All’inizio di Giugno 2017 Sridhar Ramaswam ha pubblicato un post sul blog ufficiale di Google, il cui contenuto ha fatto definitivamente capire che certi banner – e, di conseguenza, certi siti web – hanno ormai i giorni contati (almeno dal punto di vista della monetizzazione attraverso certe pubblicità). Sia chiaro: sono almeno 5 anni che Google combatte i siti che presentano un eccesso di banner nella parte superiore della pagina, ma quanto annunciato nei giorni scorsi è una decisa accelerazione verso la fine dei cosiddetti annoying ads.
1. Chrome includerà un “ad blocker”
A partire dall’inizio del 2018, Chrome smetterà di mostrare annunci pubblicitari (inclusi quelli di Google, o serviti da Google) sui siti web non conformi agli standard di Better Ads.
Considerando che Chrome è il browser attualmente più utilizzato, e considerando che anche Safari si è schierato dalla stessa parte, fra circa 6 mesi inizieranno problemi seri per tutti i siti con all’interno banner che non rispettano certe regole o caratteristiche. Per capire cosa vuole – e non vuole – Google, vai sul sito della “Coalition for Better Ads“, oppure scarica questo PDF di 45 pagine: ci troverai dentro un’ampia descrizione di tutti i banner invisi al re dei motori di ricerca.
2. “Funding Choices”: abilita la visualizzazione dei banner… oppure paga
Gli editori che aderiscono a Funding Choices di Google, potranno mostrare 2 alternative agli utenti che si presentano sui loro siti con un ad blocker installato:
- Un messaggio che li invita a togliere il blocco e visualizzare i banner (un po’ come fa Salvatore Aranzulla sul suo sito 🙂 );
- Un paywall, che si appoggerà al vecchio Google Contributor (servizio vecchio di quasi 3 anni e mai decollato).
Funding Choices è disponibile in USA, UK, Germania, Australia e Nuova Zelanda, ed entro fine anno si estenderà a molti altri Paesi.
3. “Rapporto Esperienza con gli annunci” all’interno della Search Console
Se Chrome inizierà a bloccare certi banner solo dal prossimo anno, già da ora è stato inserito l’Ad Experience Report (tradotto in italiano in “Rapporto Esperienza con gli annunci”) all’interno della Search Console di Google. Se accedi cliccando sul link qui sopra, ti troverai davanti una schermata simile a questa:
Molto probabilmente il tuo sito non è stato ancora esaminato da Google, e quindi lo stato sarà “non esaminato”. Da notare che Google prevede 2 diverse tipologie di scansioni (accessibili dal menu di sinistra), una desktop e una mobile:
Se invece il tuo sito ha già passato (positivamente) il vaglio di Google, il risultato sarà più o meno così:
Come spiegato in dettaglio in questa guida, è importante sottolineare che Google parla sempre di “esperienza con gli annunci”, ovvero di come l’utente percepisce i banner inseriti in un determinato sito web: Big G non condanna tutti i banner in quanto tali, ma l’eventuale fastidio che questi provocano all’esperienza dell’utente quando naviga una pagina web. In estrema sintesi, Google NON vuole siti che dissuadano gli utenti a tornarci a causa della negativa esperienza con gli annunci pubblicitari, bensì utenti fidelizzati che non si sentano “in obbligo” di installare AdBlock o soluzioni simili.
Conclusione
Riteniamo che questi cambiamenti garantiranno a tutti i creatori di contenuti, grandi e piccoli, di poter continuare ad avere un sistema sostenibile per finanziare il loro lavoro con la pubblicità online.
Così pensa Google. Io invece vedo sempre meno click sui banner e un lento e inesorabile calo dei rendimenti della pubblicità pay per click, da almeno 10 anni a questa parte. Ma magari sono io che mi sbaglio, eh. 🙂