome o Google Now. Per esempio, puoi chiedere a Google “Chi è il presidente USA?”, e successivamente “Chi è sua moglie?” o “Chi è il suo vicepresidente?”, e otterrai una risposta corretta e pertinente.

E i link? Che fine faranno? Nel brevissimo futuro, non credo che le cose cambieranno: per ora Google si regge in gran parte sui link, e anche se Cutts ha dichiarato di recente che una versione di Google “senza link” gironzola già da tempo nei laboratori dell’azienda, ha comunque ammesso che la qualità dei risultati di quell’esperimento è davvero penosa. E’ però interessante notare che altri motori hanno già imboccato questa via: Alexander Sadovsky di Yandex, il più noto motore di ricerca russo, ha infatti affermato qualche mese fa di non considerare più i link come fattore di ranking, per quanto riguarda le query di carattere commerciale. Prepariamoci dunque ad una transizione lenta e morbida: il mio consiglio è quello di usare già da ora tutte le leve a nostra disposizione…