Oggi si celebra il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. E io non lo festeggerò.
Non è per una questione di motivi politici – anche se qualcuno potrà pensarlo, essendo il sottoscritto residente nel “profondo nord”. E’ perché mi sento profondamente truffato da un paese che mi porta via in tasse la metà di ciò che onestamente guadagno, e non mi restituisce nulla, ma proprio nulla, in servizi. Un paese dove tutto è “approssimativo”, basato sulla fortuna e sull’impegno di pochi, che vengono tritati in una bolgia di approfittatori, furbetti, ladruncoli.
Ecco, semmai festeggio gli italiani di “buona volontà”, che ogni giorno sudano, sputano sangue e fanno i salti mortali per arrivare a fine mese. Che crescono i figli cercando di inculcargli valori che ormai esistono solo fra le 4 mura domestiche. Festeggio quei pochi italiani-locomotive, che tirano migliaia di inutili vagoni. Ma questa Italia laida, marcia e corrotta, proprio non la festeggio. Perché sarebbe come se il condannato festeggiasse il suo aguzzino, come se l’oppresso festeggiasse il suo oppressore.