Sono vecchio, fondamentalmente asociale e vengo da un’era pre-social, un’epoca dove Internet era lenta, quasi esclusivamente “testuale” e lento era anche il modo di comunicare sulla Rete: sui siti web non esistevano i “commenti”, e quando mandavi un messaggio in un newsgroup dovevi aspettare ore, o piรน spesso giorni, per ottenere una risposta da parte di quei 4 gatti nerd che lo frequentavano.
Quindi faccio una gran fatica ad adattarmi, anzi direi che quasi rifiuto di comprendere il successo di certi social, e in particolare di Facebook. Il mio approccio verso Internet รจ piรน che altro di tipo informativo: leggo cose che mi interessano, mi informo sui trend del mio settore professionale, e ogni tanto scrivo qualche pensiero (spero) sensato, che pubblico su questo blog: non sono molto “interattivo”, insomma.
L’approccio dei molti che vanno su Facebook – ma in veritร anche sui blog e sui forum, o ovunque รจ possibile lasciare un commento – รจ invece di tipo comunicativo… “di bassa lega”. Questi i tipici temi dei post che passano sul mio News Feed, raccolti con metodo “semi-scientifico” ๐ :
- commenti (anzi flame) sulla politica
- commenti (anzi flame) sullo sport (specialmente il calcio)
- commenti (da guru) su fatti di cronaca (tutti raddrizzatori di navi affondate, commissari tecnici, esperti di politica internazionale, etc.)
- vacanze: prima, durante e dopo
- meteo: troppo caldo, troppo freddo, troppa pioggia, troppa neve
- commenti a film e telefilm che si stanno guardando
- aforismi (che spesso esplodono quando muore il famoso di turno)
- catene di S. Antonio e “nomination” a fare cose
- lamentazioni di ogni genere e specie
- telecronaca di ogni azione (inutile) che si compie durante la giornata
Mi dirai: “Colpa degli amici che ti sei scelto!” E’ vero, il fatto di essere un open networker con diverse migliaia di “amici” (o un LION, come si usa dire su LinkedIn) non aiuta affatto, ma รจ anche vero che molti dei miei contatti sono persone che operano nel mio settore di interesse: web marketer, SEO, copywriter, programmatori, grafici.
Gente che su Internet, e con Internet, ci lavora. Insomma, non sono adolescenti con 3/4 della giornata libera e la mania di messaggiare a mitraglia. Ma quando si trovano su Facebook, in buona parte dei casi parlano di… “frivolezze”. Quindi รจ un problema di mezzo, non di persone: su Facebook cazzeggiano, altrove parlano di cose piรน in topic. OK, ma altrove… dove? Per esempio sempre su Facebook… ma nei Gruppi. Non che sia una regola generale, ma in alcuni Gruppi di Facebook si trovano ottime community, magari piccole ma coese, dove รจ possibile porre quesiti e ottenere risposte e scambi di punti di vista in tempi rapidissimi.
Sembra quasi che quando gli utenti si radunano sotto l’ombrello di un topic specifico, cambiano totalmente registro comunicativo, anche se rimangono all’interno della stessa piattaforma. Peccato che i Gruppi di Facebook hanno funzionalitร limitate rispetto ai cari e vecchi forum. La ricerca interna รจ un po’ approssimativa, non si possono mettere in evidenza i thread piรน interessanti, non si possono creare sotto forum.
Penso che sia proprio volontร di Facebook di fare in modo che i Gruppi siano cosรฌ limitati: il fatto obbliga gli utenti a riproporre ciclicamente le stesse domande, generando di conseguenza un alto numero di pageview e di persistenza all’interno del social. Ma nonostante tutti questi difetti, i Gruppi stanno prendendo piede.
Evidentemente perchรฉ anche su queste piattaforme c’รจ chi si nutre preferibilmente di contenuti (anzichรฉ di contatti), e qualcuno inizia ad accorgersene e ad abbozzare scenari futuri: vedi ad esempio Danny Sullivan, che immagina un Twitter dove รจ possibile seguire gli interessi, e non gli utenti (tra l’altro, sono ormai piรน di 3 anni che Twitter batte sull’essere un information network, e NON un social network). Io immagino/sogno invece che i forum, molti (purtroppo) moribondi, spopolatisi proprio a seguito del successo dei social, abbiano qualche possibilitร di rinascere a nuova vita.
Se saranno in grado di organizzare informazioni di qualitร in modo da renderle facilmente fruibili, se vi parteciperanno contributor – e moderatori – di valore, se sapranno creare un ambiente fertile, in grado di far crescere ed arricchire (di valore) gli utenti, se sapranno – perchรฉ no – strizzare l’occhio ai social, ecco che i cari e vecchi forum potrebbero tornare in auge. Almeno per quelli come me, stufi del rumore, in cerca del segnale.