mbg link network 1 - Max Valle

Ieri un lettore del TagliaBlog mi ha scritto: “ho letto con interesse il tuo post sulla penalizzazione da link innaturali, ma non ho ben capito una cosa: in generale, viene penalizzato chi compra i link, o chi li vende?” La domanda del lettore mi permette di affrontare un tema che io ho sempre considerato a 2 vie, e mai a senso unico: parlo ovviamente dei link, visti sia lato inbound che outbound.

Durante un corso che ho tenuto un paio di mesi fa per la Ninja Academy, ho proprio cercato di trattare i link come le 2 facce della stessa medaglia, facendo un parallelismo fra le caratteristiche dei link in ingresso e quelle dei link in uscita. Per i link in ingresso, avevo infatti prodotto una slide con questi 5 punti:

  • Essere linkati significare ottenere un «voto» dalla risorsa linkante, e quindi ci si «avvicina» ad essa, sia nel bene che nel male
  • Ottenere link in modo naturale, da pagine con forte trust e a tema col contenuto del nostro sito: più qualità e meno quantità!
  • NON acquistare link, NON partecipare a schemi di link
  • NON ottenere link con testo ancorato (anchor text) che puzza troppo di SEO
  • Se nel tempo sono stati acquisiti link di pessima qualità, è possibile «rinnegarli» con il Disavow Link Tool

Mentre per i link in uscita, ho buttato giù questo breve elenco:

  • Linkare significare dare un «voto positivo» alla risorsa linkata, e quindi «avvicinarsi» ad essa
  • Linkare in modo naturale, pagine utili e pertinenti al contenuto del nostro sito e NON fuori tema (o peggio, borderline o spammose)
  • NON vendere link, NON partecipare a schemi di link
  • NON usare testo ancorato (anchor text) che puzza troppo di SEO
  • Nel dubbio, linkare con attributo rel=«nofollow»

Noti come i punti in questione siano praticamente speculari? Dopo questa lunga premessa, rispondo al lettore che mi ha posto la domanda per dirgli che Google ha nel mirino sia i venditori che gli acquirenti di link. Per esempio, ricordo che nel 2007 l’apice della moda era comprare link da noti link broker come Text Link Ads, che infatti Google penalizzò facendolo scomparire dal motore di ricerca per la query più importante con cui si posizionava allora (ovvero proprio [text link ads]). Ma furono penalizzati anche i siti/blog che ospitavano quei link, con l’azzeramento (o quasi) del PageRank mostrato sulla barretta. Potremmo dire che finirono colpiti sia il grossista, che i dettaglianti. Per avvicinarci un po’ di più ai giorni nostri, come non parlare del Penguin? Il 24 Aprile 2012 è una data che tanti webmaster e SEO ricordano come “il giorno del giudizio”: Google annunciò una penalizzazione atta a colpire keyword stuffing e link spam, e sotto la scure finirono un sacco di siti con un profilo di link (in ingresso) che puzzava di SEO lontano un miglio. Ancora oggi il Penguin, che nel tempo ha subito vari “ritocchini”, è considerato dai link builder una delle penalizzazioni più insidiose in assoluto (assieme al Panda, rilasciato un annetto prima). Nel caso del Penguin, è stato colpito non tanto chi vendeva link, quanto chi li ha acquisiti nel tempo con tecniche un po’ troppo “spinte” (ad esempio, molti link con la stessa parola chiave secca all’interno del testo ancorato, magari da siti non proprio di prim’ordine). Concludo infine con l’ultima tweet-dichiarazione di Matt Cutts, che risale a pochi giorni fa (20 Marzo 2014):

Il tweet di Matt Cutts che spiega le 2 facce della penalizzazione

“quando agiamo su un link network spammoso, possiamo colpire i blog che ospitano i guest post, i siti che beneficiano dei link, etc.”

In pratica Cutts afferma proprio che Google può penalizzare sia chi compra che chi vende link: meglio dunque evitare di trovarsi sia da una parte che dall’altra, perché prima o poi entrambi i lati finiscono mazzuolati…

Max Valle

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