italia investitori e startup


In queste ultime settimane, nei blog dedicati al mondo startup e tecnologico, cโ€™รจ stato un gran discutere circa la questione โ€œfare la propria startup in Italia oppure andare in Silicon Valleyโ€. Il polverone รจ stato alzato da Augusto Marietti, co-founder di Mashape, che attualmente si trova con Marco e Michele (gli altri due co-founder) a San Francisco, nel mitico Pier 38.

In brevissimo, i tre giovanissimi founder sostengono che, dopo aver provato inutilmente a cercare dei finanziamenti in Italia, sono andati nella Valley ed hanno ottenuto quello che cercavano. Anche se con dispiacere, Augusto consiglia a tutti i giovani come lui e con idee innovative, di scappare dallโ€™Italia perchรฉ altrimenti le speranze di aver successo sono minime.

Queste affermazioni hanno scatenato un dibattito virtuale molto acceso, in particolar modo di Massimo Ciociola, seguito, in ordine temporale, da Stefano Bernardi e da Gianluca Dettori.

Fino ad oggi, ho letto in maniera passiva i vari post e commenti sui blog, senza mai intervenire in alcun modo, perchรฉ, non avendo mai respirato lโ€™atmosfera della Valley, non avevo alcun metodo di paragone per poter giudicare chi avesse ragione e chi no.

Prima di esprimere la mia opinione in merito, mi presento. Sono Stefano Passatordi e sono il co-founder di Ibrii, un servizio per la condivisione in tempo reale di contenuti web. Ibrii รจ nata nel novembre 2009 ed รจ stata, sin da subito, incorporata in Delaware.

Per cui, a tutti gli effetti, รจ una societร  americana. In realtร , perรฒ, lo sviluppo e la gestione della societร  stessa avvengono a Roma. Tutto ciรฒ รจ stato possibile grazie ad un seed ottenuto da dPixel. Se vi state chiedendo perchรฉ la societร  รจ stata registrata in Delaware, la risposta รจ semplice: โ€œil nostro obiettivo รจ sempre stato quello di ottenere finanziamenti da investitori USAโ€. Da novembre 2009 ad oggi, sono cambiate tante cose, sicuramente la piรน rilevante, ai fini della discussione, รจ che Lorenzo Thione รจ entrato a far parte della societร  giร  da molti mesi.

Grazie proprio ad Ibrii, ho avuto lโ€™occasione di andare a San Francisco e nella Silicon Valley per qualche settimana. Adesso, sento di poter esprimere il mio parere in merito, in quanto, non solo ho potuto constatare personalmente di cosa stiamo parlando, ma, soprattutto, incarno il prototipo dello startupper che รจ di base in Italia e cerca di far crescere la sua startup.

Lโ€™impressione che ho avuto leggendo i vari post delle settimane scorse, in merito a questa faccenda, รจ che si stia facendo confusione. Credo che sia fondamentale capire bene di cosa stiamo parlando: si parla di startup WEB e non di startup che producono macchine a idrogeno!

Questo, secondo me, รจ il punto principale da chiarire. Altrimenti, sarebbe sbagliato dire che in Italia รจ difficilissimo fare impresa e che non รจ possibile avviare una startup, mentre negli USA tutto รจ possibile.

In Italia esistono tante aziende, in vari settori, che sono diventate famose nel mondo e che esportano la nostra cultura e che meritano il massimo rispetto.

Invece, secondo me, il discorso cambia quando si parla di fare lโ€™imprenditore web. Raccontandovi la mia esperienza, cercherรฒ di fare i paragoni tra quello che ho vissuto e vivo tuttโ€™ora in Italia e quello che ho percepito nella Bay Area. Alla fine tirerรฒ le somme di tutto il discorso.

Partiamo dal fundraising. (Va precisato che stiamo parlando di un seed, non di un series A!) In questi mesi, stiamo effettuando un secondo fundraising e abbiamo approcciato sia investitori italiani che della Valley. In Italia, SOLO PER RACCONTARE LA NOSTRA IDEA, TUTTI hanno chiesto tre cose: pitch, business plan e financials. A San Francisco, cosรฌ come nella Valley, hanno voluto soltanto una demoโ€ฆ ovvero: โ€œaccendi il PC e fammi vedere di cosa stiamo parlandoโ€. Credo che le differenze siano ovvie, in Italia si pensa prima ai numeri e alle carte, mentre nella Valley il prodotto viene prima di tutto.

Con questo non voglio dire che business plan e financials non servono. Assolutamente NON รจ cosรฌ. Perรฒ bisogna dargli il giusto peso in base allo stato attuale della startup e dei finanziamenti che si chiedono. Un discorso รจ allenarsi a progettare e pianificare durante la fase di inizio.

Un altro discorso รจ che, senza questa documentazione (deve essere almeno credibile, non improvvisata), non hai neanche la possibilitร  di raccontare la tua idea. Scusate, ma a me sembra una bella differenza! Sicuramente, andando avanti con le trattative e con lโ€™avanzare della startup verso uno stadio piรน maturo, il business plan diventa uno strumento fondamentale anche nella Valley.

Nessuno puรฒ immaginare di chiedere dei finanziamenti importanti, in Italia o allโ€™estero, senza un business plan definito. Forse vi potete salvare se trovate un angel e gli chiedete poche migliaia di dollari/euro. (Circa questa questione, Dettori e dPixel sono stati gli unici ad ascoltarci e a credere in noi SENZA presentare un business plan sin dal primo giorno).

Cta Digital Marketing

In Italia, il fatto che io ed mio il socio abbiamo un background tecnico (siamo due laureati magistrali in Informatica a Pisa) รจ sempre stato un punto a nostro sfavore. Poichรจ siamo tecnici e, secondo gli investitori, sicuramente non capiamo nulla di prodotto e numeri..allora non possiamo aspirare a seed piรน corposi. Fiducia limitata! Se guardate la storia di tutte le piรน famose startup, vi renderete conto che sono quasi tutti tecnici. In California, infatti, รจ stato esattamente il contrario.

Essere due laureati in informatica รจ stato un ottimo biglietto da visita. Allโ€™inizio non sono i numeri che servono, ma il prodotto (ovvero servono tecnici)! Senza quello, alla fase numeri non ci si arriva mai.

In questi ultimi mesi, stando comodomante a Roma, abbiamo stretto una partnership con una societร  che si trova a Sunnyvale, California.

Tutto iniziato e portato avanti tramite Skype e email. In Italia, nonostante fossimo andati di persona nelle sedi di piccole, medie e grosse realtร  con cui potevamo collaborare, abbiamo ottenuto solo tante false promesse, abbiamo perso tempo e risorse finanziarie.

Durante le settimane in Valley, siamo riusciti ad avere una media di 2 incontri al giorno con i piรน grossi angels della California, oltre a famosi blogger e affermati entrepreneurs.

Premetto che non li conoscevamo giร  da prima, ma, molto semplicemente, i contatti sono avvenuti tramite email oppure tramite Lorenzo. In Italia, gli investitori li devi inseguire per settimaneโ€ฆ

Unโ€™altra importante differenza che ho riscontrato, riguarda i contratti di investimento per i seed. Durante gli incontri con i vari angel della Bay Area, tutti ci hanno parlato di convertible notes e di contratti lunghi una pagina, molto laschi. Perchรฉ la filosofia della Valley รจ questa: una startup potrร  essere o ZERO o UNO. Se un giorno varrร  UNO allora convertono in equity ed assegnano una valutazione, contestualmente allโ€™interesse di un VC.

In Italia, invece, giร  il primo contratto di investimento (per un seed) รจ lungo oltre 15 pagine e contiene clausole da series A. Senza parlare della valutazione che viene assegnata inizialmente e che, nella maggior parte dei casi, limita la startup anche per i round futuri.

Concludendo, credo che sia sbagliato asserire che in Italia รจ impossibile fare impresa e che, per forza, bisogna andare fuori dal paese. Condivido in parte le affermazioni di Ciociola e Dettori, ma allo stesso tempo capisco Augusto Marietti.

Va benissimo cercare di restare in Italia per far crescere il paese e contribuire a renderlo un posto migliore per le future generazioni. Va benissimo dire che, spesso, non dipende dallโ€™Italia, ma dalla NON bravura dellโ€™imprenditore e che ognuno deve assumersi le proprie responsabilitร , senza fuggire. Perรฒ, bisogna anche essere onesti e raccontare i fatti per quello che sono attualmente in Italia. Per cercare di replicare lโ€™ambiente che si trova nella Valley, serve uno sforzo da parte di tutti: imprenditori, investitori, universitร , politiche economiche, il sistema paese.

Negli ultimi 3 anni, in Italia le cose sono cambiate molto riguardo la questione startup ed investitori. Oggi, a differenza di prima, se un giovane ha una idea ha piรน di qualche porta a cui bussare. Quindi, se da un lato ci sono stati dei passi in avanti e continuano ad esserci, dallโ€™altro, perรฒ, cโ€™รจ ancora tanto lavoro da fare. Dal mio punto di vista, ecco alcuni consigli per migliorare:

  • Investitori: evitare di ingessare le startup con basse valutazione per potersi prendere una percentuale di equity sempre piรน alta. Questa tecnica porta solo a svalutare la startup e diventa un deterrente per un grosso VC. Ricordarsi sempre che fare il venture capital รจ una attivitร  che intrinsecamente vive di rischio, non potete cercare garanzie che nessuno puรฒ darvi.
  • Imprenditori: cercare di portare avanti la propria idea anche senza grossi capitali iniziali, questo discorso vale soprattutto per le startup web. Ci sono startup che con meno di 20k euro di investimento iniziale ci sono riuscite (leggetevi Founders at Work). Pensare a creare un network collaborativo piuttosto che lucrativo. Ad un evento a San Francisco, un giovane startupper mi ha detto che quando incontra un altro entrepeneur come lui, non pensa a come quella persona possa aiutarlo, ma pensa a come lui possa aiutare quella persona. Capite la differenza? Basta con le invidie e con la guerra tra poveri.
  • Universitร : le universitร  sono il vero valore aggiunto della Silicon Valley, secondo me. Formano le menti imprenditoriali dei giovani studenti fin dai primi anni. Ad esempio, Stanford e Berkeley hanno almeno un corso allโ€™anno su cosa significhi fare lโ€™entrepeneur e come si fa.

Secondo me, un errore comune di tutti รจ quello di non capire da subito che, grazie ad internet, tutte le startup (web) sono sul mercato globale. Che tu stia in Italia, in Cina, in Russia o in America, devi sempre ricordare che il tuo mercato รจ globale.

Questo vuol dire che lโ€™investitore non deve applicare regole di investimento diverse, in genere piรน pesanti, da quelle applicate dagli investitori americani, altrimenti la startup, nel mercato globale, partirร  giร  svantaggiata. Lโ€™imprenditore (web) non puรฒ pensare di offrire il suo servizio prima in italiano e dopo, forse, in inglese. Le universitร  non possono pensare di fare dei corsi di imprenditorialitร  limitandosi ad esempi e contesti italiani.

Per tutti questi motivi, credo che, almeno in questo momento, sia meglio provare a far crescere una startup WEB nella Valley, piuttosto che in Italia. Secondo me, Augusto ha fatto la scelta giusta. In Italia nessuno ha voluto ascoltarlo, cosa avrebbe dovuto fare? Abbandonare tutto e fare altro? NO! Ha deciso di provarci nella mecca della tecnologia, ha avuto il coraggio di lasciare il paese che non lo ha capito e non lo ha aiutato.

Se vogliamo cambiare le cose in Italia, ed evitare che i giovani vadano oltre oceano, รจ ora di smettere di fare solo chiacchiere. Servono i fatti!

Autore: Stefano Passatordi, per Max Valle

Max Valle

Da oltre 30 anni, offro consulenza e servizi digitali ad aziende e professionisti che desiderano far crescere il proprio business. Attraverso l’acquisizione di nuovi clienti in modo etico ed efficace, e l’utilizzo delle piรน recenti tecnologie web, aiuto i miei clienti a raggiungere i loro obiettivi nel pieno rispetto delle normative vigenti.

  • Certified Professional Ethical Hacker nยฐ4053103 
  • International Web Association nยฐ0312827
  • Membro Federprivacy nยฐFP-9572
  • Associazione Informatici Professionisti nยฐ3241
  • Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU)

Oppure chiamami gratuitamente:

Numero Verde Max Valle