Secondo comScore, nel periodo fra Settembre e Gennaio il tempo medio mensile speso da un utente sui principali social network, espresso in minuti, è stato il seguente:
Inutile dire che il dato che più salta all’occhio è l’abissale differenza fra Facebook (405 minuti) e Google+, che si ferma alla ridicola quota di 3 minuti al mese. In pratica 6 secondi al giorno, il tempo di aprire e chiudere il browser, contro le quasi 7 ore/mese di Facebook.
Il Wall Street Journal è stato durissimo nei confronti di Google+, definendolo una virtual ghost town, in pratica una “città fantasma virtuale”. E consideriamo anche che i dati di comScore non tengono conto degli accessi via mobile, che con buona probabilità potrebbero far decollare ulteriormente i numeri di Facebook e Twitter (piattaforme che sono notoriamente utilizzatissime in mobilità). Secondo Brian Solis, “nessuno vuole un altro social network in questo momento. Google non è riuscito a comunicare qual’è il valore di Google+”.
Ma il problema non è solo questo. Secondo John Schappert, COO di Zynga, la crescita del numero dei giocatori su Google+ è lenta: “Google+ è bella piattaforma, ma lenta nella crescita degli utenti (almeno fino ad ora)”. Simili i toni di Ekaterina Walter, che si occupa della presenza di Intel sui social network: “L’attività degli utenti sul nostro account di Google+ non è così grande come speravamo che fosse”.
David Cohen, executive VP di Universal McCann, sposta invece l’attenzione sulla vibrancy di Google+: “In questo momento non ha lo stesso livello di “vitalità” di Facebook, Twitter e Pinterest. E senza engagament, non sarà attraente nemmeno per gli inserzionisti pubblicitari”.
Ben Hopper, noto fotografo londinese che mesi fa aveva scommesso sulle potenzialità di Google+, ha già fatto retromarcia da tempo, tornando a focalizzarsi su Facebook e Twitter: “Google+ era un nuovo strumento che come tale richiedeva un investimento aggiuntivo di tempo – tempo che non posso dedicargli”, ha detto. Problemi di comunicazione, di scarsa crescita, di engagement, di tempo da investire sul nuovo social.
Bradley Horowitz, VP Product di Google+, si giustifica dicendo che il servizio “è pensato per essere un “destination site”, e pertanto è estremamente difficile misurarlo dall’esterno”. Inoltre, aggiunge, “Google+ funge da “ausiliario” per gli altri servizi di Google – come Gmail e YouTube – aggiungendo uno strato social sopra questi servizi”. Infine Horowitz ha dichiarato che “tutte le metriche che ci stanno a cuore stanno crescendo”, e che i dati di comScore sono notevolmente inferiori rispetto a quelli registrati da Google.
Come dicevo già anni fa, il tempo che passiamo online è limitato e sempre più o meno uguale, e se aggiungiamo una risorsa al loop di quelle che abitualmente frequentiamo, è inevitabile che questa tolga minuti alle altre. Creare un social “appiccicoso” è una alchimia magica, e Google non ha ancora trovato la formula.