Nell’ambito della SEO non proprio “pulita”, si parla piuttosto spesso di Private Blog Network, o di PBN (dove la B, per qualcuno, NON sta per “blog”, ma per “backlink” 😉 ).
Ti anticipo subito che questa pratica è fortemente osteggiata da Google, che ha penalizzato diversi PBN nel corso degli anni (ultimo caso riportato dai media a Settembre del 2014, mentre in Italia arrivò una penalizzazione per link innaturali qualche mese prima): sconsiglio pertanto di buttarsi nella creazione di un Private Blog Network, se vuoi dormire sonni tranquilli (e soprattutto se vuoi far dormire sonni tranquilli ai tuoi clienti!).
Cos’è un Private Blog Network (o PBN)?
Un Private Blog Network (PBN) è un insieme di siti/blog sul quale hai il 100% del controllo e della gestione.
Questi blog possono essere su piattaforme gratuite (Blogger/Blogspot, WordPress.com, Altervista, etc.), o più spesso su domini + spazi web acquistati.
In quest’ultimo caso, che è anche il più comune, si tende ad acquistare domini scaduti, sotto i quali esistevano siti con contenuti e che nel corso del tempo hanno avuto modo di ottenere buoni link.
Ovviamente è possibile creare un PBN partendo da zero, acquistando domini nuovi di zecca e pubblicando nuovi contenuti, ma occorrerà molto più tempo e fatica per mettere in piedi un network che possa ottenere una certa autorevolezza agli occhi di Google (il fattore anzianità non è mai da trascurare…).
Perché creare un Private Blog Network (PBN)?
Come accennavo appena sopra, per avere un totale controllo e gestione di contenuti, testi ancorati e link che si andranno ad inserire sui vari blog del network.
Con un buon PBN, è infatti possibile posizionare e spingere pagine in tempi molto brevi, senza dover adottare tecniche di link earning più laboriose e faticose.
Un classico uso dei PBN è quello di utilizzarli per far salire nelle SERP il Money Site di chi li gestisce: spesso, infatti, i blog del network privato NON hanno uno scopo intrinseco, se non quello di fare da “gregari” ad un sito che possa monetizzare.
I domini scaduti: come trovarli, e come analizzarne qualità, link e contenuti
E’ assai probabile che un dominio con una certa storia sia stato associato ad un sito web, che nel corso degli anni ha ottenuto qualche buon link.
Per trovare tali domini, puoi provare servizi come Expired Domains o rivolgerti a domain broker come Domain Haul.
E’ importante analizzare il profilo dei backlink di un vecchio dominio che stai per acquistare perché ti potresti trovare davanti a brutte sorprese, come quella di acquistarne uno penalizzato da Google (magari perché utilizzato in passato a scopi spammosi).
Ecco perché è bene procedere con un’analisi della quantità e qualità di link ricevuti dal dominio in questione, utilizzando strumenti come Majestic o Ahrefs.
Altri 3 parametri che molti tendono a prendere in considerazione, sono quelli di Domain Authority (DA), Page Authority (PA), e Spam Score di Moz: li trovi inserendo l’URL del sito all’interno di Open Site Explorer. Per DA e PA, si suggerisce di partire da valori attorno a 20-25; per lo Spam Score, che sia più basso possibile.
Ho omesso volutamente il PageRank, perché Google ha affermato che con buona probabilità non verrà più aggiornato (perlomeno a livello del numerino visibile sulla barretta verde).
Per quanto riguarda i contenuti, invece, sarebbe un ottimo colpo acquistare un dominio assieme ad un sito già ricco di pagine. Se il sito fosse stato cancellato e il backup non fosse ripristinabile, spesso è possibile recuperare le pagine tramite Internet Archive Wayback machine: non è comunque consigliabile ricopiare il vecchio testo e le vecchie le immagini in modo integrale (anche perché non credo sia negli scopi di chi mette in piedi un PBN), ma ricostruendo la struttura degli URL del vecchio sito e ricreando le pagine con ottimi contenuti è possibile ottenere dei posizionamenti molto rapidi, soprattutto se le pagine in questione avevano già dei buoni link in ingresso.
Gli errori da non fare in un Private Blog Network (PBN)
Google, e i suoi quality rater, possono individuare molto facilmente un Private Blog Network se si lasciano delle tracce evidenti, ovvero si utilizza sempre lo stesso footprint.
Ecco gli errori più comuni commessi dai SEO poco avveduti:
- Registrare tutti i domini con gli stessi dati: così facendo basta un semplice WHOIS per rintracciare il proprietario, e risalire al PBN. Per fortuna, moltissimi registrar permetto di registrare il nome a dominio in modo assolutamente anonimo.
- Utilizzare lo stesso indirizzo IP: se tutti i domini del PBN sono ospitati sullo stesso server, o comunque presso lo stesso hosting provider, avranno con buona probabilità lo stesso indirizzo IP, o indirizzi molto simili fra loro. Si suggerisce pertanto di utilizzare hoster diversi, con IP diversi almeno a livello di classe C.
- Utilizzare lo stesso CMS, con lo stesso tema: è vero, WordPress è il CMS più diffuso, ed è davvero semplice da gestire. Ma perché non utilizzare anche Joomla, o Drupal? Se proprio vuoi usare solo ed esclusivamente WordPress, almeno installa temi e plugin sempre diversi.
- Utilizzare Google AdSense o Google Analytics: sembra superfluo da dire, ma è ovvio che se utilizzi lo stesso codice di Google AdSense su tutti i siti del tuo network, rischi di essere sgamato in un attimo (non solo da Google, ma anche dai tuoi concorrenti). A rischio anche Google Analytics, a mio parere anche se utilizzi codici collegati a mail diverse fra loro: meglio forse usare Piwik o Open Web Analytics (OWA).
- Non avere le pagine “about me”, contatto, privacy: di un sito molto affidabile dovresti poter risalire al webmaster, sapere il suo nome e cognome, indirizzo, email, numero di telefono. Dovrebbe avere anche una privacy e cookie policy. Se queste pagine non sono presenti, non è un buon segnale (come evidenziato anche nelle linee guida per i quality rater di Google). I bravi gestori (si fa per dire…) di PBN creano quindi una serie di personaggi fittizi diversi e non collegati in alcun modo fra loro.
Come linkare da un Private Blog Network (PBN)
Si sa, i link dovrebbero essere SEMPRE naturali, sia quelli dati, che quelli ricevuti.
Pertanto, un PBN che ha tutti i link in uscita verso un unico Money Site, potrebbe puzzare parecchio. Stesso dicasi se non sono presenti link verso altri siti (autorevoli/a tema). O se mancano totalmente link verso altre pagine interne dello stesso sito (soprattutto se i post del blog sono parecchi).
Presta anche attenzione ai tempi, oltre che ai modi: i link vanno dati gradualmente e distanziandoli nel tempo, possibilmente da siti diversi e con àncore diverse, mettendo anche qualche menzione (senza link) e qualche nofollow (sì, dare ad un Money Site il 100% di link “dofollow” non è proprio una furbata).
Infine, Private Blog Network fa spesso rima con Tiered Link Building:
se i siti del PBN sono di qualità, è possibile posizionarli a livello del Tier 1, in modo che spingano direttamente il Money Site. Se si pensa invece che qualche nodo del PBN è a rischio penalizzazione, meglio farlo arretrare a livello Tier 2 o Tier 3: la logica è che il Money Site dovrebbe ricevere link quasi esclusivamente di qualità, mentre più ci allontana dal “sole” e più è possibile lavorare con link “leggeri”, o di qualità medio/bassa.
Conclusione
Quanto illustrato in questo post va contro le regole di Google sugli schemi di link, che recitano:
Qualsiasi link mirato a manipolare il PageRank o il posizionamento di un sito nei risultati di ricerca di Google può essere considerato parte di uno schema di link e costituisce una violazione delle Istruzioni per i webmaster di Google. Ciò include qualsiasi comportamento che manipoli i link al tuo sito o i link in uscita dal tuo sito.
Pertanto, creare un Private Blog Network (o PBN) con lo scopo di posizionare un Money Site, è in netta violazione con questa norma e a totale rischio di penalizzazione.
Poi non dire che non te l’avevo detto… 🙂