In questi ultimi mesi si è letto molto di quelle che da più parti sono state chiamate le Geolocation Wars. E se è vero che l’agenda setting 2.0 viene scandita da Google Trends e le SERP in tempo reale (e giù tutti a scrivere di geolocalizzazione!), quanto del fenomeno Gowalla vs Foursquare è da considerarsi reale? Sicuramente i social network stanno diventando mobile, ci sono mercati come quello indonesiano dove praticamente tutti gli accessi a Facebook avvengono tramite smart phone/telefono cellulare. Inoltre negli Stati Uniti sembra che i Location Based Social Network, nello specifico Gowalla e Foursquare, siano diventati il nuovo punto di riferimento per chiunque voglia bussare alla porta di un venture capital. Un paio di bullet point sui nostri due protagonisti: • funzionano su iPhone, Android, Blackberry, Palm e browser “mobile” serve un ricevitore GPS e una connessione ad Internet • ci si ferma fuori dal nostro locale preferito, se è presente si fa un “check-in” se non è presente si aggiunge al database (tramite triangolazione GPS) e si fa il “check-in” chi fa più check-in diventa “mayor” (nel caso di Foursquare) o riceve “badge” Ci sono alcune reason why che spingono gli attuali utilizzatori di Gowalla e Foursquare ad accumulare check-in nei locali dove si trovano. Il primo motivo che mi è venuto in mente consiste nel meccanismo di badge e l’aspetto ludico/edonistico di avere un profilo addobbato “tipo albero di Natale”. Qualcosa che ha fatto in parte la fortuna di Facebook, Farmville e, tempo addietro, MySpace.

Spot in Gowalla

Il secondo riguarda la componente social: tutti gli amici su Gowalla/Foursquare vengono avvisati che abbiamo appena “checkinato” un locale. Niente più Carrambate all’aperitivo delle sette: se c’è qualche amico in zona il telefono gli vibra con tanto di notifica push, risparmiandoci la fatica di fare due telefonate. La terza reason why è strettamente legata alla precedente: se siamo dei trend setter potremmo far leva sulla nostra attività di “checkini dell’aperitivo” per bere a scrocco 2.0, il titolare del locale non deve far altro che premiare il suo mayor (cioè noi). La quarta invece la dedico ai pigri dello status: con un click (“check-in”) partono dispacci su Facebook, Twitter, FriendFeed, Live Messenger, Orkut, Linkedin e chi più ne ha più ne metta. Animali sociali, duepuntozero, col minimo sforzo. La quinta e ultima potrebbe riguardare la ricerca di locali in zona, un po’ quello che ci ha abituati a fare Around Me per iPhone: nel caso di Gowalla gli esercizi sono suddivisi per tipologie/categorie, corredati da foto, commenti e contenuti UGC. Non resta che vedere dove i nostri amici vanno più spesso… o semplicemente optare per quelli di maggior successo.

Nearby Spots in Gowalla

Entriamo nel vivo: come stiamo messi in Italia? Ho tentato di contattare gli uffici stampa di Foursquare e Gowalla ma, come ogni buona startup che si rispetti, è tutto in beta, quindi mi sono dovuto “arrangiare” per conto mio. Se volete sapere il numero di check-in totali, gli spot o gli iscritti in Italia mi dispiace, ma non sono riuscito a scoprirli. Davide, urgono ripetizioni sulla teoria dei zero gradi di separazione!! 😀 In compenso ci sono numerose altre “metriche” che mi sono tornate utili quando ho deciso di fare un po’ di luce. Partiamo da Google: Foursquare genera 450.000 query di ricerca globali, di cui 4.400 “locali”. Gowalla non rientra nemmeno in questa classifica, il rapporto è impietoso: sono 33.100 le query su scala globale e “dati insufficienti” su scala locale. I numeri in sono falsati, l’applicazione è mobile e gran parte del traffico non passa dai server di Big G. Ma sicuramente un indicatore del fenomeno ce lo danno. Passando a Google Trends, in entrambi i casi su scala internazionale si parla di Breakout con dati che nella peggiore delle ipotesi si assestano sul 1.100%. Anche in questo caso il confronto con l’Italia è impietoso: se Foursquare qualcosa riesce a portare a casa, il volume di Gowalla su scala nazionale è troppo basso per essere statisticamente rilevante. Insomma possiamo dire che Foursquare conduce questa competizione, ma si tratterebbe di un vincitore decisamente spompato: su Google nel mese di Marzo la parola “meteorismo” (per esempio) ha generato un volume di ricerca 9 volte superiore. Continuando a giocare con Google Trends ho paragonato Foursquare, Twitter e Facebook. I numeri sono spietati: in scala Facebook si rapporta a Twitter 83 a 0, con Twitter che rapportato da solo a Foursquare presenta un risultato di 58 a 0. Chiudo la triste sequenza con un Foursquare vs Gowalla, 19 a 0. Colonna sonora ufficiale: Tutti gli Zeri del mondo 😀

Facebook vs Twitter

Twitter vs Foursquare

Ho poi dato un’occhiata a PositionApp, l’equivalente (più o meno) di Google Trends ma per iPhone: in questo caso la disputa si porta su numeri più incoraggianti: nel loro segmento (Social Networks) Gowalla si posiziona al 42esimo posto, dietro a Foursquare che occupa la 28esima posizione. A titolo di paragone Facebook occupa stabilmente la prima posizione, Bump la seconda, Twitterrific la tredicesima e Linkedin la quattordicesima.

PositionApp

Una cosa è certa: all’estero ancora oggi non si parla d’altro, in Svezia Gowalla ha spopolato, e TechCrunch non chiude una giornata senza far scomodare Foursquare dalla Crunchbase. Una domanda “da Tagliaerbe” però va fatta: quanto degli 80 milioni “on paper” sono merito di asset e customer base, e quanto da chiacchiere un po’ troppo cinguettate tra maven e tech-guru della Silicon Valley? Autore: Stefano “Jimmy3dita” Pepe, per il TagliaBlog.