3 Giugno 2011, ore 07:30. Suona la sveglia. Ti alzi di scatto, (come sempre) accendi il PC, provi ad accedere al tuo quotidiano online preferito per leggere le news del mattino… e ti trovi davanti una schermata che ti invita ad abbonarti, a pagare per leggere quella notizia.
Provi col tuo blog preferito, e trovi la stessa schermata. Inizi a scorrere l’elenco dei preferiti, e tutti i siti/blog piรน letti, piรน in vista, di qualitร , sono chiusi, lucchettati, a pagamento. Rimangono gratuiti solo quelli meno noti, piรน scarsi, inutili. Sbuffi. Allora apri il tuo client P2P preferito, cerchi “news 3 giugno 2011”, scarichi il file e ti leggi le notizie, a sbafo. Sarร questo lo scenario che ci aspetta? forse.
Credo infatti che ben pochi siano disposti, almeno oggi, a pagare per leggere delle generiche news “orizzontali” sul web. Nรฉ credo che il piccolo blogger pagherร decine di dollari per quotare qualche porzione di un articolo preso altrove (questo il listino di AP, non si tratta di un fake):
Eppure proprio Associated Press ha annunciato che fra qualche settimana, e precisamente a partire dal 14 Luglio, parecchi editori (si stima circa 600 testate online) che stanno sotto il cappello di AP entreranno in una sorta di “Registro” atto ad intercettare i copioni abusivi. Cosa che potrebbe essere vista come l'”anticamera” del lancio di una piattaforma a pagamento.
La motivazione รจ quella di sempre: AP sostiene che l’uso non autorizzato dei contenuti presenti sui siti dei suoi editori fa perdere loro decine di milioni di dollari in introiti pubblicitari, quindi รจ arrivato il momento di monitorare chi e come riutilizza tali contenuti. Son finiti i tempi dei “copia-incollatori” di professione? se verranno scovati, cosa rischiano? AP metterร in moto gli avvocati con la logica del “colpirne uno per educarne cento”, un po’ come fece anni fa l’industria della musica contro la famosa “mamma pirata” di Chicago?
Anche io sono vittima da anni dei copiatori di contenuti, ma non credo che siano questi parassiti a togliere soldi al TagliaBlog: queste “sanguisughe” annacquano semmai la qualitร dei contenuti presenti sul web, e dovrebbero essere eliminati all’istante dai motori di ricerca e da tutti i circuiti pubblicitari del pianeta (visto che spesso vivono solo dell’accoppiata “Google+AdSense”).
L’esperimento di Associated Press รจ dunque da osservare con attenzione, perchรฉ se contribuisse a togliere di mezzo certi scrocconi del web farebbe solo del gran bene. Sperando non sia invece solo la scusa per lanciare il pay-per-content generalizzato…