L’argomento in oggetto è stato trattato diverse volte su questo blog. Ne parlavamo a Marzo e ad Aprile dello scorso anno, e 5 mesi fa Matt Cutts arrivò a dire che la localizzazione geografica del server (a livello di indirizzo IP) ha una certa rilevanza, ai fini del ranking. Nei giorni scorsi, però, Cutts si è spinto un pò oltre.
La dichiarazione
Intorno al minuto 2:35 dell’intervista qui sopra (relativa all’imminente Google Caffeine), Mike McDonald chiede a Matt Cutts la sua opinione circa il “site speed”.
Matt inizia suggerendo di consultare http://code.google.com/speed/, sito all’interno del quale è possibile trovare una serie di risorse utili a fare un check-up completo del proprio sito dal punto di vista della velocità di scaricamento delle pagine, e successivamente incalza: “Storicamente non abbiamo utilizzato questo parametro per determinare il ranking, ma ora molte persone in Google pensano che il web debba essere più veloce, debba fornire una esperienza migliore. Quindi è piuttosto corretto dire che se hai un sito veloce otterrai un piccolo bonus, e se hai un sito terribilmente lento, magari gli utenti non lo gradiranno molto”.
Le reazioni
Inutile dire che la dichiarazione di Matt Cutts ha scatenato l’ambiente SEO, che sembra quasi dare per scontato il prossimo legame fra velocità e ranking; tre esempi: WebProNews titola “Page Speed May Become a Ranking Factor in 2010” (con tanto di tagline “Algorithm Change Would Make Slow Sites Rank Lower”), seguito a ruota da Search Engine Journal (“Site Speed May Soon Affect Google Page Ranking“) e Search Engine Land (“Site Speed, Google’s Next Ranking Factor“).
Personalmente mi piace invece notare il “parallelismo” fra la dichiarazione di Matt Cutts e quella apparsa sul blog di Google Italia (“Internet Veloce, il nostro punto di vista”), dove si ritiene la banda larga “un’infrastruttura essenziale per il nostro Paese” e ci si rammarica del “cronico ritardo per quello che riguarda la diffusione delle tecnologie di connessione ad alta velocità”.
Intravedo un filo sottile che lega le due notizie: Google auspica una maggior diffusione dell’Internet Veloce, sia “lato utente” che “lato server”. Google sa che certi suoi servizi (uno a caso: YouTube) per essere fruiti al meglio necessitano di banda larga e connessioni performanti. Ed ecco che dal cilindro (altro filo sottile) tiran fuori SPDY, un “protocollo sperimentale per un web più veloce“.
Matt Cutts, però, si spinge anche oltre, arrivando a dire che un sito veloce potrebbe ottenere dei vantaggi a livello di ranking nelle SERP. Io qui ci vedo lo spettro di un web a 2 velocità: da un lato un mondo ricco, dotato di connessioni performanti, con utenti propensi a pagare servizi di hosting/housing di alta qualità; dall’altro un mondo povero, a banda stretta, su server low cost. Il problema è che il mondo ricco rischia di essere ben posizionato, mentre quello povero, magari, finirà oltre la terza pagina… ovvero sarà invisibile: speriamo davvero che non si passi da Content is King a Speed is King.