All’inizio della sua storia, Google ha utilizzato i link come mezzo per assegnare reputazione e rilevanza alle pagine web: più sono i link che puntano ad una pagina (soprattutto se questi link arrivano da pagine con ottimo trust), più è l’importanza che Google assegna alle pagine linkate.
Di conseguenza la link building è diventata una strategia SEO basilare, e si è sviluppato un fiorente mercato di compra-vendita link.
Nel corso degli anni Google ha cambiato man mano l’approccio al modo in cui tratta i link, implementando algoritmi (come Penguin) che hanno reso molto più complicata la link building “alla luce del sole”.
Di pari passo nel web hanno iniziato ad assumere sempre più peso i social network, gli assistenti digitali, le interfacce vocali, e il mondo online ha iniziato a fondersi sempre più con quello offline: ne consegue che i soli link sono ormai un metodo obsoleto per giudicare la reputazione di un sito web o di un marchio.
E infatti, da qualche anno a questa parte, i principali motori di ricerca – non solo Google, ma anche Bing – hanno sviluppato la capacità di valutare e pesare qualsiasi riferimento ad un brand o ad un sito (unitamente al sentiment): queste citazioni prendono solitamente il nome di linkless mention (menzioni senza link).
Su Search Engine Watch è stato pubblicato di recente un post che parla proprio di come le menzioni siano il futuro della link building (il titolo del pezzo è infatti Why linkless mentions are the future of link-building); vediamo insieme qualche passo saliente dell’articolo.
Dal PageRank alle menzioni
Google pose le sue fondamenta su un algoritmo noto col nome di PageRank, che considera i link che puntano ad una pagina come “voti”: più voti (positivi) riceve la pagina, più questa è importante gli occhi del motore di ricerca.
Anche se il PageRank non è mai stato l’unico algoritmo e l’unico fattore di posizionamento di Google, per parecchi anni è stato quello più discusso all’interno della comunità SEO mondiale.
Google, nel corso del tempo, ha man mano tolto enfasi al PageRank, dicendo ai webmaster di “concentrarsi su altre metriche” (nel 2011) ed eliminando poi la toolbar (nel 2014): è quasi certo che il PageRank sia ancora considerato da Google fra i suoi tanti fattori, ma non viene comunque più mostrato pubblicamente sulla famosa barretta verde.
Nel frattempo, sono aumentate le prove che Google e Bing siano in grado di utilizzare le menzioni ad un marchio (brand mention) o le menzioni ad un sito (site mention) come segnale.
All’SMX West 2016, Duane Forrester (ex Senior Product Manager di Bing) affermò che le menzioni senza link possono essere un segnale forte tanto quanto un link normale, aggiungendo che Bing ha capito come associare le menzioni senza link, e il relativo sentiment e tone, “anni fa”.
Google, nel 2014, ha invece depositato un brevetto che ha definito le menzioni senza link come implied link (link impliciti (o sottointesi)). Simon Penson, su Moz, ha spiegato che la cosa funziona in questo modo:
Quando qualcuno digita il nome di un brand o un’altra query di ricerca e quindi clicca su un sito crea una “connessione” agli occhi di Google. Il motore di ricerca può quindi archiviare tali informazioni e utilizzarle nel contesto delle menzioni senza link per meglio pesare il ranking di particolari siti web.
Ma il concetto di menzione senza link come segnale di trust è stato spiegato direttamente da Gary Illyes al Brighton SEO a Settembre del 2017. Illyes, nel suo keynote, ha detto:
Fondamentalmente, se pubblichi contenuti di alta qualità molto citati su Internet – e non sto parlando solo di link, ma anche di menzioni sui social network, di persone che parlano del tuo brand e cose del genere – allora stai andando alla grande.
Perché le menzioni sono importanti?
Sebbene i link abbiano ancora oggi un peso rilevante e siano spesso in grado di spostare in modo importante il posizionamento di una pagina web, è chiaro che un brand o un sito non possono ricevere solo link senza qualche menzione.
Prova a rifletterci un attimo: è impossibile che un brand di un certo peso riceva solo ed esclusivamente link da altri siti senza che qualcuno lo menzioni o lo citi su blog, forum o social network (senza linkarlo). Sarebbe una cosa totalmente innaturale!
Non credo di essere il solo a pensarla in questo modo visto che anche Ivano Di Biasi, noto SEO e link builder, nel suo libro sulla link building afferma:
Una menzione, non fornendo un link verso una nostra pagina web, non ha valore manipolativo e non trasferisce link juice ma rappresenta comunque un segnale forte per Google soprattutto se trovata in una pagina web fortemente a tema con i topic trattati dal nostro sito.
Secondo Ivano, in contesti poco competitivi, le menzioni possono essere un segnale sufficiente a migliorare il posizionamento di un sito web.
Dalle menzioni alle co-occorrenze
È possibile aumentare la “potenza” di una menzione? Io credo di sì!
Per farlo, è importante che il testo della pagina in cui viene menzionato il tuo brand o il tuo sito includa altri termini correlati al contesto per cui intendi posizionarti.
Per esempio, se qualcuno scrivesse un ottimo contenuto che parla di come scegliere un consulente SEO e menzionasse il mio nome o il mio sito/blog all’interno di quel testo, il valore di quella menzione sarebbe enormemente più alto di una citazione fatta fuori contesto.
Se poi quel qualcuno fosse un personaggio noto nell’ambiente SEO, e scrivesse l’articolo su un sito/blog con elevato trust, ecco che si aggiungono altri importantissimi segnali che rafforzano di parecchio la menzione.
Conclusione
Ottenere link naturali è quasi impossibile in certi settori; forse una menzione senza link possiamo prenderla con meno fatica e senza costi (o quasi), e comunque potrebbe darci una piccola “spintarella” nelle SERP di Google.
Che ne pensi? La mention building fa già parte della tua strategia SEO?