Chris Anderson, sul numero di Wired che uscirà a Settembre, cerca il titolo ad effetto e se ne esce con un “The Web Is Dead”; ma subito dopo corregge il tiro con “Long Live the Internet“, e leggendo il pezzo si capisce il perché. Come mostra l’immagine qui sopra, per web è inteso il traffico “via browser”, che vede il suo punto di massimo splendore intorno al 2000 per poi sgonfiarsi fino ad un loffio 23% odierno. Ma il 2000 è anche l’anno in cui inizia la scalata dei video, che secondo il grafico di Wired oggi supera la metà del traffico totale.
Nel bell’articolo di Anderson si possono estrarre parecchi spunti di riflessione:
• il pattern del traffico di Internet sta cambiando: molti trascorrono la giornata online, fra applicazioni, feed RSS, Skype, ascoltando musica su Pandora, giocando con Xbox Live o guardando un film in streaming via Netflix, ma NON la trascorrono sul web utilizzando un browser.
• parte della “colpa” del cambiamento va all’esplosione del mobile: fra 5 anni, stando alle proiezioni di Morgan Stanley, il traffico mobile supererà il traffico da “postazione fissa”, con tutto ciò che ne consegue.
• gli utenti della Rete stanno invecchiando: il desiderio della scoperta non fa più parte di quella che era la prima generazione di “internauti”, generazione che preferisce pagare 99 centesimi per scaricare un brano da iTunes piuttosto che andarlo a cercare nei network P2P. I giovani hanno più tempo che soldi, i vecchi più soldi che tempo.
• Insomma Internet, in pochissimi anni, è profondamente cambiata, e tante nuove tecnologie e nuovi leader hanno sostituito tutto ciò che vigeva fino ad un paio di lustri fa:
Alla luce di quanto sopra, il ventilato accordo Google-Verizon sembra solo una parte del “problema” di quella che sarà la Rete del futuro…