Se dovessi scegliere qualche immagine significativa all’interno dello IAB Internet Advertising Revenue Report 2013, probabilmente partirei con questa:
senza troppa fatica, possiamo subito vedere come le revenue generate dalla pubblicitร su Internet hanno raggiunto (negli USA) i 42,8 miliardi di dollari, superando per la prima volta nel 2013 – ma non era giร successo anni fa? – quelle televisive (e, in generale, quelle di tutti gli altri media).
In quest’altra immagine, vediamo invece il trend dal 2005 al 2013:
qui รจ interessante notare come i newspaper, ovvero i giornali cartacei, sono passati dal primo posto del 2005 al quarto – quasi quinto – del 2013, mentre Internet, che nel 2009 era ancora giรน dal podio, รจ ora sul gradino piรน alto. In questo contesto, il comparto mobile รจ quello che registra la crescita piรน alta:
prendendo come riferimento un quadriennio, supera – a livello di cifre assolute – tutte le serie storiche degli altri media, passando dagli “spiccioli” del 2010 agli oltre 7 miliardi di dollari del 2013. Se poi parliamo di percentuali, il mobile รจ anche l’unica voce in crescita sostenuta.
Praticamente tutti gli altri settori sono infatti in calo: la search passa dal 46% al 43% (-3%), la display dal 21% al 19% (-2%), mentre il mobile dal 9% al 17%. In altre parole cresce l’investimento globale in pubblicitร online negli Stati Uniti, ma le percentuali delle singole fette della torta si assestano al ribasso, a parte il mobile (+8%) e i video (+1%). I soliti dati euforici di IAB, giร documentati su questo blog gli scorsi anni, si scontrano perรฒ con quelli italiani diffusi da Nielsen qualche settimana fa, e riguardanti il bimestre Gennaio-Febbraio 2014 (confrontato con quello dell’anno precedente):
a parte TV e Radio, i numeri mostrano un calo sostenuto e generalizzato, che colpisce anche Internet (con un -6,3%). Alberto Dal Sasso, Advertising Information Services Business Director di Nielsen, afferma nel comunicato stampa che โlโofferta pubblicitaria sul web sta attraversando una fase di grande cambiamento, con un riposizionamento delle piattaforme e del ruolo dei diversi players. Credo che lo stallo registrato nella parte di mercato analizzata sia dovuto proprio al cambio di pelle che sta avvenendo a causa della tecnologia che traina e provoca il cambiamento di alcune logiche consolidateโ. Francamente, dalla frase pronunciata da Dal Sasso non ho capito se cambiano i soggetti che prendono soldi (io continuo a sostenere da anni che gli editori ne vedono ben pochi, rispetto ai motori e ai social), o se cambia il modo di investire in pubblicitร online (tra l’altro, della tanto decantata native advertising, che doveva fare il botto nel 2013, io non vedo traccia nemmeno all’interno del report di IAB). Chi mi sa illuminare?