giornali online

Lunedì Beppe Grillo ha pubblicato sul suo blog una delle sue consuete sparate, questa volta contro i giornali online. Grillo parla di declino e scomparsa dei giornali online per motivi di asfissia economica. Dice che “l’edizione on line dei giornali è sostanzialmente in passivo, ed è in gran parte un copia e incolla di quella cartacea, ma costa banda, server, software.” E dice anche che “sopravviveranno solo i nativi, per questo sono fiducioso nel futuro dell’informazione.”

In buona sostanza, Grillo NON dice che spariranno tutti i giornali online, ma solo quelli “figli” dei giornali cartacei. Mentre i giornali nati sul web se la caveranno. Secondo me si sbaglia:

• tra i primi 100 siti web più visitati in Italia ci sono diversi giornali, tutti emanazioni di noti quotidiani cartacei: Repubblica, Corriere, Gazzetta, Il Sole 24 Ore, La Stampa, Corriere dello Sport. I primi fanno diversi milioni di utenti unici al mese e diverse centinaia di milioni di pageview, il che fa pensare ad una raccolta pubblicitaria di svariati milioni di euro, ben superiore ai “costi vivi”.

• nei costi dei quotidiani online abbiamo banda, server e software, ma sicuramente non abbiamo carta, distribuzione, impianti industriali. I primi sono incredibilmente inferiori ai secondi, arrivare al break-even è molto più facile.

• gli esperimenti di giornali “solo online” sono troppo pochi (soprattutto in Italia), e il modello di business è ancora da definire: se prendiamo l’illustre esempio estero di The Daily, lanciato in pompa magna solo poche settimane fa, pare si stia rivelando un colossale flop, mostrando l’ancora scarsissima propensione all’acquisto di un “app-quotidiano” (seppur di qualità).

• Il Post, Lettera43 e Il Fatto Quotidiano vengono spesso citati come esempi di editoria indipendente italiana e non legata a storici quotidiani, ma sono pochi, molto giovani e vengono comunque da storie molto diverse. Il primo, una sorta di Huffington Post all’italiana, si dice abbia ricevuto “per partire” 1 milione di euro da Banzai, e punta a creare “un prodotto elitario per maggioranze”.

Anche il secondo è partito con 1 milione di euro messo dai fondatori, ma ne ha trovati altri 4 da soci finanziatori (fra questi spiccano i nomi di Cantarella e Moratti). Sesini (l’A.D. di Lettera43) dichiara 140.000 utenti unici al giorno, 700-750.000 pageview e una raccolta di ben 650.000 euro nei primi 3 mesi del 2011. Il terzo è “anti” per definizione, raccoglie un grossissimo pubblico di “malcontenti” (sia della destra che della sinistra), vive di pubblicità online ma anche (caso più unico che raro) di abbonamenti e ha comunque una importante emanazione cartacea.

3 quotidiani online italiani a confronto

Come ho già detto giorni fa è molto difficile fare i conti in tasca a questi siti web, e capire se e come camperanno sul lungo periodo. I lettori italiani su Internet sono un numero finito, che impiega sulla Rete un tempo ben delimitato, e pertanto è assai improbabile che sopravviveranno e prospereranno tutti i giornali online vecchi e nuovi, siano questi “nativi” o “immigrati” dalla carta.

Quello che è certo è che vedremo nascere, o comunque evolvere, vari modelli di business e – io credo – ci sarà inevitabilmente una fase di convergenza fra alcuni editori cartacei e alcuni editori web, fase nella quale la carta, in declino ma con ancora un po’ di benzina nelle gambe, tirerà la volata al web.


Max Valle

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