eHow è un sito da più di 80 milioni di utenti unici ed è l’11° sito web più visitato negli USA (o almeno lo era, fino a poche settimane fa). E’ un sito che cerca di rispondere alle innumerevoli query con dentro la domanda “come fare”, query che sono in assoluto fra le più popolari su Google. E cosa più importante, eHow è una property di Demand Media.
Demand Media è considerata una content farm, e in effetti il motto dell’azienda è “Publishing What the World Wants to Know & Share”: come dire “pubblichiamo ciò che la gente cerca (su Google) e vuole condividere”, o per dirla in modo più crudo “scriviamo contenuti solo in base ai trend e alle mode, e su quelli facciamo traffico e soldi”.
E di soldi dagli investitori Demand Media ne ha raggranellati parecchi negli ultimi anni (si parla di 375 milioni di dollari), ed è arrivata anche a quotarsi al New York Stock Exchange pochi mesi fa. Ma poi è arrivato Google col suo Panda Update. Al “primo giro” pare che eHow se la sia cavata, anzi è addirittura cresciuto (come si può vedere dall’immagine in testa al post); ma al secondo giro” la scure di Google è calata inesorabile, al punto che i siti facenti capo a Demand Media han perso circa il 40% del traffico:
La cosa che però mi ha fatto più impressione è questa:
insieme al 40% del traffico, le azioni di Demand Media han perso il 40% del valore. Senza ripetermi in discorsi già fatti, vorrei porre oggi l’accento su 2 punti:
1. Non trovo molto sensato il fatto che Google ti permetta di crescere smodatamente nel corso degli anni, senza dirti nulla, “tollerando” un ampio uso di AdSense sul tuo sito, e poi ti ammazzi da un giorno all’altro: nel caso di eHow, stiamo parlando di un sito da 3 milioni di utenti unici al giorno!
2. D’altro canto, secondo Aaron Wall Demand Media ha un po’ esagerato con tecniche borderline (acquisto e uso di redirect 301 da domini scaduti, nofollow sui link in uscita che puntavano verso i contenuti originali, uso di contenuti duplicati/auto-generati), cose che vanno ben al di là dei contenuti di scarsa qualità.
Ancora una volta, è bene ribadire che chi fa business online appoggiandosi in larga parte su Google deve obbligatoriamente stare alle sue regole, evitare di fare il furbetto e non tirare troppo la corda. Ma forse la vera assurdità sta nel fatto che viviamo in un’epoca dove ad una società è “permesso” di quotarsi in Borsa con un modello di business basato su parametri che non può in alcun modo controllare, con i risultati che possiamo ora vedere.