Personalmente sono convinto che Zuckerberg odi Google, e anche che Google odi Facebook. Se lo hai notato, i 2 contendenti si ignorano, o almeno fingono di farlo. Evitano accuratamente di pronunciare il nome del “rivale”, ma poi cercano di invadere il terreno di gioco dell’altro: da un lato Facebook stringe accordi con Bing, dall’altro Google si inventa una sorta di Like (e Larry Page promette bonus in caso di successo della “social strategy”). Ora però pare che Facebook abbia esagerato. Tha Daily Beast racconta di un mistero che ha aleggiato per alcuni giorni nella Silicon Valley: qualcuno si è rivolto alla nota agenzia di PR Burson-Marsteller per cercare di diffondere articoli anti-Google sui giornali, articoli riguardanti una presunta invasione e violazione della privacy da parte della feature “Social Circle” di Google. Burson-Marsteller si è rivolta ad un blogger influente, con la promessa di riuscire a far piazzare il suo pezzo su siti come The Washington Post, Politico e The Huffington Post: peccato che Christopher Soghoian – questo il nome del blogger – non solo non ha accettato, ma ha pure pubblicato lo scambio di email avvenuto con BM, storia ripresa e amplificata alla grande anche da USA Today. E mentre tutti puntavano il dito verso Apple e Microsoft, ecco che è emerso il vero colpevole: Facebook. Di fronte all’evidenza, un portavoce di Facebook avrebbe incredibilmente ammesso la cosa, adducendo 2 motivi: 1. “Google sta facendo alcune cose, nell’ambito del social network, che sollevano problemi di privacy” (da che pulpito viene la predica…) 2. “Google tenta di utilizzare i dati di Facebook all’interno del proprio servizio di social networking” (se lo fa nel rispetto dei termini di servizio e delle licenze d’uso non capisco la critica, se lo fa violandole le cose si sistemano in tribunale, a mio parere…) C’è un proverbio che recita “in guerra e in amore tutto è lecito”, ma personalmente non credo siano queste le armi con cui Facebook dovrebbe combattere Google. La trovo una azione stupita, una brutta caduta di stile, che semmai mette in luce la paura e il timore di Facebook nei confronti del “lato sociale” di Google, preoccupazioni che non avrei mai immaginato che Facebook potesse nutrire nei confronti di nessuno. Il goffo e maldestro tentativo volto a screditare Google, ricade dunque addosso a Facebook: e quando accadono queste cose, ecco che la famosa e tanto ambita reputazione prende una sonora mazzata, ecco che le certezze vengono meno (“non avrei mai detto che Facebook avesse paura di Google…”), ecco che emergono dubbi che non t’immagini (“e se non fosse la prima volta che Facebook cerca di mettere in giro certe voci?”). Occhio dunque a come ci si muove online: il castello della reputazione si costruisce con tanta fatica e in un sacco di tempo, ma basta una mossa azzardata a far crollare qualche torre… se non addirittura tutto il castello.