Un mese e mezzo fa Jakob Nielsen ribadiva per l’ennesima volta che i navigatori sono ormai tutti affetti da banner blindness, e che le persone “won’t see ads at all“. Altri sono arrivati a dire che il display advertising virerà in negativo nel 2009, dopo parecchi anni di robusta crescita. Senza farci prendere dal panico, proviamo, razionalmente, ad analizzare i 2 lati della medaglia (nonchè gli annunci pubblicitari attualmente più diffusi):
Il Banner è morto
Su alcune tipologie di siti, il banner è ormai moribondo da un pezzo. Un ambito su tutti, quello dei videogiochi: sui grossi portali di questo settore i classici formati tabellari stanno man mano sparendo, sostituiti da testate e/o sfondi personalizzati in base al gioco da promuovere. In altri ambiti (su alcuni portaloni generalisti e quotidiani online) stanno facendo capolino formati sempre più invasivi: fra questi l’interstitial (ovvero un enorme banner che si frappone durante la navigazione di un sito, per un tempo di circa 15 secondi, obbligando di fatto l’utente a visualizzarlo) o anche l’intropage a pieno schermo (simile all’interstitial ma ancora più invasivo, in quanto sostituisce (o si inserisce sopra) l’home page del sito).
Viva il Banner
Ma il vecchio banner non è morto del tutto: muta, si trasforma, segue l’evoluzione e il progresso del web. Dall’ormai mitico formato 468×60 (quasi estinto), siamo passati ai “grossi formati” (300×250, 728×90, 160×600), raccomandati pure da Google (anche in questo recente video):
E non c’è solo il concetto di “bigger is better”: nell’evoluzione della specie, troviamo cose come l’overlayer (chiamato anche pop-over, che non è altro che la versione 2.0 dei tanto odiati pop-up), oppure i banner expanding (solitamente, si tratta di leaderboard (728×90) che possono espandersi, a contatto del mouse, fino a 728×300 pixel).
Abbasso l’invasività
Purtroppo la tendenza attuale sembra riassumersi nella frase “più infastidisco, più vengo notato“: sembra quasi che l’unico metodo per sconfiggere la banner blindness sia quello di accecare l’utente con annunci sempre più invasivi, sui quali l’utente non ci clicca, ci inciampa. Per fortuna i blog sembrano (per ora) essere immuni da questi banner di “nuova generazione”: alcuni problogger (soprattutto esteri) adottano formati nuovi ma decisamente sobri come lo Stripe Ad
sottilissima strisciolina che si posiziona in testa al blog, lungo tutto lo schermo, o anche il Peel Away Ad
un piccolo triangolino posizionato nell’angolo in alto a destra del sito, che se sfiorato dal mouse si espande per buona parte dello schermo: ottimo esempio di mix fra estrema discrezione ed altissimo impatto.
Conclusione
Come avrai capito, non esiste un formato di banner buono per tutti i siti e tutte le stagioni e anche il “concetto di banner”, inteso come rettangolo pubblicitario posto all’interno di un sito, sembra avere ormai il fiato corto.
Pensandoci meglio: non è che, sul medio periodo, anche Google AdSense dovrà darsi una svegliata? 🙂