La rivoluzione informatica domina il palcoscenico mondiale
L’avvento dell’intelligenza artificiale ha dato il via ad una rivoluzione senza eguali. Progressi recenti nel campo del deep learning stanno cambiando rapidamente le carte in tavola. L’obiettivo annunciato è creare macchine con un intelligenza artificiale al pari di quella umana, per poi superarla: un notevole passo in avanti fondamentale per far progredire l’intera umanità, sotto tutti i punti di vista.
L’intelligenza artificiale odierna viene definita Intelligenza Ristretta (ANI), debole, una macchina specializzata in un unico compito. Debole per modo di dire, visto che Google Translate, l’auto di Google che si guida da sola, lo smartphone e tante altre innovazioni che utilizziamo quotidianamente contengono questo tipo di intelligenza.
Risultati sorprendenti che lasceranno ben presto spazio a un nuovo tipo di intelligenza, l’AGI, una Intelligenza Artificiale Generale che ragionerà e svolgerà compiti come un umano. I benefici sono e saranno molteplici, una su tutte la possibilità di nuove cure nel campo medico, analizzando e incrociando milioni e milioni di dati in pochissimo tempo, accelerando notevolmente il campo della ricerca e degli esperimenti.
La mente artificiale potrà superare quella umana?
Dovranno passare un po’ di anni ma arriveremo alla creazione di una Super Intelligenza Artificiale (ASI) capace di eccellere e battere qualsiasi umano intellettualmente, includendo le abilità sociali, la creatività scientifica e la saggezza generale. Trilioni di volte più intelligente di qualsiasi umano.
Ma quanto tempo ci vorrà?
Massimi esperti del settore come Ray Kurzweil, ipotizzano l’avvento dell’AGI e ASI tra il 2029 e 2045. Ma con i miglioramenti a dir poco sorprendenti avuti fin ora, la tempistica potrebbe ridursi notevolmente. Approfondiremo in questo articolo diversi aspetti legati all’avvento dell’intelligenza artificiale dai benefici, scoperte, cambiamenti fino ai timori di un epoca di “terrore” informatico.
Che la rivoluzione informatica abbia inizio
Numerose aziende negli ultimi anni hanno versato tempo e denaro per una ricerca approfondita dell’intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale sta pian piano trasformando i computer fin ora statici in veri e propri collaboratori, che interagiscono, comprendono e aiutano a trovare la soluzione ideale in ogni ambito.
Watson, creato dall’azienda leader nel settore IBM, è una piattaforma tecnologica che estende la capacità di elaborazione del linguaggio naturale e di apprendimento automatico rendendo possibile l’interpretazione di enormi quantità di dati non strutturati. Creato per interagire, rispondere alle domande, recepire i dati incrociandoli con altri disponibili per poi consigliare le soluzioni più consone o mai intraprese. Un esempio concreto su tutti il progetto Watson adoperato in campo medico per la cura delle malattie, collaboratore capace di ridurre al minimo le possibilità di errori, consigliando in base ad un vastissimo archivio al quale ha accesso, le cure necessarie per un dato paziente.
Negli ospedali statunitensi che hanno adottato Watson, i medici possono effettuare l’accesso al sistema, tramite un app, ad una vasta rete di dati conservata all’interno di Watson. Si possono inserire dati di un caso clinico specifico, ponendo al dottor Watson domande riguardanti diagnosi, trattamento o prognosi. Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, ha dato il via al progetto di deep learning per apporre la didascalia nelle foto di Facebook per i non vedenti (e non solo). Con l’avvento del nuovo anno, ha lanciato una nuova sfida: creare un assistente digitale, una sorta di maggiordomo che riconoscerà le voci, i volti dei familiari e degli amici in casa.
Avrà il compito di controllare le luci, la temperatura, la musica. Potrà aiutare ad organizzare il lavoro del giorno dopo da casa, attraverso una visualizzazione dei dati in realtà virtuale, organizzandosi in maniera efficiente e migliorando servizi e tempistica.
Watson, un progetto grandioso
Con l’avvento di Watson, il progetto di superintelligenza fa un gran passo in avanti, ma risulta ancora essere “debole” perché capace di ragionare ancora come una macchina e non come un uomo. Watson è un intelligenza catalogata come una Intelligenza Artificiale Ristretta (ANI), ossia specializzata in uno specifico compito, destinato a rivoluzionare interi settori – finanza, salute, energia, commercio – fino a raggiungere ogni dettaglio della nostra vita.
Watson (nome scelto in onore del primo presidente di Ibm Thomas J. Watson.) è stato testato per diversi esperimenti (che vedremo qui di seguito) analizzando attentamente i progressi raggiunti. Tale progetto è stato lanciato e utilizzato nella sfera medica (IBM Watson Health), dove il “dottor” Watson si aggiorna con pubblicazioni scientifiche, brevetti e nuove informazioni, semplificando notevolmente il lavoro nella ricerca farmaceutica e negli studi clinici.
Come detto in precedenza, i medici hanno la possibilità di accedere agli archivi di Watson, inserire un loro caso clinico, e lo si sta perfezionando per una possibilità di diagnosi e trattamento delle malattie, aiutando i medici a lavorare più rapidamente e soprattutto con meno errori possibili. Nel campo Oncologico, Watson ha memorizzato 300 riviste mediche, oltre 200 libri e 12 milioni di pagine di testo. E’ in costante aggiornamento ogni qual volta vengano pubblicate nuove informazioni, scoperte, brevetti. Impara ad analizzare più informazioni possibili, incrociandole e consigliando soluzioni più adatte.
Un passo in avanti verso una medicina personalizzata per ciascun paziente. Un segno delle potenzialità di Watson che ha destato molto stupore negli Stati Uniti, ci fu quasi cinque anni fa. Il gioco a quiz Jeopardy, famosissimo in tutto il continente americano, è una gara di cultura generale tra concorrenti. La versione italiana del Rischiatutto andata in onda negli anni ’70 in Italia. Il programma televisivo con la partecipazione di IBM, furono dedicate tre puntate molto speciali, con la partecipazione di tre concorrenti molto particolari.
I primi due concorrenti erano veri e propri campioni come Ken Jennings la cui imbattibilità era arrivata a quota 74 puntate, e Brad Rutter capace di vincere il più alto montepremi della storia del gioco, 3.250.000 dollari. Il terzo era un concorrente alquanto inusuale: Watson, la mente artificiale di IBM. Watson era presente dietro le quinte, essendo molto ingombrante. Aveva accesso a circa 200 milioni di contenuti presi anche da Wikipedia, occupando quasi 4 terabytes di spazio del disco, e una potenza pari a quasi 2800 computer. Watson riusciva a leggere e comprendere le domande poste e, durante il gioco, non ha avuto accesso ad Internet.
Che il gioco abbia inizio!
Il presentatore iniziò a leggere un elenco di domande abbastanza difficili, e Watson iniziò a macinare una serie di risposte esatte con una velocità disarmante, lasciando indietro gli altri concorrenti. Watson rispose esattamente a domande di vario genere, arrivando a dare tredici risposte esatte di fila. La difficoltà la ebbe in alcune categorie di domande, soprattutto quelle con pochi indizi, che presentavano poche parole o doppi significati.
Ma non era infallibile, come si evince da una risposta sbagliata data alla domanda: “Qual è la città che presenta due aeroporti con il nome di un eroe e di una battaglia della seconda guerra mondiale?” Toronto rispose Watson. Risposta sbagliata! La risposta esatta fu Chicago, risposta data dagli altri due concorrenti. In realtà Watson elencava anche altre risposte, decidendo in base ad una percentuale di sicurezza la risposta più adatta, tra lo stupore del pubblico ed un atteggiamento alquanto evitabile di irridere il concorrente.
Watson era sordo alle risposte dei concorrenti e poteva capitare anche di rispondere come i concorrenti. Dietro l’elaborazione del complicato seppur sofisticato concorrente Watson ci sono stati milioni di dollari spesi, investimento di tempo, intere famiglie al lavoro, con dedizione e sacrificio. Un progetto che, se avesse deluso le attese, sarebbe costato ben più di una semplice sgridata, ma un licenziamento in tronco. Il riscatto di Watson e tutto il team di IBM, arrivò in maniera clamorosa. Il colpo di scena avvenne durante un ulteriore domanda posta ai concorrenti.
Ken Jennings e Brad Rutter diedero delle risposte errate, che fecero ragionare Watson come un umano. Attraverso “indizi” lasciati dai concorrenti tramite risposte inesatte, Watson riuscì ad arrivare alla soluzione giusta, vincendo alla fine il gioco a quiz. Lasciando di sasso il pubblico, presentatore e i concorrenti in gara. Il team di IBM rimase felicemente stupito di un tale progresso, segno che l’impegno profuso in tale progetto era stato tutt’altro che vano. Nella terza ed ultima puntata portò a casa quasi 1 milione di dollari, donati tutti in beneficenza. La puntata fu visualizzata da milioni di persone e lasciò sbalordito mezzo mondo.
Uno chef a casa nostra? Chef Watson!
Watson è stato da poco lanciato anche nel campo culinario, memorizzando oltre 10mila ricette presenti nella rivista francese Bon Appétit. Lo chef Watson valuta eventuali proprietà nutritive, allergie, intolleranze e incompatibilità del “gusto”. In base agli ingredienti disponibili, lo chef Watson elenca una ricetta valutando le tue richieste. E se volessi sostituire uno degli ingredienti consigliati?
Potrà capitare di scegliere un determinato ingrediente che, ripensandoci, non piace o non è molto adatto per un “pranzo in famiglia”. Nessun problema, basterà eliminare l’ingrediente non gradito, e questo inusuale chef elaborerà per te una nuova versione della ricetta con diversi ingredienti da poter scegliere! Eccone un esempio, in base agli ingredienti scelti come la pasta, il pomodoro, patate e verdure, lo chef Watson crea appositamente diverse ricette da poter realizzare. Se qualcuno aveva ancora dubbi sulla concretezza e utilità di Watson, dovrà ricredersi!
L’Italia assoluta protagonista con Annabell
No, non è una modella, attrice o la futura Sophia Loren. Annabell è un cervello artificiale creato in Italia costituito da 2 milioni di neuroni artificiali, memorizzando circa 1.500 frasi tipiche sviluppate nell’età infantile dall’uomo. Ci sono voluti numerosi studi svolti da un gruppo di ricercatori dell’Università degli studi di Sassari, in collaborazione con l’Università britannica di Plymouth, che ha dato vita al progetto Annabell. Il nome è nato come acronimo di Artificial Neural Network with Adaptive Behavior, Exploited for Language Learning.
I creatori di Annabell sono Bruno Golosio, Angelo Cangelosi e tutto il team che ha lavorato assiduamente per questo grande progetto, mai pensato prima: creare una mente artificiale che partisse da zero, come un neonato. Annabell ha pian piano imparato tramite l’utilizzo di frasi e domande basate sullo sviluppo del linguaggio infantile al livello di un bambino di quattro anni. Ha elaborato circa 500 frasi, dimostrando la capacità di utilizzare nomi, verbi, articoli, aggettivi. Ha dimostrato di poter imparare a contare i numeri, svolgendo operazioni aritmetiche facili. Ha iniziato a dialogare con l’uomo rispondendo a semplici frasi, come si evince in questa immagine.
Il progetto è stato da poco presentato alla Bica 2015, conferenza tenutasi a Novembre in merito a queste nuove tecnologie.
La mente artificiale, un nuovo motore per le aziende
Compiere un passo in avanti dal punto di vista tecnologico è un dovere soprattutto per le aziende. La tecnologia di per sé permette di migliorare il nostro modo di lavorare e vivere la vita di tutti i giorni. Immaginiamo un azienda che è restia al cambiamento, all’aggiornamento tecnologico. Secondo voi riuscirà a mantenere il passo della concorrenza? La risposta è NO. Perché il cambiamento in ogni ambito deve esserci, per migliorarci o almeno per tentare. La tecnologia avanza ad una velocità spaventosa, e non ci possiamo permettere di star fermi. Una “mente artificiale” per le aziende esiste già, e si sta evolvendo con il tempo.
Ma non è ancora una sistema esperto, ossia capace di ragionare come la mente umana, ma un sistema gestionale che permette di aiutare l’uomo nella gestione del lavoro quotidiano. Sono software aziendali come CRM o ERP che permettono di velocizzare e automatizzare il flusso di lavoro. Un nuovo motore per le aziende, capace di velocizzare tutte le attività, migliorando la qualità della vita sia dei dirigenti che dei dipendenti. Il progetto Watson aiuta le aziende a migliorarsi, collabora con numerosi progetti ed è alla ricerca costante di nuove partnership. Sono state scelte 400 idee di business, idee innovative che possono apportare grandissimi benefici al business.
Una su tutte Red Ant, volta a migliorare il settore retail, nominato come uno dei vincitori del concorso Watson. E’ un’applicazione finalizzata alla formazione di personale di vendita al dettaglio, che utilizza le capacità di Watson per fare un’analisi approfondita delle preferenze dei clienti, sia in base alle loro storie di acquisto precedenti sia in base ai dati demografici complessivi e altri parametri inseriti.
Un’azienda di mediazione della dogana in Canada, GHY International, utilizza i sistemi basati su POWER7, processore utilizzato da Watson, per gestire un’attività di consulenza che aiuta i clienti ad acquistare e vendere merci a livello internazionale gestendo le numerose difficoltà presenti come la gestione dei rischi, il rispetto della conformità, riducendo costi e tempi burocratici. Chi si aggiorna è al passo con il tempo, chi non si aggiorna è perduto!
SI all’Intelligenza Artificiale, ma con regole precise!
Scoperte recenti nel campo dell’intelligenza artificiale hanno suscitato sorpresa ma allo stesso tempo timore. Timore per motivi legati all’uso improprio che potrebbe essere fatto in chiave militare, a livello finanziario, il tutto per il solo scopo del potere, del denaro, per far prevalere la legge del più forte. Un esempio concreto? In un mondo ormai gestito e dominato dall’Intelligenza Artificiale Ristretta (ANI), un difetto o una cattiva programmazione potrebbe:
- Disattivare un’intera rete elettrica
- Innescare un disastro finanziario
- Causare malfunzionamento in una centrale nucleare
Sono rischi fin ora ben gestiti, non ancora una minaccia per l’esistenza dell’uomo. Ma sottovalutare tutto questo potrà essere devastante per il mondo intero, ponendo in seria difficoltà la sicurezza mondiale. Ecco perché persone molto influenti stanno dando vita a progetti che possano controllare in futuro l’intelligenza artificiale. Persone del calibro di Stephen Hawking, Elon Musk e Bill Gates hanno manifestato le loro preoccupazioni in merito alla costante evoluzione dell’intelligenza artificiale, proprio per i motivi citati in precedenza.
Elon Musk, fondatore di Tesla Motors, pioniere di una tecnologia automobilistica avanzata, ribadisce che tutti gli studi e progressi debbano essere regolati da un organo supervisore sia a livello nazionale che internazionale, in modo tale da scongiurare utilizzi impropri di queste tecnologie che tra poco entreranno a far parte dell’intera società.
I Supervisori dell’Intelligenza Artificiale
Sono nati da poco due supervisori dediti al controllo dell’intelligenza artificiale. Il Future of Life Institute è un gruppo composto da esperti del settore e aziende che lavorano nel campo dello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Fondata a Boston, negli Stati Uniti, dalle menti del cosmologo Max Tegmark e il co-fondatore di Skyper Jann Tallinn, persegue lo scopo di ridurre i rischi di un intelligenza artificiale avanzata. Tra le grandi menti che fanno parte di questa organizzazione vi sono Stephen Hawking e l’imprenditore Elon Musk, citato in precedenza.
Vi hanno aderito anche esponenti membri di aziende come Google, Amazon e DeepMind, società britannica dedita allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, acquisita da Google nel 2014: da notare il fatto che proprio Google sta facendo enormi passi in questo settore, sia lato software/algoritmi (vedi Hummingbird e RankBrain) che hardware (vedi D-Wave)). Vi sono anche docenti dell’Università di Harvard e del MIT (Massachusetts Institute of Technology). Proprio all’interno di questo istituto, c’è stato un primo accordo di larga scala, sottoscritto da ben 400 scienziati sparsi per il mondo.
L’accordo firmato contiene delle vere e proprie linee guida che fanno da monito ad un proseguimento di queste nuove tecnologie, ma con supervisori che controllano ogni passo. L’obiettivo chiaramente non è fermare l’evoluzione dell’intelligenza artificiale, ma renderla più funzionale e a beneficio dell’intera società. E’ importante ottenerne i frutti di tale ricerca facendo attenzione ad evitarne le insidie che potrebbero esservi. In molti hanno già firmato il documento proposto dal Future of Life Institute, condividendo in pieno la causa per il quale si sta combattendo.
Per quanto concerne OpenAI, idea nata da Elon Musk, è una società no profit che mira, attraverso una piattaforma tutta open source, a promuovere e far progredire la ricerca nel campo dell’intelligenza artificiale in maniera chiara e trasparente con il mondo intero, in modo tale che non vi siano speculazioni e interessi che mirino a scopi ben diversi dal bene comune. Una piattaforma open source che incoraggia i ricercatori che vi partecipano a pubblicare i lavori svolti, condividendo idee e scoperte, a beneficio dell’intera umanità, senza perseguire lo scopo del guadagno. “La tecnologia dominerà l’uomo quando lui si adagerà, con la presunzione di non dover più progredire”
Autore: Angelo Paglialonga, consulente CRM ad alto ROI, per il Max Valle.