L’Internet degli albori era frequentata quasi esclusivamente da pseudonimi: persone che utilizzavano buffi nome d’arte (come Tagliaerbe ๐ ), e che mai avrebbero pensato di scrivere qualcosa con la loro vera identitร . Poi arrivรฒ Facebook, che ebbe il merito (o la colpa?) di “obbligare” gli utenti ad utilizzare il proprio nome e cognome, quello reale, con la scusa di aiutarti a “mantenere e condividere i contatti con le persone della tua vita”.
Secondo Facebook, il fatto di utilizzare una identitร reale aiuta a aumentare traffico, engagement e qualitร dei commenti: questo รจ infatti il cavallo di battaglia della Effe Blu per spingere la diffusione del suo Comments Box plugin. Ma le cose non stanno affatto in questi termini.
Una recente ricerca di Disqus, il cui estratto รจ riportato nell’immagine qui sopra, mostra che gli pseudonimi sono i migliori contributor che una community puรฒ sperare di avere, sia dal punto di vista della quantitร che da quello della qualitร dei commenti. La percentuale di commenti fatta sotto pseudonimo รจ infatti del 61%, quella degli anonimi del 35% e quella fatta da identitร reali (=Facebook) solo del 4%.
Dal punto di vista della quantitร , gli pseudonimi commentano 6,5 volte piรน frequentemente degli anonimi, e 4,7 volte in piรน degli utenti di Facebook. Chi usa un soprannome vince anche sul fronte della qualitร : il 61% dei commenti effettuati da pseudonimi ha un signal identificato come positivo, contro il 51% di chi usa nome e cognome e il 34% degli anonimi. Ecco forse spiegato il motivo per cui Google+, da alcune ore, ha iniziato ad accettare di buon grado i nickname… ๐