twitter e testate giornalistiche

Twitter fa ormai parte del lavoro di praticamente tutte le testate giornalistiche, ma è interessante capire il modo in cui questo strumento viene utilizzato. Quanto spesso si twitta? Che contenuti vengono divulgati? Fino a che punto Twitter è uno strumento di informazione piuttosto che un meccanismo per raccogliere notizie?

Queste sono alcune delle domande alle quali ha cercato di rispondere uno studio condotto dal Pew Research Center’s Project for Excellence in Journalism insieme a The George Washington University’s School of Media and Public Affairs, che ha coinvolto 13 fra le più famose testate giornalistiche. La ricerca ha esaminato più di 3.600 tweet nel corso di una settimana, mostrando che queste testate utilizzano Twitter in modo limitato, principalmente come strumento per diffondere propri materiali.

La condivisione di contenuti di terzi e l’engagement con i follower sono risultati rari. E gli argomenti dei contenuti postati erano spesso identici a quelli presenti sulle tradizionali piattaforme di news.

I link nei tweet delle testate giornalistiche

In particolare:

• In media, le testate giornalistiche offrono 41 “twitter feed” differenti. Agli estremi il Washington Post, con 98 feed, e il Daily Caller, con uno solo. Anche il numero di contenuti postati su Twitter è molto diverso: in media si contano 33 tweet al giorno, con punte massime di 100 e minime di 10.

• La maggioranza delle testate giornalistiche posta su Twitter solo contenuti propri, per portare gli utenti al proprio sito web: il 93% dei tweet contiene infatti link che puntano esclusivamente al sito della testata. Solo il 2% dei tweet analizzati contiene notizie raccolte fuori dalla testata, o informazioni di prima mano di qualche lettore. E solo l’1% sono retweet presi da qualche fonte esterna alla testata stessa (vedi immagine qui sopra).

• I 4/5 dei contenuti promossi su Twitter sono presenti sulle vecchie piattaforme. Come dire che per Twitter non vengono creati contenuti nuovi, ma è solo uno strumento per rilanciare contenuti già presenti altrove.

• Dall’esame di 13 “twitter feed” di singoli giornalisti è emerso che il 3% di questi è una richiesta di informazioni, una percentuale simile a quella delle testate. La differenza è che il 6% dei tweet dei giornalisti è risultato essere un retweet di contenuti di terzi, contro l’1% dei retweet delle testate.

Tutto questo non vuole dire che le testate non interagiscono con Twitter. Potrebbero infatti leggere i commenti dei loro follower, o i singoli giornalisti seguire abitualmente alcuni account o alcune liste. Tuttavia questo studio mette in luce un uso limitato del mezzo da parte delle testate, che non sfrutta la natura interattiva e giornalistica di Twitter. Questo comportamento, purtroppo, non è nuovo: è dagli albori del web che le testate giornalistiche sono preoccupate di perdere pubblico, e linkano raramente contenuti esterni.

E ora Twitter viene usato allo stesso modo, come uno strumento per diffondere solo i propri contenuti, e molto raramente per citare contributi di altri, anche se meritevoli.

Max Valle

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