“L’attributo rel=”nofollow” continua a bloccare il trasferimento del PageRank attraverso quel particolare link. Ma non crea piรน un aumento del PageRank che viene trasferito agli altri link presenti nella pagina. Il PageRank “bloccato” ora cade all’interno di un “buco nero”. L’uso del PageRank sculpting contribuirร a mantere il rank delle pagine su cui รจ applicato, ma non aiuterร il rank delle altre – e questo รจ uno dei motivi per cui i webmaster utilizzano questa tecnica sui link interni”. (tedster, dal thread Google Changes Treatment of PR ‘Saved’ by rel=nofollow Sculpting).
In questa frase c’รจ il perfetto riassunto di come (forse) รจ cambiato da qualche giorno il modo con cui Google ha deciso di trattare il nofollow, causando una vera e propria bufera dell’ambiente SEO. Ma analizziamo i fatti.
Cos’รจ il PageRank Sculpting?
Partiamo innanzitutto dalla definizione: il PageRank Sculpting (o Siloing) รจ la tecnica che consente di far fluire il link juice verso le pagine del nostro sito che riteniamo piรน importanti, escludendo quelle meno interessanti.
Deve la sua diffusione all’introduzione del nofollow, attributo che permette in modo molto semplice di dire al bot di non seguire la risorsa linkata e di non considerarla ai fini del rank. In altre parole, il SEO “scolpisce” il proprio sito eliminando (dalla vista dei bot) le pagine inutili, dando invece maggior risalto a quelle che vuol posizionare meglio nelle SERP. Ecco una bella immagine esemplificativa:
What are your views on PageRank sculpting?
Matt Cutts parla di come ognuno ha il diritto di fare ciรฒ che vuole col suo sito web, incluso il controllo di come il PageRank fluisce all’interno del sito. Cutts, รจ vero, afferma che il PageRank sculpting non รจ la prima cosa su cui focalizzarsi: meglio lavorare sul prendere piรน link e sullo sviluppare contenuti di alta qualitร . Ma comunque NON condanna la pratica del PageRank sculpting, anzi: in diversi punti del video Cutts sottolinea proprio la possibilitร di utilizzarlo per dare maggior rilevanza ad una pagina piuttosto che ad un’altra. Eppure, solo pochi giorni dopo, le cose sono cambiate profondamente.
Il vecchio e il nuovo PageRank, e gli effetti sul “nofollow sculpting”
Per chi non avesse compreso bene l’esempio in testa a questo post, l’immagine qui sotto (tratta da Google (Maybe) Changes How the PageRank Algorithm Handles Nofollow) servirร a dipanare ogni dubbio:
“Facciamo questo paragone. Immagina che il valore del tuo PageRank sia denaro, e in particolare che hai 10 dollari da poter spendere. Se linki 10 pagine, ad ognuna dai 1 dollaro (10 dollari divisi su 10 pagine). Se ne linki 20, ad ognuna dai 50 centesimi (10 dollari divisi su 20 pagine). Se ne linki 5, ad ognuna ne dai 2.
Questo valeva fino a pochi giorni fa. Ora, in base a quanto Matt Cutts ha detto all’SMX Advanced, se tu hai 10 dollari da spendere su 10 link, e ne blocchi 5 col rel=”nofollow”, gli altri 5 non prenderanno 2 dollari ognuno. Ne prenderanno 1 solo. Il che significa che 5 andranno persi.” (Danny Sullivan, dall’articolo Google Loses โBackwards Compatibilityโ On Paid Link Blocking & PageRank Sculpting). Tutto chiaro ora?
Gli effetti
Ipotesi 1: potrebbe essere un bluff. C’รจ chi ha ipotizzato possa trattarsi di una sparata di Matt Cutts, atta a mitigare l’uso eccessivo del PageRank Sculpting. Cosรฌ quota randfish in un suo recente articolo: “se sei un buon SEO, se sai come muoverti e hai eseguito parecchi test, sai che il sistema funziona ancora molto bene. Google vuole solamente che i webmaster non troppo skillati la smettano di concentrarsi sui loro link, e stiano lontano da un eccessivo uso del nofollow che puรฒ danneggiare sia l’indicizzazione che la rilevanza.”
Ipotesi 2: potrebbe essere vero. In tal caso, prepariamoci ad un rivoluzione epocale nelle SERP. Quelli di SEOmoz hanno infatti calcolato che l’impatto potrebbe ricadere su qualcosa come 9,3 miliardi di link, di cui il 73% interni: immagina solo tutti i link inclusi in tutti i commenti dei blog, link che di default hanno il nofollow.
E tu, per qualche ipotesi voti? ๐