E’ ormai chiara l’idea che Mark Zuckerberg, CEO e fondatore di Facebook, ha della privacy. Prima si spinge oltre a ciò che la gente considera tollerabile. Poi si scusa e rassicura gli utenti che hanno il pieno controllo dei loro dati. Ma raramente fa un passo indietro, e di solito reintroduce caratteristiche simili a quelle che ha tolto in un secondo momento, quando l’utente sembra più pronto ad accettarle. Dei 25 post che Zuckerberg ha pubblicato sul blog di Facebook negli ultimi 5 anni – incluso quello di qualche giorno fa riguardande la diatriba con la FTC – 10 sono stati scritti per cercare di risolvere delle lamentele (i restanti sono celebrazioni di suoi traguardi personali e nuovi prodotti). Nei post ci sono alcuni temi comuni. Zuckerberg, quasi sempre, dice agli utenti che il cambiamento è difficile, e spesso fa riferimento ai primi giorni di Facebook, quando il social network aveva ben poche delle funzioni che i suoi utenti oggi amano tanto. Dice che la condivisione unita ad un mondo più aperto e connesso è una cosa buona, e che lui apprezza tutti i feedback che riceve. Sembra quasi che Zuckerberg sia orgoglioso di offrire le sue scuse sincere, ma in realtà non ammette di aver sbagliato; gli dispiace solamente di come la novità è stata implementata o (mal) percepita. Ecco la prima perla. Il 29 Agosto 2006, Zuckerberg ha scritto il suo primo post sul blog di Facebook. E’ stato una “pre-scusa”, un avvertimento agli utenti di un imminente cambiamento che potrebbe non piacere – probabilmente riferito al news feed e all’apertura del sito ad un pubblico “generalista”. “Quando in passato abbiamo introdotto delle modifiche, un sacco di persone sono rimaste sconvolte e ci hanno chiesto via email di riportare tutto come era prima. Il cambiamento può essere disorientante, ma lo facciamo perché siamo sicuri che renderà il sito migliore.” E in effetti la settimana seguente gli utenti impazzirono, a causa dell’introduzione del news feed. In quell’occasione Zuckerberg scrisse la famosa frase “Calmatevi. Respirate. Vi stiamo ascoltando”. “Non abbiamo tolto nessuna opzione relativa alla privacy. [Le tue opzioni della privacy rimangono le stesse]. Le regole della privacy non sono cambiate. Nessuna delle tue informazioni è visibile a chi non poteva già vederle prima delle modifiche.” Ma più tardi Zuckerberg fu costretto ad ammettere che “stavolta abbiamo fatto un po’ di casino”, sia riguardo alla messaggistica che nella funzionalità del news feed. Trascorso un anno senza post, arrivò quello dei “Pensieri su Beacon” – la tristemente famosa feature che condivideva automaticamente le attività degli utenti effettuate su altri siti all’interno di Facebook. In quell’occasione Zuckerberg scrisse: “Abbiamo fatto un sacco di errori implementando questa funzionalità, e ne abbiamo fatti ancora di più per come abbiamo gestito la cosa. Abbiamo semplicemente fatto un pessimo lavoro con questa release, e me ne scuso.” A seguito di questo fatto, Facebook ha iniziato a gestire diversamente il lancio di nuovi prodotti. In alcuni casi li fa provare prima ad un gruppo di utenti, in altri permette all’utente di sperimentare la novità. Alcuni prodotti vengono invece rilasciati a tutti gli utenti contemporaneamente; in realtà non sembra esserci un approccio standard. Ma gli utenti continuano a lamentarsi – come quando il redesign del 2008 fece assomigliare il news feed ad un elenco cronologico in stile Twitter. La cosa non aveva a che fare con la privacy, ma comunque il cambiamento dell’interfaccia non piacque a moltissimi utenti. In quell’occasione Zuckerberg replicò che sarebbe stato difficile supportare entrambe le versioni del newsfeed. Poi, a inizio 2009, scoppiò la controversia sul cambiamento dei terms of use di Facebook e su chi possedeva le informazioni degli utenti. Su questo tema Zuckerberg scrisse ben 3 post. Alla fine dell’anno Facebook fece alcune importanti modifiche alle impostazioni della privacy, che scatenarono critiche diffuse. E la questione della privacy di Facebook entrò con prepotenza all’interno dei media. Facebook rispose a Maggio del 2010 con una revisione dei privacy setting. In questo caso Zuckerberg fece pubblicare dal Washington Post un suo articolo per giustificare i cambiamenti annunciati nel suo post sul blog di Facebook; scrisse: “Facebook sta crescendo rapidamente. E’ diventata una community con più di 400 milioni di persone in pochi anni. E’ una sfida cercare di soddisfare così tanta gente nel corso del tempo, per cui ci muoviamo rapidamente per dare a questa community nuovi modi di connettersi con il “web sociale” e fra gli utenti stessi. A volte ci muoviamo troppo in fretta – e stiamo rispondendo alle recenti preoccupazioni che la cosa ha sollevato.” “A volte ci muoviamo troppo in fretta” sembra più un tentativo di minimizzare che un tentativo di scusarsi. “E’ un commento sull’esecuzione di una policy, e non sulla policy stessa”, scrisse John Paczkowski. Questo ci porta ai giorni nostri, nei quali Zuckerberg accampa scuse nei confronti della FTC; questa volta cerca di sostenere che Facebook, durante la sua esistenza, ha fatto molte più cose buone che cattive sul tema della privacy. “Ho fondato Facebook sull’idea che le persone vogliono condividere e connettersi con le persone della loro vita, ma per fare questo tutti hanno bisogno di un completo controllo su ciò che condividono in ogni momento. Nel complesso, penso che nel tempo abbiamo sempre dato trasparenza e controllo su chi può vedere i dati degli utenti. Detto questo, sono il primo ad ammettere che abbiamo fatto un sacco di errori.” Liberamente tradotto da The Apologies of Zuckerberg: A Retrospective, di Liz Gannes.