Nella giornata di Domenica 17 Agosto 2014, sono fioccate parecchie segnalazioni poco piacevoli all’interno dei Google Webmaster Tools di molti SEO e webmaster italiani. Il caso ha ricordato molto da vicino quello di Marzo, quando fu Matt Cutts in persona ad annunciare una penalizzazione per link innaturali in Italia: in quell’occasione, però, non si capirono esattamente i contorni dell’operazione, ovvero quanti e quali soggetti fossero finiti nel mirino di Google.
Più probabilmente, non essendo presenti dalle nostre parti dei veri e propri network preposti alla compra-vendita di link, i penalizzati di allora furono solo gli “ultimi anelli della catena”, ovvero i webmaster di siti web e i blogger che facevano un’uso un po’ leggerino di article marketing o guest blogging.
Ma questa volta le cose stanno diversamente. Inizialmente si è pensato al rilascio di Penguin 3.0, perché John Mueller, durante un Hangout tenuto proprio il giorno di Ferragosto, si è lasciato andare a dichiarazioni del tipo “i nostri ingegneri ci stanno lavorando”, “ci vorrà ancora un po’, ma non troppo”, ma soprattutto “non verrà lanciato questa mattina”. “Se non il 15 Agosto sarà appena dopo”, han pensato in molti. E quindi, con l’arrivo delle segnalazioni via Webmaster Tools 48 ore dopo, accompagnate (spesso) da un brusco calo nel ranking, han fatto 2+2=4: è il Penguin 3.0!
E invece no. Innanzitutto non mi risulta che il Penguin mandi delle segnalazioni per iscritto: quando colpisce lo fa “in silenzio”, senza avvisi nel Webmaster Tools. Quindi doveva essere qualcosa di diverso. Ma cosa? Johannes Mehlem lo ha spiegato in tedesco nella giornata di lunedì, e poche ore dopo è arrivata la conferma anche in lingua inglese:
Come parte dei nostri sforzi per promuovere risultati di ricerca di alta qualità, stiamo prendendo provvedimenti nei confronti di un network di link europeo e di uno tedesco. Controlla le nostre linee guida riguardanti gli schemi di link per assicurarti che il tuo sito non abbia a che fare con pratiche di link ingannevoli! Se hai assunto qualcuno a lavorare sul tuo sito, come ad esempio un SEO, controlla se utilizza pratiche illecite esaminando gli esempi che trovi nella pagina sugli schemi di link.
Ma quali sono questi 2 network penalizzati?
Uno si dice sia Rankseller, l’altro Teliad. Su quest’ultimo si sono concentrate le attenzioni dei più, perché essendo parecchio utilizzato in Italia diversi webmaster hanno immediatamente collegato la notifica nei Webmaster Tools al fatto di avere venduto link tramite quella piattaforma: in pratica sono stati ammoniti da Google per link in uscita innaturali. (Sottolineo che nel contempo altri han ricevuto notifiche per link in ingresso innaturali, in certi casi addirittura link nofollow, cosa che fa pensare che l’azione non si sia limitata solo ai link trattati da Teliad o Rankseller). E pure Teliad non è stata risparmiata dalla furia di Google: se cerchi col nome del brand sul motore di ricerca, il sito risulta sparito della SERP.
Perché Google ha penalizzato Teliad?
Per il solito vecchio e stranoto motivo: Google NON vuole l’
Acquisto o vendita di link per aumentare la classificazione PageRank. Ciò include lo scambio di denaro in relazione a link o post che contengono link, lo scambio di beni o servizi in relazione a link o l’invio a qualcuno di un prodotto “gratuito” in cambio di una recensione positiva e dell’inclusione di un link.
E’ scritto da una vita nelle sue linee guida. E non vuole nemmeno
Inserzioni o pubblicità nativa che prevedono la ricezione di un pagamento per gli articoli che includono link per trasferire il PageRank.
E neanche
Link con anchor text ottimizzato in articoli o comunicati stampa distribuiti su altri siti.
Ora, se vai sul sito di Teliad e scarichi la “Guida Publisher”, puoi leggerci dentro cose come
I post link sono prenotazioni su pagine di articoli di un blog o una pagina di news. Si trovano in articoli di news già redatti su pagine web che offrono un newsfeed. Per la scelta sono disponibili parole presenti nel contenuto, ma si può anche proporre una nuova parola che verrà linkata come anchor text. Per il prodotto post link accettiamo solo blog e pagine di news con articoli di qualità, redatti personalmente. Attraverso la ricerca di offerte tramite parola chiave gli advertiser trovano rapidamente le offerte adatte per il loro link building. Negli articoli prenotati verrà linkata la parola chiave a richiesta.
Tradotto: è possibile acquistare link con anchor text personalizzato. O anche
L’attributo nofollow deve solo essere applicato se viene richiesto espressamente dall’advertiser.
Tradotto: i link sono praticamente tutti “senza filtro”. E infine sul sito si parla di “redditizia fonte di guadagno”, “pagamenti puntuali”, e “vendita di backlink rilevanti per i motori di ricerca”. E si dice che “già inserendo un semplice link nel vostro content esistente potete ricevere ogni mese denaro in contanti”. Tradotto: i link sono venduti in cambio di denaro. In sintesi: Teliad ha violato le 3 regole base di Google circa la compravendita di link, e Google ha punito sia il venditore che gli acquirenti.
Quale futuro per i Link Network?
Ricordo che già nel 2007 Text Link Ads, allora notissimo venditore di link testuali, fece la stessa identica fine di Teliad: sparì dalle SERP di Google per il nome del brand (che, guarda caso, era anche una delle parole chiave da cui riceveva più traffico, ovvero text link ads). Mi sembra quindi molto miope e soprattutto rischioso cercare di fare più o meno lo stesso business a 7 anni di distanza, quando Google ha ripetuto in tutti i modi che non tollera quel genere di link: si vive camminando sul bordo del burrone, col perenne rischio di finirci dentro.
Teliad e altre aziende simili propongono in effetti anche altri servizi, solitamente centrati sul Content Marketing, ma il Link Building, venduto con la promessa di migliorare il posizionamento sui motori di ricerca, fa sempre la parte del leone: e periodicamente Google penalizza questi siti, come già avvenuto nei mesi scorsi in Germania, Francia, Polonia, e Spagna. Se mi sforzo nel cercare un futuro per questi network, l’unica cosa che mi viene in mente è quella di vendere traffico qualificato.
Non link, non manipolazione del ranking, non cose che infastidiscono i motori di ricerca, ma visite di qualità: utenti interessati ai contenuti, al tema del sito, utenti che non rimbalzano via dopo pochi secondi, utenti che fanno azioni reali, che comprano qualcosa, che convertono. Che poi è quello che davvero vuole chiunque abbia un’attività su Internet, no? 🙂
UPDATE: Teliad ha diffuso questo comunicato stampa nel quale chiarisce la sua posizione sui fatti (ringrazio Sarah per la segnalazione):
UPDATE n.2: l’8 Settembre 2014 Teliad ha annunciato una operazione di rebranding, mutando il nome del marchio in SeedingUp. Il motivo è stato così chiarito nel comunicato stampa:
Il nome del nostro marchio precedente, teliad, abbreviazione di Text Link Advertising, non corrisponde più da tempo a un contesto di sviluppo di servizi di Content Marketing. Eppure teliad è percepito tutt’ora come un marketplace di backlink o addirittura come un link network. Il nuovo nome SeedingUp si basa sui reali punti cardine dell’offerta: il Content Marketing e l’avvio di campagne di marketing virale online tramite il Content Marketing.